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TESTO TU QUOQUE, BRUTE, FILI MI

padre Ezio Lorenzo Bono   Home Page

Venerdì della IV settimana di Quaresima (04/04/2025)

Vangelo: Gv 7,1-2.10.25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 7,1-2.10.25-30

1Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.

2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne.

10Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.

25Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».

30Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Qualche giorno fa, alle Idi di marzo, come ogni anno, sono andato a Largo di Torre Argentina, dove un gruppo di attori inscena l'uccisione di Giulio Cesare, proprio nel luogo in cui fu assassinato il 15 marzo del 44 a.C. Come sappiamo, Cesare fu ucciso da un gruppo di senatori che temevano volesse proclamarsi re di Roma. Tra i congiurati, oltre a senatori e ad alcuni suoi sostenitori, delusi per mancati riconoscimenti o accecati dall'invidia, c'era anche il figlio adottivo, Bruto. È drammatica e toccante la scena in cui Cesare, colpito dal tradimento, esclama: “Tu quoque, Brute, fili mi!” (Anche tu, Bruto, figlio mio?).

Qualche decennio dopo l'assassinio di Cesare, la storia si ripete con l'uccisione di Gesù. Certo, Cesare e Gesù sono personaggi molto diversi, ma condividono l'esperienza di una congiura mossa da invidia, rancore e paura. Entrambi furono traditi proprio da chi era a loro più vicino.

Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che sale a Gerusalemme per la festa delle Capanne. Molti lo cercano: chi per curiosità, chi perché affascinato dalle sue parole, altri ancora con l'intenzione di arrestarlo e ucciderlo. Anche oggi Gesù è cercato in molti modi e per motivi diversi. C'è chi lo ammira ma non si decide a seguirlo davvero; chi lo osteggia apertamente; e chi desidera seguirlo da vicino, come noi.

Ma attenzione: anche noi potremmo, inconsapevolmente, tradirlo. Possiamo rinnegarlo con la nostra indifferenza, con le nostre incoerenze, con i nostri silenzi. Possiamo diventare “parricidi”, come Bruto, oppure come i discepoli di Gesù che lo abbandonarono nel momento della prova.
Che non accada mai che un giorno Gesù, con amarezza, ti rivolga quelle stesse parole di Cesare: “Tu quoque, fili mi?

IMPEGNO QUARESIMALE

Ci sono tanti modi di “tradire” Gesù: l'apatia nella preghiera, un compromesso nell'onestà, un giudizio facile sugli altri...
Ma ci sono anche tanti modi concreti di “restare” accanto a Lui: una visita silenziosa all'Eucaristia, una telefonata di riconciliazione, un gesto gratuito di bene, o semplicemente il silenzio di fronte a una provocazione.
 A te la scelta.

 

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