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TESTO Quando mai ti abbiamo visto?

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Messa Rituale - Esequie

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Quando mai ti abbiamo visto? (Mt 25,31 46)

"Signore...quando mai li abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?" questo è il grido angosciato nel giudizio Universale raccontato nel vangelo di Matteo di chi si accorge troppo tardi di non aver aperto gli occhi e il cuore nel momento opportuno.

E' forse il nostro grido angosciato per non aver sentito un "altro" grido: quello delle tante persone che ci passano accanto nella nostra vita? "Quando mai ti abbiamo visto"... è il grido di N. e N. che forse non abbiamo saputo "vedere"?

Correremo il rischio di tapparci gli occhi e le orecchie, e dopo le emozioni di questi primi giorni, quella porta di via... rimarrà un ricordo dei vicini e di qualche donna che lì ha fatto cucire i suoi abiti più belli?

Domenica, N. era venuta a Messa al Cuore di Gesù, ha anche fatto la comunione... nell'omelia del "Battesimo di Gesù nel fiume Giordano" raccomandavo di ricordare bene a memoria, per tutta la settimana, quella voce dal "cielo", che ripetendo quello che nella Bibbia si diceva di Davide (grande re ma anche grande peccatore) "Tu sei il mio figlio prediletto" (salmo 2) e del Servo Messia che avrebbe tanto sofferto "in te mi sono compiaciuto" (Isaia 42, 1) Dio Padre non solo lo diceva dì Gesù, MA anche di ognuno di noi a partire dal nostro battesimo! Anche se peccatori e sofferenti, l'eco del "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" doveva risuonare nel nostro cuore per darci coraggio e forza per le responsabilità che ci aspettavano in settimana, soprattutto quando avremmo toccato fragilità e debolezze... E' stata inefficace questa esortazione? Dove avrò fallito? L'avrà ricordata N.,... avrà pensato che poteva essere una Parola di conforto per lei e la sorella? "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" sarà stato l'eco, l'ultimo pensiero nell'ultima stretta fatale con la sorella?

Dramma della solitudine, della "depressione"?...Cosa potevamo fare per evitare questa tragedia? Forse tanti "sensi di colpa" velati o manifesti ci stringono il cuore in questo momento... Quanti altri interrogativi affollano la nostra mente... Ma dobbiamo umilmente accettare che non a tutti, ADESSO, possiamo trovare risposta!! Accettiamo che questa inquietudine ci scavi la coscienza...

SOLO IL SIGNORE SA cosa è passato nel cuore di queste sorelle... così in "simbiosi" nel lavoro... nella gioiosa partecipazione alle vicende del paese, come infine in "simbiosi" nella disperazione, segnata profondamente dalla morte dell'altra sorella due anni fa, e completata nella notte tra domenica e lunedì.

CERTO, è da distinguere tra errore ed errante... non è imitabile il loro modo di risolvere il dolore. La vita, per quanto misteriosa e imprevedibile sia, è sempre un dono di Dio e solo a Lui tocca riprendersela!!

MA è pur vero che SOLO IL SIGNORE CONOSCE BENE le nostre fatiche e le nostre speranze. E se a volte la nostra esistenza diventa insopportabile, insostenibile, SOLO LA SUA MISERICORDIA è in grado di giudicare... capire... accogliere!

Ed è in nome della incarnazione e passione di Gesù Cristo, che ha ben conosciuto il gioire e il patire, che preghiamo con fede e speranza, certi che anche in quel grido di sofferenza dell'altra notte, N. e N. abbiano potuto invocare come il ladrone sulla croce " Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno"...e il Signore della Compassione e dell'Amore gli avrà risposto "in verità vi dico, OGGI sarete con me nel paradiso" (Lc 23,42)

A NOI RIMANE LA PROVOCAZIONE, la "protesta alla vita" di queste due nostre sorelle! INTERROGHIAMOCI: cosa c'è di malato nella nostra società e nella nostra comunità? Come reagire tutti insieme per evitare di ritrovarci qui, tra qualche tempo, a raccogliere i cocci di un'altra vita frantumata violentemente e in modo disumano?

Intanto è illuminante una definizione che dà il Papa Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica "Sollecitudo Rei Socialis", alla parola STRUTTURA DI PECCATO: "Somme dei fattori negativi che agiscono in senso contrario a una vera coscienza del bene comune universale e all'esigenza di favorirlo, dà l'impressione di creare, in persone ed istituzioni, un ostacolo difficile da superare. Se la situazione di oggi è da attribuire a difficoltà di diversa indole, non è fuori luogo parlare di Strutture di peccato le, quali si radicano nel peccato personale, e quindi, sono sempre collegate ad atti concreti delle persone, che le introducono, le consolidano, e le rendono difficili da rimuovere. E così esse si rafforzano, si diffondono e diventano sorgente di altri peccati, condizionando la condotta degli uomini (n° 36).

A questo il Santo Padre individua... "due atteggiamenti opposti alla Volontà di Dio e al Bene del prossimo: 1) La brama esclusiva del profitto. 2)La sete del potere col proposito di imporre agli altri la propria volontà. A ciascuno di questi atteggiamenti si può aggiungere, per caratterizzarli meglio l'espressione "a qualsiasi prezzo " (n°36)

SU QUESTA DEFINIZIONE PROVIAMO ad individuare almeno TRE atteggiamenti su cui farci l'esame di coscienza collettivo... e per memorizzarli meglio li identificheremo con tre personaggi biblici: PONZIO PILATO, ERODE-Erodiade Salomè e LA MOGLIE DI LOT.

