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TESTO Commento su Matteo 11,25-30

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

S. Caterina Da Siena (29/04/2025)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,1-13

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Il segreto della riuscita di un'esistenza umana non risiede nelle qualifiche accademiche ottenute con grandi sacrifici, nella saggezza umana, nella capacità di essere una guida, nei talenti personali, nella ricchezza materiale o nel potere. Tutte queste cose non valgono la piccolezza che ci consegna il dono della sapienza divina. I piccoli sono destinatari di una sapienza a loro rivelata, speciale, proveniente da Dio. La piccolezza, però, non ha nulla a che fare con l'immaturità, l'ego infantile centrato su se stesso o la finta umiltà di chi passa al setaccio i propri difetti per rivederli e acquisire una certa perfezione, rinnegando allo stesso tempo ogni forma di fragilità. Si tratta della piccolezza di chi si riconosce bisognoso di Dio, di chi sa che non è la sua età, non sono i suoi studi, non è la posizione sociale o i successi che rendono grandi, ma la consapevolezza di essere sempre bisognoso. Alcuni fanno esperienza di ciò nella vecchiaia, quando si ritorna all'essenziale e tutto sembra concentrarsi in un punto preciso dell'anima, quello in cui emergono le cose importanti. Tante persone nella vecchiaia pensano alla loro mamma e al loro papà, ricordano le cose che contano, tornano al cuore. Tutto diventa così più vicino alla piccolezza, a quella sensazione di essere bisognosi. I bambini ne sono i portatori, perché conservano quell'essenziale, quella grandezza di sentimento non sporcato dalla terra: somigliano al loro creatore. Perciò Gesù non solo mette al centro i bambini dicendo: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mc 18,3), ma rivela che Dio fa il dono della sua sapienza a chi diventa bambino. Di fronte a ciò ci chiediamo come fare a essere bambini da sacerdoti, da religiosi, da monache, da imprenditori, da vescovi, da padri, da nonni, da impiegati, da operai. Come fa il papa che è a Roma ad essere bambino? Il Vangelo è stato chiaro: il regno dei cieli è destinato a chi è come loro e la sapienza di Dio è donata a loro! Abbiamo tanto da crescere per diventare piccoli, per non avere una stima ingombrante di noi stessi, per far spazio alla leggerezza, per avere occhi teneri, per chiedere a Dio come fa un bambino alla mamma, con quella tenace fermezza. I piccoli anche dalle loro cadute ci insegnano a non smettere di rialzarci; possiamo dire che siamo chiamati a imparare da loro la leggerezza dell'abbandono in Dio che ci fa comprendere che il peso del mondo non grava sulle nostre spalle: abbiamo un Padre.

«Senza il bambino che l'aiuta a rinnovarsi, l'uomo degenererebbe. Se l'adulto non cerca di rinnovarsi, una dura corazza si va formando attorno al suo spirito e finisce col renderlo insensibile: e in questo insensato modo il suo cuore si perderà. Questo ci fa pensare alle parole del giudizio finale, quando Cristo, rivolgendosi ai dannati, a coloro che mai hanno utilizzato i mezzi di rinascita incontranti durante la vita, li maledice: “Andate maledetti, perché mi incontraste [...] e non mi curaste!”. Ed essi rispondono “ Ma quando mai signore ti incontrammo [...]? [...] La drammatica pagina del Vangelo sta a Significare che l'adulto deve consolare Cristo nascono in ogni povero, in ogni condannato, in ogni sofferente. Ma se la meravigliosa scena evangelica si applicasse al caso del bambino, vedremmo che Cristo aiuta tutti gli uomini sotto le sembianze del bambino. “Io t'ho amato, son venuto a svegliarti la mattina, e tu mi respingesti”. “Ma quando mai, o Signore, sei venuto a casa mia la mattina, a svegliarmi, e io ti respinsi?”. “Il figlio delle tue viscere che venne a chiamarti, ero Io. Colui che ti prega di non lasciarlo, ero Io!». Insensati! E noi pensavamo che si trattasse di un capriccio infantile e così perdemmo il nostro cuore!» (Maria Montessori).

 

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