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TESTO Dio chiede collaborazione, non assistenti al trono

don Angelo Casati   Sulla soglia

Domenica dell'Incarnazione - 6a Tempo di Avvento (anno C) (22/12/2024)

Vangelo: Lc 1,26-38a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38a

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

"E l'angelo si allontanò da lei". Ed era cambiato il mondo, anche se in apparenza non era cambiato niente. E noi questa mattina sostiamo all'in principio, fiato sospeso: incarnazione, maternità divina di Maria. L'angelo che sei mesi prima per annuncio del precursore aveva puntato verso un tempio, diretto a un uomo, un sacerdote. Ora per l'annuncio degli annunci punta verso un paese senza glorie, in una casa confusa ad altre case, cerca una donna, una ragazza, di nome Maria, fidanzata a un uomo, di nome Giuseppe. Fiato sospeso noi, fiato sospeso l'angelo - non so se sfioro l'eresia - fiato sospeso anche Dio, se è vero, come è vero, che gli sta a cuore la nostra libertà.

Che cosa risponderà la ragazzina all'angelo entrato nella casa come un fruscio di vento? Le ultime parole della ragazzina all'angelo, che già aveva fretta di cielo, furono queste e suonavano come una consegna, un consegnarsi: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". Dialogo fitto, pochi minuti. Ma per Maria, la ragazzina, era stato come aver attraversato il mare, un mare di sentimenti, su cui il racconto apre spiragli di sfumature. Dio non è - ma nemmeno noi - "detto, fatto", come spesso si vuol far credere. Maria veniva da un mare di trasalimenti: l'angelo le aveva letto in viso prima un turbamento, poi il timore, poi, ancora, il desiderio di capire; domande per scompiglio di pensiero: avere un bambino ed essere fidanzata; quasi le toccasse di ricomporre i tasselli della vita, i sui sogni. Non facciamola troppo facile, un minimo di spiegazione le era dovuto: anche lei avrebbe poi dovuto dare spiegazioni. L'angelo le disse che sarebbe stato per un'ombra tenera che l'avrebbe avvolta, lo Spirito Santo "Nulla" le disse è impossibile a Dio".

E mentre l'angelo si allontanava persino le pareti povere della sua casa sembravano ripetere a non finire "Nulla è impossibile a Dio". E fu stupore, in lei per la prima, subito dopo - il tempo di riprendersi - Giuseppe, poi nei giorni a seguire la cugina e quei pochi che avrebbero tenuto il grande segreto. Ma oggi ricordiamo il primo stupore, che fu il suo: l'immenso e il piccolo, l'immenso abbracciava lei la piccola, immenso e piccola abbracciati, la terra abbracciata, si toccavano, perché lei era grembo della terra. Ricordo l'emozione che mi prese, anni e anni fa, in un mio viaggio in terra santa, una sera al tramonto a Nazaret:

Gli occhi perduti
nel rosseggiare dolce e silente
di assorti orizzonti
interroghi l'incendio dei cieli
quasi tinti di brividi
di tenerezza
che fanno sospeso il cuore
e sfiori l'inatteso
miracolo di un Dio
che qui ha inclinato i suoi cieli

fino a baciare la terra

E Dio per quel suo inimmaginabile disegno che chiamiamo "salvezza" - è urgente salvare - guarda che cosa va a inventare. L'immenso e il piccolo: Dio chiede corpo, chiede terra. Chiede spazio nel piccolo; e dunque non dire: "Sono piccolo", "Sono piccola", non dirlo mai per ritrarti. Dio chiede spazio a Maria, alla piccola.

Lei dirà, in casa della cugina sui monti: "Ha guardato la bassezza della sua serva". Dio chiese spazio quel giorno. Che ora fosse non sappiamo; come battesse luce da fuori casa o tenesse il fiato lo sfrigolio della lampada ad olio dall'alto non sappiamo. Dio aveva bisogno: aveva bisogno di una piccolezza. Anche della tua. Entri in un disegno che ha nome salvezza, ha nome amore, accensione di luce e non di tenebre. Vieni al mondo come collaboratore e non come parassita. Dio chiede collaborazione, non assistenti al trono. Ma vorrei subito aggiungere che per Maria quel giorno, il giorno dell'angelo. fu solo l'inizio dei giorni, perché incarnazione, maternità, fare spazio a Dio non è questione di un giorno, è questione, se volete, la bellezza e anche - diciamolo - la fatica di tutti i giorni, quelli di Maria non raccontati nel vangelo, i giorni e le ore. Le ore da quando neonato gli dava latte a quando lo vedeva crescere con i ragazzi del paese, a quando andò a lavorare con Giuseppe.

Fece spazio e diede carne, vita a quel figlio anche quando fu fuori casa del tutto, cercando di interpretare - e non era piccola cosa - le parole, i gesti, i sogni di quel figlio che andava per vie di vento, spendendosi giorno e notte, con preferenza di poveri e sofferenti e lei a chiedere che il Padre vegliasse su di lui, che lo Spirito lo sostenesse; cosa fosse incarnazione, maternità, fare spazio, lo comprese di sotto la croce per un figlio crocifisso come un malfattore. Poi alla fine fece spazio quando una nube lo nascose ai suoi occhi mentre era portato in alto. Così anche per noi. Dio ha bisogno di noi ogni giorno, ogni giorno chiamati a fare spazio a Dio, al suo progetto di bene, immenso: costruire, anche quando imperversa la dissennatezza del distruggere; rianimare anche quando imperversa la barbarie dell'uccidere: aprire sogni e porte di speranza e di pace anche quando tutto sembra congiurare a tenerle chiuse. Apriti all'immenso. In conclusione?

Oggi nella lettera ai Filippesi: "In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri... E il Dio della pace sarà con voi!".

 

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