TESTO Sappiamo fare Pasqua?
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (20/04/2025)
Vangelo: Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Sappiamo fare Pasqua, nonostante tutto?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante troppo bombe gettate inutilmente su ogni parte del mondo?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante le molte, troppe vittime innocenti di violenza?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante le nostre preghiere e i nostri appelli per la pace rimangano spesso inascoltati?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante le cose nel mondo non vadano nel verso giusto?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante le ingiustizie siano infinitamente più grandi e più numerose degli atti di giustizia e di umana pietà?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante - magari mentre siamo a tavola - ci passano davanti agli occhi immagini televisive che non ci lasciano mangiare tranquilli, e magari, dopo nemmeno due minuti, viene trasmessa la pubblicità di cibo per animali, trattati come principi, a volte addirittura meglio dei propri figli?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante giriamo gli scaffali dei supermercati in cerca delle offerte più vantaggiose per risparmiare 20 euro, e in quello stesso momento le dichiarazioni insensate di qualche potente della terra, a migliaia di chilometri da noi, fanno bruciare 2000 miliardi di dollari in 48 ore?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante la vita sia stata inclemente con noi, e ci costringa chi alla malattia cronica, chi al fine vita, chi all'oblio delle nostre facoltà mentali, costringendoci a dipendere dagli altri?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante in casa abbiamo situazioni che non ci lasciano affatto sereni?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante ci diamo da fare dalla mattina alla sera per non far mancare nulla ai nostri figli, e poi ci accorgiamo che su di loro fanno più presa canzoni insulse dai testi terrificanti, cantate da soggetti ai quali non affideremmo nemmeno il pesciolino rosso che abbiamo in casa?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante con non poca fatica partecipiamo alla vita di fede di una comunità, e poi vediamo uomini e donne di Chiesa comportarsi tutt'altro che cristianamente?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante cerchiamo di lavorare onestamente, e una manica di lazzaroni riesce a ottenere più benefici di noi, facendoci passare per fessi?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante le nostre ansie, le nostre preoccupazioni, i nostri amori falliti, i nostri problemi ci rendano amara la vita?
Sappiamo fare Pasqua, nonostante la morte recente di qualche persona cara ci abbia tolto la serenità?
Se rispondiamo di no, se diciamo che no, non sappiamo fare Pasqua, quando tutto - dentro e fuori di noi - ci parla di dolore e di morte, in fondo siamo umani, e non dobbiamo sentirci come se avessimo perso la fede o come se non l'avessimo mai avuta.
Ma se abbiamo il coraggio di rispondere che sì, riusciamo comunque a fare Pasqua, nonostante tutto il male che ci circonda, allora siamo uomini e donne a cui, forse, manca ancora un po' di fede, ma di certo non manca la speranza.
Perché, dobbiamo riconoscerlo, neppure una festa importante come la Pasqua, celebrata ogni anno con maggiore o minore devozione, riesce a risolvere tutti questi mali: li lascia lì dove sono, al loro posto, come si fa con la zizzania che cresce insieme al grano buono. Perché, in fondo, con il dolore e con la morte i conti si fanno alla fine...
La Pasqua, tutte queste cose, non le elimina: le redime, le salva, le santifica, ridonando loro proprio la virtù della speranza. Cristo prende quella croce, quel pezzo di legno che non è certo così bello e prezioso come le stupende opere d'arte che abbiamo nelle nostre chiese, bensì tutto storto, pieno di nodi, scheggiato e intriso di sangue, e lo trasforma nel più diffuso tra i “patiboli”, il più rappresentato, il più riconoscibile, disegnato e appeso ovunque, anche al collo come gioiello, anche al collo dei potenti e dei bulli, di quelli che nella croce non credono, ma che le croci le creano agli altri.
Una forca, un patibolo trasformato in segno di salvezza.
“In hoc signo vinces”, “Nel segno della Croce vincerai”, disse Cristo - secondo la leggenda - apparendo in sogno all'imperatore Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio. E Cristo torna a dircelo anche quest'oggi: “In questo segno vincerai”.
Questa volta, però, non è leggenda, e neppure un sogno: è l'annuncio della Pasqua. In questo segno di morte troveremo la salvezza, se sapremo sperare conto ogni speranza.
“La speranza è l'ultima a morire”, siamo soliti ripetere; in Cristo la speranza non muore più, perché è Cristo che non muore più. La morte non ha più potere su di lui: e da oggi, neppure su di noi!