TESTO Non sono venuto per i sani, ma per i malati
Penultima domenica dopo Epifania (anno C) (23/02/2025)
Vangelo: Mc 2,13-17

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
La missione di Gesù ha bisogno di collaboratori che Cristo stesso si sceglie.
Rispetto agli altri rabbini del tempo che venivano cercati dagli aspiranti discepoli la logica del Maestro è di cercare Lui coloro che lo devono seguire.
“Non siete voi che avete scelto me, sono io che ho scelto voi”.
Quindi in tutte queste chiamate ci viene offerta una lezione importante valida ai nostri giorni: la pastorale vocazionale non può fare a meno della preghiera perché gli operai della vigna sono scelti da Dio stesso.
Gesù, lo abbiamo visto in tante pagine, si avvicina ai futuri discepoli e chiede a loro una risposta pronta. Il brano proclamato ci dice anche oggi proprio questa verità.
Gesù prima guarda e il suo sguardo è sempre pieno di compassione, ovvero di forte empatia, con colui che è oggetto della sua attenzione.
Matteo viene visto da Gesù non con quello stile pieno di giudizio nei confronti di un soggetto che la società guarda storto, ma cerca di vedere in lui un uomo che può mettersi a disposizione per costruire il Regno.
I pubblicani erano reietti dagli uomini e dalle donne del tempo in quel lembo terra della Palestina. Essi raccoglievano le tasse per gli occupanti, i romani, e molto spesso nelle loro mani rimaneva attaccato qualcosa in più rispetto al dovuto.
Gesù lo sa bene, ma sa anche che le creature non sono il loro peccato e che tutti possono contribuire a diffondere il Vangelo cambiando stile di vita.
La prontezza di risposta di Matteo ci fa pensare sicuramente al fascino che Gesù avrà infuso in lui per alzarsi e lasciare tutto.
Questa prontezza ci richiama a quanti abbracciando la fede si sono convertiti.
Penso a Jacques Fesch, a Madeleine Delbrêl, Dorothy Day per fare degli esempi di uomini e donne che il Signore ha abbracciato con la sua grazia e hanno cambiato vita.
Davanti alla misericordia di Dio troviamo i soliti farisei pronti a giudicare.
Carissimi, questa critica spietata nei confronti dei convertiti è tipico di un narcisismo spirituale ancor oggi diffuso.
Qualche mese fa Papa Francesco ha incontrato Emma Bonino, una donna radicale, che nel corso degli anni ha abbracciato cause non in linea sicuramente con la Chiesa. Quell'incontro avvenuto in casa di lei ha portato a critiche nei confronti del Santo Padre che non sono sicuramente edificanti.
Mi è venuto in mente questa espressione che il Vangelo oggi ci propone:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Quello che i due si sono detti è giustamente segretato.
Ma quel quadretto che i giornali ci hanno offerto mi ha fatto venire in mente anche il Manzoni quando descrive l'incontro tra l'Innominato e il Cardinal Federico Borromeo.
Quando il Cardinale arriva in visita pastorale in quelle terre il malvagio personaggio dei Promessi Sposi inizia a vivere il tormento interiore:
"Per un uomo! Tutti premurosi, tutti allegri, per vedere un uomo! E però ognuno di costoro avrà il suo diavolo che lo tormenti. Ma nessuno, nessuno n'avrà uno come il mio; nessuno avrà passata una notte come la mia! Cos'ha quell'uomo, per render tanta gente allegra? [...] Oh se le avesse per me le parole che possono consolare! se...! Perché non vado anch'io? Perché no?... Anderò, anderò; e gli voglio parlare: a quattr'occhi gli voglio parlare. Cosa gli dirò? Ebbene, quello che, quello che... Sentirò cosa sa dir lui, quest'uomo!"
Il prosieguo lo offre il Manzoni mettendo in bocca al Cardinale queste belle parole durante l'incontro con l'Innominato:
“Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov'è questo Dio?”
“Voi me lo domandate? Voi? E chi più di voi l'ha vicino? Non ve lo sentite in cuore, che v'opprime, che v'agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v'attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d'una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l'imploriate?”
Non escludiamo nessuno una frase, una esortazione, un incoraggiamento possono fare molto. Sono piccoli semi che il Signore sparge nel cuore di ogni uomo per portare frutto nei tempi che solo lui conosce.