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TESTO Commento su Giovanni 10,1-10

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Lunedì della IV settimana di Pasqua (23/03/2004)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù disse all'infermo: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Come vivere questa Parola?

Infermi, ciechi, zoppi e paralitici affollavano la piscina di Betzata, a Gerusalemme: lo scarto di un'umanità costretta ai margini, secondo quanto aveva sentenziato il re Davide nel Primo Testamento. Tra costoro Gesù compie il terzo dei sette segni di cui ci riferisce l'evangelista Giovanni: guarisce un uomo che da 38 anni "si teneva nella sua infermità". A costui, in forza dell'efficacia della sua parola, Gesù restituisce salute e dignità: "Alzati, prendi il tuo pagliericcio e cammina" - gli dice, aggiungendo poco dopo: "Non peccare più, perché non ti accada di peggio". Per ben quattro volte è menzionato il pagliericcio dell'infermo. Chiaramente ha un rilievo particolare. Per molto tempo quel giaciglio era stato il luogo della passività responsabile e della para-lisi colpevole. Quell'uomo vi si era come ripiegato, scadendo nel più avvizzito vittimismo. Non solo: vi si era arroccato al tal punto da trasformare quel lettuccio in un tribunale, dall'alto del quale poter puntare il dito contro tutti, accusando: "Non c'è nessuno che m'immerga nell'acqua". Guarendolo Gesù lo mette in condi-zioni di sollevarsi da solo e di farsi carico di quel giaciglio, come a dire: ti comunico fiducia e forza perché tu possa riprenderti in mano la vita, ti restituisco libertà d'agire e dignità d'essere, ma non mi sostituisco a te!

Sì, Gesù non ricusa di chinarsi sullo scarto della nostra umanità, e ci guarisce sfidando persino la nostra stes-sa indifferenza. Ma esige, al contempo, di trovarci ricettivi e responsabili nell'assumere il carico della nostra povertà, senza crogiolarci in essa avidi di attenzioni e compatimento.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore la forza di superare ritrosie e vittimismo per poter prendere il pagliericcio della mia fragilità incline al peccato e mettermi in cammino su strade di misericordia, senza paure né resistenze. Questa la mia preghiera:

Anch'io, Signore, talvolta volendo sfuggire alla fatica e all'impegno dell'esserti fedele, mi adagio nel lettuccio delle mie fragilità, pretendo commiserazione e coccole, mentre cerco di nascondermi dietro quel banale e immaturo vittimismo che mi spinge a puntare il dito contro gli altri per nascondere a me stesso difetti e responsabilità. Tu, o Misericordioso, scuoti questo mio puerile torpore e guariscimi!

La voce di un mistico della tradizione indù

Ci doni il Signore il coraggio di andare avanti, di affrontare la prova, poiché va veramente verso l'ignoto l'uomo che si impegna a fondo in questo pellegrinaggio alle sorgenti dell'essere. Gesù lo insegna nel Vangelo: bisogna accettare di abbandonare tutto e di rischiare tutto per giungere al Regno.

 

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