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TESTO Commento su Nm 21,7

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Martedì della V settimana di Quaresima (30/03/2004)

Brano biblico: Nm 21,7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti".

Come vivere questa Parola?

Quando la terra di Canaan era ormai vicina, Israele "non sopportò più il viaggio" e cominciò a mormorare sfiduciato e insofferente contro Dio e contro Mosè, provocando, chiedendo spiegazioni con arroganza, muovendo una critica tagliente, tra scetticismo e ironia: "Perché ci avete fatti uscire dal paese d'Egitto per farci morire in questo deserto?".

"Perché..." – brontolio di protesta che serpeggia nella mente e nel cuore di chi non accetta i modi e i tempi di Dio. E' insomma il peccato della ribellione fomentato nell'incredulità del cuore indurito. Che Dio, per amore, corregge. Un'invasione di serpenti velenosi infatti, detti in ebraico śā rā ph, infuocati, per il bruciore provocato dal loro morso, semina terrore e morte tra il popolo, che così, passando attraverso il crogiolo della correzione, riconosce di aver peccato. Confessata la colpa e ottenuta la liberazione per intercessione di Mosè, il Signore ordina di costruire un serpente di rame, sollevato su un'asta, visibile a tutti, perché chiunque lo avesse guardato con fede sarebbe stato guarito. Più tardi l'autore sacro commenterà: "Chi si rivolgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva ma solo da Te, Salvatore di tutti" (Sap 16,7), fugando così ogni atteggiamento superstizioso legato al culto del serpente, molto vivo nell'Oriente antico.

La tradizione cristiana ha visto nell'immagine del serpente di bronzo una prefigurazione della potenza salvifica della croce, collegandosi al testo giovanneo: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 3,14).

Come Israele, spesso non sopportiamo il viaggio della vita, tra fatiche e precarietà, e lasciamo che ci ferisca il morso infuocato del peccato. Ci sentiamo come "nauseati del cibo leggero" che è la Sua volontà mediata da uomini deboli, tra contrattempi e piccole divergenze, nello scorrere di giorni talora senza luce. Siamo continuamente provati, dunque, e segnati dal peccato, ma di certo non più destinati alla morte, perché ci è dato di poter guardare al Salvatore innalzato sulla croce che nel suo sangue ha lavato il nostro peccato, rosso come scarlatto, rendendoci il candore della purezza ritrovata.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, volgerò lo sguardo verso Colui che è stato trafitto per me, per la mia redenzione. Sosterò in silenzio orante sotto la croce, invocandolo:

Salvami, o Cristo, Redentore del mondo.

La voce del Santo della dolcezza

Piantate nel vostro cuore Gesù Cristo crocifisso, e tutte le croci di questo mondo vi sembreranno delle rose. Coloro che sono punti dalle spine della corona del Signore...non sentono altre ferite.
San Francesco di Sales

 

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