TESTO Finché è giorno fa' anche tu le opere di Dio
don Angelo Casati Sulla soglia
IV domenica di Quaresima (anno C) (30/03/2025)
Vangelo: Gv 9,1-38b

1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Spezzoni di ore di una giornata. E ancora, un fuori e dentro dal tempio. Avevamo lasciato Gesù, la scorsa domenica che era uscito dal tempio. Dentro aveva rischiato lapidazione: quelli del tempio avevano le pietre facili; lui quel giorno aveva salvato dalle pietre una donna sorpresa in adulterio, ma le pietre poi le aveva rischiate lui opponendosi all'arroganza dei capi. Ora è fuori, è nella vita. E lui la vita la vede. "Passando vide": è scritto. Primo passare, perché se non passi, se rimani nel tempio o barricato in casa, che cosa sai della vita? Passare... e vedere. E c'è modo e modo di vedere. C'è un vedere accelerato, una immagine via l'altra: tu scompari dagli occhi e rimane che gli altri fanno accademia sul dramma che ti abita. Era successo quel giorno al cieco e succede ancora oggi.
Gesù era ancora con lo sguardo al cieco, e gli altri a discutere. Di che cosa? Di peccati e di colpe. Gesù li mette a tacere, Gesù fa pulizia di tante nostre immagini, di tante nostre predicazioni, di tanti nostri modi di dire che accreditano il dolore come volontà di Dio. Non sporcate il nome di Dio. Gesù è netto e immediato, parole imperdibili, noi le abbiamo perse nel tempo: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". Fare opere che raccontino la luce. Finché è giorno; poi viene la notte.
Gesù intendeva la notte morte, ma non è forse vero che per lui 'notte in cui non si può più operare' - e la pativa - era ogni volta che arrivato a sera si sentiva costretto a fermarsi e si portava negli occhi una moltitudine di malati e disperati ancora in attesa? Fare le opere di Dio è invito pressante a ciascuno di noi. Vi ricordo parole del card. Martini: "Spesso noi siamo portati a fare i sociologi, a ritrovare cioè tutte le cause delle cose sbagliate del mondo, per concludere: "Lo sbaglio non è mio, bensì di altri, della società". Potrebbe essere vero, però l'importante è che si compiano le opere di Dio, come dice Gesù, cioè che i malati guariscano, che i ciechi vedano, che gli smarriti credano, che gli scoraggiati riprendano coraggio, che i disperati siano consolati. L'importante, insomma, è che nasca qualche bene.
Come io posso far nascere del bene anche da situazioni sbagliate? Quale bene posso seminare in una terra arida qual è quella del nostro mondo? Perché anche nella terra più arida, nel deserto si possono seminare dei fiori. Chiediamo allora al Signore, gli uni per gli altri, che ci aiuti a seminare fiori nella nostra terra". Ed ecco che nel suo deserto il cieco si sente sfiorare da mani. Come fosse dolce quel brivido di fango sui suoi occhi lo possiamo solo immaginare. Era come l'impasto di terra e di acqua con cui nell'in principio della creazione Dio plasmò l'uomo e per soffio divenne un essere vivente. Poi fu invito ad andare alla piscina di Siloe. Non fu illuminazione sull'istante, quasi il Rabbi gli chiedesse collaborazione, che desse credito alle sue parole - come lo chiede a noi - un atto di fiducia.
E chissà se quel giorno, come infinite altre volte, ci andò con guida di bastone, o se qualcuno, mosso a tenerezza dalle parole di Gesù, lo scortò all'acqua. "Andò, si lavò e tornò che ci vedeva": tutto qui nel racconto. Ma in un grumo di parole un infinito di sentimenti, solo che pensassimo a quell'andare, all'attimo in cui si lavò gli occhi: gli si risvegliò il mondo. Poi fu ritorno, ora erano gli occhi a guidarlo. Chissà, forse del bastone non si era sbarazzato, da compagno di fatiche lo volle compagno di consolazione. Fa ritorno. E tutto per lui è apparizione, ogni ritaglio un sussulto di luce. Fa ritorno In direzione del tempio; ora non gli sarà più interdetto. Varcò il tempio: sì, quella porta presso la quale lui era solito mendicare. Varcò la porta, trovò il buio: capì che la vita è fatta di luce e di buio. Ora che cosa fosse buio lo vedeva con i suoi occhi.
Con i suoi occhi vedeva che buio può essere un edificio, ma buio possiamo essere anche noi. Trovò aria pesante di inquisizione, trovò quelli che sanno tutto e non sanno vedere i germogli della luce negli occhi di uno nato cieco e, ancor più, negli occhi del profeta di Nazaret. Loro sono quelli del "noi sappiamo", un "noi sappiamo" prepotente che dilaga per tutto il racconto, una requisitoria dura, spietata, senza spiragli. Una religione del buio. E a fronte, a fronte dell'ottenebramento dei capi, noi stupiti all'illuminarsi - un crescendo di luce - in colui che loro, i cosiddetti illuminati, dicevano essere nato tutto nei peccati. Per il cieco non è solo illuminazione di occhi, perche la luce del vangelo ti illumina in tutta la tua umanità; se è luce di Gesù ti fa libero, indipendente, capace di resistere, senza soggezioni, ai sofismi di ogni potere, come l'uomo nato cieco.
Adesso siamo ritornati in strada. Fuori dal buio del tempio, l'aria è aperta, vi lascio con la bellezza di queste parole, con la tenerezza di questo incontro, che è anche il nostro incontro con Gesù, perché Lui è luce anche dei nostri occhi: "E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!"". Gesù faceva le opere di Dio. Quel cieco vedente era l'opera di Dio.
Finché è giorno fa' anche tu le opere di Dio.