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TESTO E invece, Lui si fida ancora di noi!

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Battesimo del Signore (Anno C) (12/01/2025)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Quando sentiamo parlare di una persona “piena di Spirito Santo”, come spesso si legge nella Sacra Scrittura, il nostro pensiero va a quelle figure bibliche, tanto dell'Antico come del Nuovo Testamento, che esprimono una particolare presenza dello Spirito di Dio nella loro vita. A volte, Dio dona lo Spirito per coronare una vita già di per sé esemplare; altre volte, è una specie di compensazione alle difficoltà sperimentate nella vita, come una liberazione attraverso la quale Dio offre a chi ha sofferto un'opportunità di riscatto; altre ancora, invece, avviene di punto in bianco, nella vita di perfetti sconosciuti, se non addirittura di persone ritenute “lontane” da una regolare vita di fede, perché pagani, perché stranieri, perché pubblicamente conosciuti come moralmente non irreprensibili, in una parola sola, “peccatori”.

Il brano di Vangelo di oggi ci presenta proprio uno di questi momenti: racconta del giorno in cui Gesù si avvicina a Giovanni Battista come un qualsiasi suo discepolo e accetta di ricevere il battesimo di purificazione: Gesù non solo viene “purificato”, come tutti quelli che ricevevano il battesimo di Giovanni, ma viene ricolmato di Spirito Santo, che scende dal cielo “in forma corporea, come una colomba”. Da quel momento in poi, noi cristiani (e soprattutto la nostra iconografia) abbiamo iniziato a rappresentare lo Spirito Santo sotto forma di colomba, come se quello fosse il modo “classico” in cui egli si manifesta nella storia e nella vita degli uomini. Chiaramente, nessuno di noi può dire, nel momento in cui ha ricevuto un particolare dono dello Spirito (nel Battesimo o nella Cresima) di aver mai visto una colomba volteggiare sopra la propria testa...

L'immagine della colomba è chiaramente un simbolo. Ogni uccello del cielo ha il suo nido, e la colomba in questo è molto particolare, perché è un animale stanziale, che molto difficilmente cambia il proprio nido; per cui, l'intento dell'evangelista Luca è di far capire a chi ascolta che la discesa dello Spirito su Gesù non è stato un fatto occasionale, accaduto “una tantum”, ma è il compimento, l'atto definitivo, di una presenza stabile dello Spirito nella storia dell'umanità, che era iniziata con la fine del diluvio universale, e ancor prima con la Creazione (Genesi ci dice che mentre la terra era ancora senza forma, già lo Spirito di Dio “aleggiava sulle acque”). Il cielo che si era richiuso dopo le acque del diluvio, ora si apre di nuovo e torna a donarci lo Spirito Santo: ma se allora si era chiuso dopo un'opera purificatrice di Dio, ora si riapre per permettere un altro gesto di purificazione, al quale, questa volta, lo stesso Figlio di Dio si sottomette.

Ma quel giorno, al Giordano, Gesù era ancora un perfetto sconosciuto: si era presentato a Giovanni come un qualsiasi peccatore deciso a iniziare una vita nuova. Certo, noi ora, dopo oltre duemila anni di conoscenza delle cose di Gesù, sappiamo bene che il suo gesto di farsi battezzare da Giovanni non è legato alla richiesta di cancellazione dei propri peccati o al desiderio di conversione, quanto alla necessità da parte sua di trasformare questo gesto di “morte al peccato” in “rinascita a vita nuova”, cosa che troverà compimento nella sua morte e risurrezione (infatti, al momento della sua ascensione al cielo, Gesù inviterà i Dodici a battezzare i nuovi discepoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo). Ma agli occhi di coloro che erano presenti quel giorno, e che diventeranno discepoli di Gesù dopo essere stati seguaci del Battista, questo gesto appare come una vera e propria richiesta di purificazione e di conversione, a partire dalla consapevolezza di essere un peccatore, cosa che solo ora noi (e per certi versi, allora, il Battista) sappiamo non essere possibile per Gesù.

Che cosa ci ha voluto dire Gesù, con questo gesto, all'inizio della sua predicazione e all'inizio, per noi, del cammino quotidiano e ordinario di questo nuovo anno, che oggi ricomincia dopo il tempo di Natale?

A mio avviso, non dice nulla di più di ciò che effettivamente abbiamo visto e ascoltato: e cioè, che lo Spirito, riaprendo i cieli, discende su Gesù e si ferma definitivamente su di lui al termine di un gesto di penitenza e purificazione in cui egli si identifica con i peccatori, con ognuno di noi. E se lui si identifica con i peccatori per scelta, noi, peccatori lo siamo per natura: ma nulla impedisce a ognuno di noi di ricevere lo Spirito, e di fare in modo che permanga su di noi definitivamente, nonostante, anzi forse proprio a partire dalla consapevolezza della nostra condizione di peccatori.

Questo vuol dire che saremo anche peccatori, senza dubbio, ma nulla ci vieta di ricevere lo Spirito Santo;

saremo anche peccatori, e spesso facciamo di tutto pur di non avere a che fare con le cose del cielo, eppure il cielo si riapre ugualmente sopra di noi;

saremo anche peccatori, e di certo come cristiani non diamo al mondo l'immagine di figli di Dio che egli si aspetta da noi, ma Dio nonostante tutto continua a vedere in noi i suoi figli amati, nei quali si compiace.

È proprio una bella iniezione di fiducia da parte di Dio nei nostri confronti. E all'inizio di questo nuovo anno, peraltro dedicato alla virtù della speranza, un Dio che si fida ancora di noi ci voleva proprio!

 

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