TESTO I diplomi del cuore
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
Sabato della III settimana di Quaresima (29/03/2025)
Vangelo: Lc 18,9-14

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Vi è mai capitato di entrare nello studio di un dottore, di un avvocato, di un professionista... e vedere la parete piena di quadri? Diplomi, lauree, master, specializzazioni, perfino qualche “PhD” scritto in grande. Ci si siede davanti a lui con una certa soggezione, convinti che con tutti quei titoli saprà risolvere ogni problema. E invece... a volte si esce delusi. Tante parole, poca chiarezza. Nessuna soluzione. Poi capita l'opposto: incontri qualcuno senza tanti titoli, senza quadri alle pareti, magari un medico di campagna, un consulente pratico, una persona umile e diretta. E in pochi minuti ti ascolta, ti guarda negli occhi, ti capisce... e ti aiuta. Senza esibire nulla. Solo con la forza dell'esperienza vera e dell'umiltà profonda. È proprio vero che chi si esalta troppo, spesso viene smentito dai fatti. Se uno ha bisogno continuamente di dire agli altri che è bravo... forse è perché non è così evidente.
Così sono anche i due uomini del Vangelo. Il fariseo è come chi espone i titoli: “Io digiuno due volte a settimana, pago le decime, non sono come gli altri, ladri, adulteri, o come questo pubblicano...”. Tutti quadri appesi. Tutti titoli esibiti davanti a Dio. Ma Dio non si lascia impressionare dai diplomi appesi alla parete. Il pubblicano, invece, rimane in fondo, non ha nulla da vantare, non osa nemmeno alzare gli occhi. E dice solo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Nessun titolo. Nessuna giustificazione. Solo verità. Solo umiltà. E Gesù conclude: “Io vi dico: il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza dell'altro”. Perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. A volte anche noi riempiamo le pareti della nostra vita con ciò che pensiamo di aver fatto bene: le nostre buone azioni, le nostre preghiere, il nostro impegno... Ma Dio guarda più in profondità. Non cerca i titoli. Cerca cuori umili, veri, aperti. Quando ci presentiamo davanti a Dio non servono tante parole. Basta ripetere questa: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. È la preghiera che piace a Dio, perché nasce dal cuore. È la preghiera che salva, perché lascia a Dio lo spazio di agire.
E tu, nella tua preghiera, ti esalti... o ti affidi? Vuoi impressionare... o lasciarti amare? E non dimenticare chi il Signore ha preferito.
IMPEGNO QUARESIMALE:
Durante il giorno ripeti più volte questa giaculatoria: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Ripetila spesso con semplicità e umiltà, mentre cammini per strada, mentre sei seduto o mentre fai i tuoi lavori quotidiani. Senza esaltarti mai perché Dio non ha bisogno di vedere i diplomi delle pareti... ma i diplomi del cuore.