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TESTO Oltre la vendetta

padre Ezio Lorenzo Bono   Home Page

Sabato della I settimana di Quaresima (15/03/2025)

Vangelo: Mt 5,43-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Attualmente, nel mondo, sono in corso più di 60 guerre. Forse pensiamo che sia un fenomeno lontano. In realtà, negli ultimi decenni, in Italia, tra guerre di mafia e faide criminali, si contano oltre 5000 morti. Uomini e donne uccisi in un ciclo infinito di vendetta, perché si risponde al male con altro male.

Ma Gesù oggi ci dice qualcosa di sconvolgente: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano" (Mt 5,43-44). Nell'omelia di ieri dicevamo che è già difficile non odiare qualcuno, figuriamoci amarlo. Amare i nemici significa interrompere questa catena distruttiva. Vuol dire non lasciarsi fagocitare nella spirale di vendetta, che si illude di lenire il proprio dolore procurando lo stesso dolore agli altri. Il male non può generare alcun bene, solo altro male, e così si sprofonda sempre di più. Pensiamo, ad esempio, al conflitto senza fine tra Israele e Palestina: ogni attacco alimenta un nuovo odio e, tragicamente, ai bambini viene insegnato a odiare e a desiderare la distruzione dell'altro.

Nelson Mandela, un grande uomo, che dopo 27 anni di prigionia ingiusta avrebbe potuto vendicarsi dei suoi nemici, ha spezzato il ciclo del male perdonando e ricostruendo il suo paese diviso. Diceva nel suo libro Lungo cammino verso la libertà: "Nessuno nasce odiando un'altra persona per il colore della sua pelle, per il suo passato o per la sua religione. Le persone devono imparare a odiare, e se possono imparare a odiare, possono essere anche insegnate ad amare, perché l'amore arriva più naturalmente nel cuore umano che il suo opposto."

IMPEGNO QUARESIMALE:

Lasciamoci provocare dalle parole di oggi: "E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, cosa fate di straordinario?" (Mt 5,47). Forse non ci è chiesto di compiere atti eroici, ma un gesto piccolo e concreto: proviamo a salutare anche chi non è nostro amico o conoscente. Un semplice buongiorno, un sorriso a chi normalmente ignoriamo. Certo, ci esponiamo all'altro, che potrebbe non rispondere. Ma in questo caso, l'errore non sarebbe nostro. Il nostro compito è seminare fiori nel giardino degli altri, senza aspettarci che facciano lo stesso nel nostro.

 

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