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TESTO Quando la prima cosa che accade è un banchetto

don Angelo Casati   Sulla soglia

Penultima domenica dopo Epifania (anno C) (23/02/2025)

Vangelo: Mc 2,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 2,13-17

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

"Il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare di Galilea". Interessante come l'evangelista Marco operi una cucitura tra gli episodi; o forse è un azzardo da parte mia commentare, fantasticando su cuciture. "Uscì di nuovo lungo il mare", "di nuovo": dunque il rabbi di Nazaret aveva passione di lago. A quel lago, il lago di Tiberiade, davano esagerando nome di mare. "Uscì di nuovo": quasi una preferenza, quasi volesse il mare come sfondo alle sue parole, ai suoi gesti, sposati così a una immensità. Forse - e oso - quel giorno sentiva prorompente il bisogno di immensità: in casa, proprio sotto lo squarcio del tetto - e il cielo chiamava l'immenso - aveva subito aggressione di critiche, per aver azzardato parole di perdono a un barellato, che quattro ingegnosi gli avevano calato dall'alto.

Come si permetteva di dire: "Ti sono perdonati i peccati"? Soffocava, lui era uno che apriva cieli dentro, uscì. La camminata verso il mare quel giorno ebbe un indugio, indugio di grazia, per via dell'affaccio di un banco di imposte e del suo esattore. Malvisto, come quelli della sua categoria: prestavano collaborazione agli occupanti romani e, per di più, alle tasse mettevano una cresta. Il racconto è asciutto e immenso: "Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì". Tutto qui, questione di secondi: il tempo di una parola e subito alzarsi e seguire. Poi artisti lungo i secoli a cercare di cogliere che cosa fosse mai passato in quell'incrocio di sguardi, nel vibrare della voce, quasi un niente di parole, che è così tutto da farti alzare e seguirlo. Occhi e voce.

E' la bellezza dell'uscire, dell'abbandonarsi, della fede. La fede che ha come cuore l'accendersi di una relazione, la persona: "Seguimi". "Sì, ti seguo, vengo con te". Non tutti i giorni hanno i colori dell'entusiasmo, dopo tutto anche la sua fede - dico, quella di Gesù - conobbe giorni di fatica. A volte - lo ripeto - mi ritrovo sulle labbra la preghiera del padre del lunatico del vangelo: "Io credo, Signore, aiuta la mia incredulità". Vincono gli occhi e la voce. Dopo la sosta al banco delle imposte riprende il cammino. E noi a pensare: uno di più nel gruppo; tra non molto saranno al mare. E ci sbagliamo. Se vai con Gesù, non avrai mai finito di sorprenderti. Non siamo al mare. Siamo in una casa, forse sulla via verso il mare. E qui il racconto di Marco inizia con un "accadde". Quasi a stimolare la nostra attenzione su quanto sta avvenendo; e la narrazione si distende, sino a farci respirare l'aria che si è fatta nella casa di Levi Matteo.

Sì, perché Gesù proprio lì si è fermato, ed è già cosa grave che si sia fermato ospite in casa di un pubblicano. Ma poi l'obiettivo va a inquadrare - direi con insistenza - quanto sta avvenendo nella casa: Gesù e i suoi discepoli con spontaneità e naturalezza stanno a tavola con pubblicani e peccatori; sdegnati gli scribi dei farisei. Chissà, fosse entrato per muovere rimproveri, forse lo avrebbero anche sopportato, ma quello stare in mezzo, quel mescolarsi e mangiare con loro e fare festa, era a dir poco scandaloso; interpellano sbigottiti i discepoli e a Gesù giunge l'eco della loro denuncia. Non arretra. Ora sappiamo su che cosa Gesù non arretra, non transige: sull'accoglienza. Dice a loro - la versione è più aderente al testo -: "Non hanno bisogno del medico quelli che sono forti, ma coloro che stanno male! Non sono venuto a invitare i giusti, ma i peccatori".

"Quelli che sono forti" - scrive Mons. Gianantonio Borgonovo - allude ai capi del popolo; "quelli che stanno male" sono il popolo abbandonato a sé. Dunque, non è citato soltanto un proverbio tradizionale - "i malati e non i sani hanno bisogno del medico" -, ma questo è trasformato per diventare un'accusa diretta ai capi religiosi che non si prendono cura della condizione del popolo oppresso". Che cosa accade nella casa? Accade la misericordia. Accade l'accoglienza universale, una smentita al proverbio delle mele marce. E se così stanno le cose nel vangelo, non può forse nascere un interrogativo su insegnamenti e prassi ecclesiastiche che sembrano dare al contrario la precedenza alla conversione sull'accoglienza al banchetto. La prima cosa che accade nella casa è il banchetto.

A creare stupore, a intenerire il nostro cuore, a condurci per altra strada, cioè a convertirci, è proprio l'accoglienza, è l'aria che si respira nella casa di Matteo, è vedere come lui, il Rabbi di Nazaret, non metta distanze, mangia e beve con pubblicani e peccatori: sta a tavola con noi, anche se siamo - e lo siamo - pubblicani e peccatori. Il tuo Maestro! Ti perdi a guardarlo, lui occhi sognanti in quella festa. Non erano forse gli occhi che avevano fatto alzare Matteo? E i nostri occhi fanno alzare? Si erano messi in cammino verso il mare. Eccoli arrivati al mare: in quella casa, mare a perdita d'occhi, mare aperto, brezza di respiro, il mare della misericordia, la casa della misericordia. Poi si esce dalla casa di Matteo, si esce da questa chiesa dove siamo stati ospiti noi, non degni, alla cena. Si va verso il mare, la strada è segnata: hai visto i suoi occhi, incanto di misericordia e accoglienza. Il futuro non è nel gelo: in giorni in cui il gelo sembra, soverchiante, fare resistenza, preghiamo che scenda la misericordia, scenda - è scritto - "come rugiada, come scroscio sull'erba del prato, come spruzzo sugli steli di grano".

 

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