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TESTO Commento su Matteo 9, 32-38

padre Lino Pedron   Home Page

Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (08/07/2003)

Vangelo: Mt 9,32-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Secondo le credenze antiche la malattia era sempre provocata da un demonio. La guarigione quindi avviene con la cacciata del demonio. Al miracolo operato da Gesù seguono subito due opposte reazioni: la gente è presa dallo stupore, i farisei accusano Gesù di "scacciare i demoni per opera del principe dei demoni".

Il contrasto tra Gesù e i suoi oppositori si fa sempre più grande. La loro perfidia è palese: stravolgono perfino il significato dei suoi miracoli. In 12,32, per questa accusa contro Gesù, viene loro attribuito un peccato imperdonabile.

La reazione adeguata ai miracoli di Gesù è la fede. La meraviglia e lo stupore sono, tuttavia, una reazione spontanea nella giusta direzione di chi sa accogliere almeno un aspetto dell'attività prodigiosa di Gesù.

Nel v.35 Matteo introduce il secondo dei suoi cinque discorsi, quello missionario, dandoci una sintesi dell'attività di Gesù per insegnarci che la missione dei discepoli sarà la continuazione di quella del Maestro. Lo slancio della missione di Gesù e dei discepoli nasce dal vedere le folle "stanche e sfinite come pecore senza pastore" e la messe abbondante a cui fa riscontro la scarsità degli operai.

L'attività di Gesù che "andava per tutte le città e i villaggi" per raggiungere tutti e salvare tutti è l'esempio che i discepoli inviati in missione devono tenere sempre davanti agli occhi.

La missione di Gesù viene riassunta nei tre verbi insegnare, predicare e curare. Tale sarà anche l'attività dei missionari che egli sta per mandare "alle pecore perdute della casa d'Israele".

L'immagine del gregge senza pastore è molto conosciuta nell'Antico Testamento (Nm 27,17; Zc 13,7; Ez 34).

Gesù rivolge l'accusa ai pastori d'Israele del suo tempo (Mt 11,28). Egli intende essere il buon pastore del suo popolo (Gv 10), e i suoi discepoli dovranno continuare la sua opera con dedizione e amore gratuito (Mt 10,8; 1Pt 5,1-4).

Come Giosuè prese il posto di Mosè "affinché la comunità del Signore non fosse come un gregge senza pastore" (Nm 27,17), così gli apostoli continueranno la missione di Gesù buon pastore.

I discepoli ricevono il duplice comandamento di pregare il padrone della messe e di andare a lavorare nella messe (Mt 9,38; 10,5; cfr Lc 10,2-3). La preghiera è adesione al piano di salvezza di Dio e presa di coscienza della chiamata a collaborare responsabilmente per la sua realizzazione.

 

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