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TESTO Commento su Is 50,4

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Mercoledì della Settimana Santa (07/04/2004)

Brano biblico: Is 50,4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gl'iniziati.

Come vivere questa parola?

Questo testo fa parte del terzo canto del Servo di Javeh. Sembra l'espressione forte del profeta Isaia che si rende consapevole del misterioso disegno di Dio sulle sue sofferenze. Però nella luce del Nuovo Testamento, profetizza il mistero di passione e di morte, in cui Gesù entra con lucido e totale consenso d'amore. Ma c'è dell'altro! Il testo parla di "iniziazione". Ed è parola attualissima! Senza un aiuto "iniziatici" che cosa infatti capisce tanta gente della Settimana Santa? Che cosa capisce della Pasqua? L'ipermercato di questa nostra società banalizza tutto. Così ostruisce la porta del Mistero di passione morte e resurrezione che è il cuore della nostra fede, perché ad essa si ricollega sia la realtà dei Sacramenti sia il senso di un vero cammino spirituale. Ed è come ostruire l'apertura alla vera qualità della vita, alla pace, alla gioia. Si tratta dunque di aprirsi in maniera "iniziatica" al Mistero. In parole povere ciò significa lasciarsi iniziare dallo Spirito Santo ai significati profondi di quello che la liturgia ci dice nella Settimana Santa (e anche dopo), aprendo l'orecchio del cuore alla conoscenza del Mistero Pasquale. Capirne il senso impegna e cambia la vita, perché la decentra dalle false ragioni dell'ego e spinge a quelle dell'amore-dono di noi stessi. Ma per "capire" interiormente, è necessario che il cuore sia un cuore in ascolto, un cuore capace di silenzio.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo di progettare tempi di silenzio per un più vero e prolungato ascolto. Sarei poco "vero" anzitutto con me stesso, se non denunciassi tante parole inutili e tanto dannoso chiacchiericcio mentale. Invece è con la forza dello Spirito Santo che invoco:

Aprimi, Signore, all'ascolto di tutta la potenza del Mistero del tuo Amore. Fa' che ne sia ravvivato e ne gioisca per poterlo comunicare a tanti cuori sfiduciati che incontro.

La voce di un teologo ortodosso

"Padre mio, se è possibile, allontana da me questo Calice": tutta l'angoscia umana è diventata, grazie all'offerta sovrana della libertà, la densità stessa della fede, dell'amore. Cristo, iniziato al dolore, entra nel grande grido dell'abbandono: "Non la mia, ma la tua volontà sia fatta". Qui la morte diventa morte alla morte, il fascino narcisistico del nulla è superato. Il Volto del Cristo significa ormai, per sempre, "icona vivente dell'Amore".
Olivier Clément

 

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