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TESTO Maria donna dalla fede concreta

don Michele Cerutti

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Domenica dell'Incarnazione - 6a Tempo di Avvento (anno C) (22/12/2024)

Vangelo: Lc 1,26-38a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38a

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Una pagina evangelica che ha questa capacità di sorprenderci sempre e di aiutarci a tracciare il vero identikit sulla Vergine Maria.

Qualche settimana fa abbiamo celebrato il dogma dell'Immacolata Concezione e ci siamo soffermati sui primi versetti.

Siamo stati affascinati dalla dolcezza di Dio che utilizza l'arcangelo Gabriele per rivolgersi a Maria.

Ci siamo lasciati sorprendere perché Dio irrompe nella Storia non con durezza, ma con delicatezza e rivolge alla Vergine parole così piene che utilizziamo nella nostra preghiera alla Madonna e dovremmo far risuonare in noi con più entusiasmo soffermandoci maggiormente invece di scivolare via come treni in corsa.

Oggi addentrandoci nel prosieguo di questa icona siamo entusiasti nel comprendere come Maria sia donna da una fede molto concreta.

Giunge all'espressione piena che la rende veramente beata chiedendo informazioni non perché non si fida, ma per rendere la sua adesione frutto di un discernimento dove la proposta divina combaci veramente con la volontà umana.

Quanto è bella la fede di Maria, non sdolcinata come vorrebbe un certo devozionalismo, che non rende la grandezza della sua maternità, ma rischia di renderla molto distante dal nostro vissuto.

“Eccomi sono la serva del Signore” è frutto di un'adesione libera che Maria ha posto sotto il suo discernimento comprendendo che veramente “nulla è impossibile a Dio”.

Allora guardiamo a lei più che per aver portato in grembo l'Altissimo per essersi lasciata plasmare da Dio.

Quel fiat ora diventa un impegno da rinnovare giorno per giorno.

Le prove non mancheranno, ma tutte finalizzate al momento della Croce quando il figlio chiederà a noi tutti, rappresentati dal discepolo amato, di prendercela come Madre e nello stesso tempo a Lei viene dato il compito di custodirci come figli.

Questo impegno Maria lo prende sul serio e nella Pentecoste riunisce gli apostoli, rintanati nelle loro paure, per lasciare che siano plasmati a loro volta dallo Spirito Santo e poter dire al mondo che colui che ha portato nel grembo è risorto come aveva promesso.

L'impegno nostro è riconoscere alla Madonna il giusto posto bandendo forme di devozionalismo legato a messaggi e apparizioni presunte attenendoci a quelle, invece, che la Chiesa riconosce.

Allora il nostro affidamento a lei diventa autentico nella consapevolezza che Lei ci conduce a Gesù e solamente a Lui e Lui stesso invece ci indica in lei il modello di perfezione da seguire.

Concludo questa mia riflessione su Maria aiutandomi da una testimonianza che avrò forse già raccontato che mi sorprende sempre. Dice questo racconto il grande rispetto che gente lontana dalla fede ha per la Madonna.
La racconta il Cardinal Comastri.

Giosuè Carducci è stato tra i più grandi oppositori della fede. Addirittura, un suo “inno a satana” apparve nella rivista radicale “Il popolo” nel 1869. Comastri ne cita alcuni versi “Gittò la tonaca Martin Lutero: Gitta i tuoi vincoli, Uman pensiero, E splendi e folgora Di fiamme cinto; Materia, inalzati: Satana ha vinto”. Indubbiamente “un inno terribile” questo, afferma il cardinale, dichiarandone fastidiosa anche la lettura. Le parole della composizione sarebbero state insegnate anche al figlioletto Dante, poi morto prematuramente. “Eppure con il passare degli anni il cuore di Carducci si è aperto”. Sua è la poesia “la chiesa di Polente” dove scrive: “mormoran gli alti vertici ondeggianti Ave Maria”. Tra i versi emerge la fede in Gesù maturata anche grazie alla figura di Maria.

L'annotazione di una conversazione di San Luigi Orione con lo scrittore don Domenico Sparpaglione ci rivela che Carducci, un giorno, salito al Piccolo San Bernardo in Val d'Aosta, all'Ospizio Mauriziano, ebbe parecchie ore di conversazione con l'abate Chanoux. Qui "si avvicinò alla Chiesa e ricevette l'Eucarestia dall'Abate, dopo essersi confessato". Ci sono altre testimonianze a conferma di questa conversione. La funzione di Maria, conclude, il cardinale è quella di condurci al Figlio Gesù e molto probabilmente questo è accaduto anche al poeta.

La donna che ha sperimentato che nulla è impossibile a Dio aiuta i figli a vivere in questa consapevolezza.

 

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