1) Atteggiamento di Ponzio Pilato ( colui che si "LAVA LE MANI")


Ci togliamo la vita e la togliamo anche agli altri quando:

-...scarichiamo sugli altri le nostre responsabilità (io non centro... vedetevela voi),

-...ricerchiamo negli altri la spiegazione ai nostri guai e dolori (è colpa sua... mi ha fatto qualche cosa) e scappiamo da maghi, fattucchiere e oroscopi vari, e a turno ce la prendiamo con Dio, con le istituzioni, con il prossimo a partire dal padre/fratello/consorte.

NON CREDIAMO CHE DIO CAMMINA CON NOI... cantiamo "Tu sei la mia vita altro io non ho..." solo con la bocca e non col cuore. Tanti non ce lo testimoniano,... o sono troppo pochi?

NON ACCETTIAMO GLI "ALTI E BASSI" inevitabili del nostro cammino di vita. Sempre giovani, belli, forti...!? ma se la "società ci vuole così...!" E così viviamo facilmente il senso del "rifiuto" e "dell'abbandono" (quando ero più giovane... ora nemmeno mi salutano).

2) Atteggiamento di Erode – Erodiade – Salomè (coloro che non accettano opinioni diverse ed eliminano con violenza gli altri trascinando in questa furia anche i minorenni)

Gesù nel vangelo aveva individuato alcune categorie privilegiate per il giudizio universale: avere fame e sete vuol dire anche colmare il bisogno di affetto e relazioni, il bisogno di amare e di essere amato... nel nudo, il bisogno di dignità di ogni persona umana... nel malato, il bisogno di essere accettato nella sofferenza e nell'aver cambiato condizione di vita... nel forestiero il bisogno di essere accettato diverso di come mi avevano immaginato e la libertà di esprimere anche pareri diversi... nel carcerato, infine, il bisogno di ritrovare fiducia anche dopo essere caduto nell'errore!!


Ci togliamo la vita e la togliamo anche agli altri quando:

-...non accettiamo l'altro per quello che è, ma per quello che deve essere per me,

-...tocchiamo l'enorme fatica del perdono e del dialogo civile. Anche ridere sulle lettere anonime che circolano nel nostro paese e il diffonderle senza il coraggio del confronto, senza distinguere l'errore dall'errante, lo "sbaglio" dalla" persona" che ha comunque diritto alla sua dignità... anche il pettegolezzo gratuito, l'interpretazione arbitraria di quello che vedo e sento... anche quando non credo nella possibilità del mio cambiamento di opinione (perché in genere è sempre l'altro che deve cambiare)... TUTTO QUESTO CREA UN AMBIENTE INVIVIBILE, è peccato collettivo la somma di tali nostri piccoli atteggiamenti e pensieri.

3) Atteggiamento della moglie di Lot (che diventa una statua di sale perché si "gira indietro", si ripiega sul suo passato e sulle sue cose... immagine-simbolo della "depressione"). Gn. 19,26

San Paolo, nel suo definitivo saluto agli anziani ad Efeso (Atti 20,35), riferisce un detto di Gesù non contenuto nei vangeli: "c'è più gioia nel dare che nel ricevere". Anni fa il mio padre spirituale mi aprì la mente quando me lo spiegò al contrario: dare all'altro la gioia di avermi dato qualcosa!!

Come è fondamentale l'umiltà di chiedere...ricevere...di dire: "grazie!"...MA

Ci togliamo la vita e la togliamo anche agli altri quando:

-...non abbiamo il coraggio di "chiedere", ma anche quando non creiamo quell'ambiente di discrezione e gratuità per favorire il venir fuori allo scoperto delle "facce ammucciate" (povertà nascoste),

-...a volte tocchiamo la fatica di dare una mano, devi stare attento a come parli,... ma spesso è perché la nostra società non accetta che si venga disturbati dal contrattempo, dall'imprevisto di un fratello che non sta bene: ci dicono "avevo paura di disturbare", ma più che una "persona delicata", esprime una persona che ha paura di non essere capita e accettata... in questo caso il problema è MIO.!!

"Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore" (S.Giovanni Crisostomo)...

E ancora il nostro Papa Giovanni Paolo II, sempre nella Enciclica "Sollecitudo Rei Socialis", dopo aver definito la struttura di peccato, nell'indicare una risposta per la conversione (cambiamento di condotta-mentalità-modo di essere), dà una definizione della virtù della SOLIDARIETA' che deve essere la risposta più bella della nostra Comunità Cristiana... una risposta perché non sia troppo tardi ad evitare altre tragedie di solitudine e di abbandono:

"Solidarietà: non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane.

Al contrario è la DETERMINAZIONE FERMA E PERSEVERANTE di impegnarsi per il BENE COMUNE: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, PERCHE' TUTTI siano veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è fondata sulla salda convinzione che le cause che frenano il pieno sviluppo siano quella brama del profitto e quella sete del potere, di cui si è parlato. Questi atteggiamenti e "Strutture di peccato" si vincono solo - presupposto l'aiuto della Grazia Divina - con un ATTEGGIAMENTO DIAMETRALMENTE OPPOSTO: l'impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a "perdersi" a favore dell'altro invece di sfruttarlo, e a "servirlo" invece di opprimerlo per il proprio tornaconto".

Sac. Domenico Piraino

(omelia al funerale di due anziane sorelle morte suicide)

 

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