TESTO Commento su Marco 16,9-15
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Sabato fra l'Ottava di Pasqua (26/04/2025)
Vangelo: Mc 16,9-15
Le manifestazioni del Risorto sono accompagnate da una dose di incredulità. Quando si vive qualcosa di brutto, come la morte di una persona cara, sembra quasi che quella fine segni tutti i nostri pensieri e le azioni successive: in noi cresce un seme di incredulità e sfiducia. Ci sembra che ogni felicità, ogni possibilità di cambiamento sia ingannevole. Se gli altri si avvicinano a noi ad incoraggiarci, a dirci che Gesù può operare nella nostra vita possiamo sentire sorgere un rifiuto. La morte può farci chiudere nel dolore. Possiamo dire che facciamo esperienza di come il pianto possa affogare la speranza o, al contrario, nutrire il nostro cuore! Possiamo essere lì a contemplare i nostri fallimenti, arrovellandoci in calcoli e cercando amicizie risolutive, oppure possiamo fare spazio a qualcosa di imprevisto. La risurrezione è proprio apertura all'imprevisto, ci dice che l'impossibile emerge, che c'è un oltre che ci spinge ad andare avanti. In questo momento pensa a qualcosa che ti è successo quest'anno o a quella cosa brutta che hai subito nella tua vita, che ti ha toccato l'anima e ti ha ferito. Rifletti su quel fallimento, su quella mortificazione che hai ricevuto, su quell'incomprensione: oggi Gesù vuole dirti che è risorto, che è lì ad abbracciarti, che non solo puoi andare avanti ma puoi ricostruire, puoi partire ad annunciare bellezza a tutto il mondo e ad ogni creatura. Bisogna decidere di fare spazio. Proprio oggi, mentre ti appresti ad iniziare le tue attività, chiediti: sono davanti alla morte o davanti al risorto? Possiamo essere anche noi cristiani increduli, sempre con la morte davanti, privi della gioia, resistenti alla grazia, impermeabili alle lacrime. Possiamo dirci cristiani ma di fatto essere portatori di disperazione, sconfitti dal dolore, persone che tengono lontana anche l'idea della resurrezione. Gesù quando raggiunge i discepoli li rimprovera per la loro incredulità, perché non avevano accolto le parole delle sorelle e dei fratelli che testimoniavano l'incontro con Lui. Dio ci parla anche attraverso i fratelli, spesso grazie a loro si fa strada nel nostro cuore la gioia e possiamo essere contagiati dalla loro esperienza. Ma noi ascoltiamo veramente gli altri? Cioè, stiamo lì fermi e attenti ad ascoltare? Come potremmo cogliere il risorto che opera in loro se siamo distratti, sempre di fretta, se tutto è filtrato dal nostro egoismo o dalla nostra frustrazione? Ci potranno contagiare i tanti cristiani nel mondo che incontriamo, i tanti portatori del risorto? Apriamoci alla resurrezione, così da poter essere annunciatori di speranza! Cominciamo dalle persone che abbiamo intorno, nella famiglia, al lavoro, in monastero, in comunità... Oggi risuoni in noi questa domanda: io sono un annunciatore del risorto? Gli altri quando mi incontrano vedono i segni della resurrezione?
«Perché una storia di morte divenga gloria occorre passare per una cosa che sembra un errore, un'ingiustizia che non doveva esser fatta, e vedere la potenza di Dio manifestarsi proprio in quell'assurdità. Esistono soluzioni ed esistono resurrezioni. Sono diverse: le prime sono umane, arrivano in tempo, evitano i problemi, le altre sono l'”oltre” della morte» (don Fabio Rosini).