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TESTO Commento su Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

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Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2024)

Vangelo: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Questa notte nasce per noi, secondo la tradizione cristiana, Gesù il Salvatore. Questo significa avere nel cuore una goccia dell'amore di quel Bambino, che è venuto per amarci, senza tirarsi indietro di fronte all'indifferenza di chi non lo ha accolto o non ha trovato un posto per lui, come oggi nelle nostre città non c'è posto per gli stranieri, gli emarginati, gli indifesi. Egli ci dona il suo amore gratuito che non chiede contropartita, che si accontenta di una stalla, pur di starci vicino. È questo l'amore di cui abbiamo bisogno, che ci faccia aprire il cuore e che faccia nascere in noi il desiderio di ascoltarlo e di seguire i suoi insegnamenti.
I brani che la liturgia ci propone parlano di luce, di gioia, di letizia e di pace con la distruzione della violenza, perché è nato un bambino, principe della pace (Isaia). Stessa cosa annunciano gli angeli ai pastori. Però oggi, accedendo ai mezzi di comunicazione, apprendiamo tragicamente che a 2024 anni dalla nascita del Salvatore tutti questi messaggi sono resi insignificanti dai nostri modi di comportarci, dalle nostre scelte, dalle tante cose che non sempre ci hanno portato ad accogliere quel bambino, nato in una mangiatoia, accolto dai pastori, minoranza della società ed emarginati.
Isaia ci dice che abbiamo bisogno di una pace che nasca in primo luogo nel nostro cuore per poi propagarsi a tutti quelli che ci sono vicini, che incontriamo ogni giorno nel nostro cammino.
La lettera di San Paolo a Tito è di un'attualità straordinaria: la grazia di Dio ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo. Sobrietà: quanto siamo capaci di rinunciare al superfluo, alle cose di moda, a ciò che ci viene propinato dalla pubblicità? Quanto facciamo perché essa diventi uno stile di vita per noi, per la nostra famiglia, per poter condividere con chi non ha? Giustizia: quanto ci diamo veramente da fare perché la prevaricazione del più forte sul più debole sia denunciata, perché le leggi ingiuste siano bandite dal nostro paese "cristiano", perché il diritto a una vita più dignitosa sia davvero per tutti? Pietà: quanto sappiamo condividere le sofferenze con chi si trova in difficoltà, senza chiedere nulla, senza pregiudizi, mettendo la persona al primo posto?
Nel brano di Luca leggiamo di Cesare Augusto che ordinò che si facesse un censimento, ossia che ogni persona si recasse nella propria città per confermare la propria esistenza. Anche Giuseppe con Maria ed il piccolo pargolo nel pancione, salirono dalla Galilea, dalla città di Nazareth fino in Giudea, nella città di Betlemme distante 150 Km, Non trovando alloggio furono accolti in una stalla e proprio qui nacque il bambino che fu deposto nella mangiatoia. Alcuni pastori con i loro greggi si accorsero di un cambiamento: c'era un clima speciale, una atmosfera diversa, un'armonia nel cuore e nell'aria, come quelle dolci melodie che seguono il movimento di un presepe. Un angelo annunciò loro che era nato un Salvatore, che è Cristo Signore (l'unto, il lucente, il sacro).
Accodiamoci allora anche noi ai pastori, gente semplice, emarginata, per poter vedere il Natale con occhi nuovi ed essere capaci di riconoscere il segno della nascita del Messia che già è dentro la nostra vita, per cambiare il nostro modo di leggere gli eventi che ci capitano nella realtà in cui viviamo oggi.
Sarebbe bello che, per almeno una volta, a Natale, in ogni famiglia, non ci fosse solo lo scambio di doni o una festa attorno ad un tavolo imbandito, ma lo scambio di doni "relazionali", di doni fatti da un sorriso, da un grazie, da un perdono, da una accoglienza, da una lacrima di gioia, da una carezza, tutti questi confezionati con la parola "Amore"... perché il Natale duri non solo pochi giorni, ma ci accompagni nei trecentosessantacinque giorni dell'anno.
AUGURI

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
L'apostolo dice che con la nascita di Gesù è apparsa la “grazia di Dio” per formare un popolo di credenti impegnati. Nel nostro linguaggio questo significa amore e fedeltà. Come traduciamo questo nella nostra vita?
I pastori si sono fidati dell'annuncio e si sono messi in movimento, i potenti hanno dubitato e sono rimasti fermi nelle loro certezze... Questo annuncio oggi che accoglienza ha, o non ha, per noi, nella nostra società? Con quali sfaccettature?
La liturgia, attraverso le letture delle diverse funzioni della festa del Natale, ci aiuta a fare un cammino: dal passato dei testi della notte a quelli dell'aurora, che possiamo identificare con il presente, per arrivare a quelli del giorno che illuminano il futuro. In questi giorni di festa troviamo il tempo per approfondire tutte le letture per entrare più a fondo in questo mistero

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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