TESTO Commento su Lc 18,9-14
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Sabato della III settimana di Quaresima (29/03/2025)
Vangelo: Lc 18,9-14

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Come vivere questa Parola?
La preghiera autentica trasforma, trasfigura, purifica e immerge l'uomo in Dio. Ma c'è anche una falsa preghiera che è solo segno di orgoglio, di vuoto interiore e di ipocrisia. Il fariseo, uomo religioso e desideroso di far la volontà di Dio, finisce per identificarsi con ciò che di buono fa, al punto da diventare presuntuoso e orgoglioso. Si presenta davanti a Dio facendo l'elenco delle sue opere buone e mentre loda Dio disprezza gli altri. Più che pregare Dio, loda se stesso. Si sente giusto, meglio degli altri e i suoi atti religiosi alimentano la su presunzione anziché aiutarlo ad amare di più Dio e il prossimo. Ben diverso è l'atteggiamento del pubblicano, considerato un pubblico peccatore, un impuro che collaborava con i dominatori stranieri. Egli si presenta al tempio con umiltà e pentimento. È consapevole dei suoi peccati e invoca perdono dal Signore. La sua è una preghiera breve, intensa, autentica, consapevole della grandezza di Dio e, nello stesso tempo, della propria miseria. Non ha nessun merito di cui vantarsi, ma solo misericordia da implorare. E proprio lui esce da lì giustificato: non solo perdonato, ma “reso giusto” agli occhi di Dio. Non invece il fariseo, che è ipocritamente illuso di essere a posto. Dice Papa Francesco: “Non basta domandarci quanto preghiamo, dobbiamo anche chiederci come preghiamo, com'è il nostro cuore: è importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Si può pregare con arroganza? No. Si può pregare con ipocrisia? No. Dobbiamo pregare ponendoci davanti a Dio così come siamo. Non come il fariseo che pregava con arroganza e ipocrisia. Siamo tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balìa di sensazioni, frastornati, confusi. È necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell'intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla. Soltanto a partire da lì possiamo a nostra volta incontrare gli altri e parlare con loro”.
O Signore, fonte di misericordia e giustizia, guidaci lungo il sentiero della umiltà, affinché possiamo accogliere la tua Parola e metterla in pratica con cuore sincero. Fa' che non ci smarriamo nell'orgoglio e nell'egoismo, ma impariamo dalla tua umiltà divina, che ci dona l'ispirazione per servire gli altri con amore. Donaci la forza di essere veri testimoni del tuo amore, nell'umiltà di servire senza cercare gloria o ricompensa, ma solo per compiere la tua volontà e diffondere il tuo Regno.
La voce di un Libro celebre di pietà del cristianesimo,
"A Dio piace più l'umiltà dopo che abbiamo peccato che la superbia dopo che abbiamo fatto le opere buone".
Imitazione di Cristo, Tommaso da Kempis - 1380-1471
Sr Gisella Serra FMA - gisel.serra@gmail.com