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TESTO Commento su Matteo 16,13-19

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Cattedra di S. Pietro Apostolo (22/02/2006)

Vangelo: Mt 16,13-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-19

13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Dalla Parola del giorno

Gesù disse ai discepoli: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

Come vivere questa Parola?

Oggi la liturgia celebra la cattedra di San Pietro, ossia la missione di maestro e pastore conferita da Cristo al pescatore di Galilea e, a partire da lui, a tutti i suoi successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa. Ebbene, da dove viene il "potere" di Pietro e dei suoi successori? Cosa li rende "pietra" sulla quale edificare la Chiesa di Cristo? Nel Vangelo odierno, alla domanda di Gesù, "Voi chi dite che io sia?", Simon Pietro confessa: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). La risposta è esatta, ma non sufficiente all'esigenza del credere. Subito dopo infatti Pietro rifiuta l'annuncio dell'imminente morte di Gesù. E per questo viene rimproverato duramente dal Maestro: "Lungi da me, Satana!" (v. 23). Vi è in sostanza una conoscenza esatta di Gesù che tuttavia non è sufficiente, non salva. Si può fare della buona teologia, eppure non conoscere Cristo, non essere dei suoi: è quello che accade se la conoscenza di Gesù non passa per il cuore.

Ora, questa maturazione, da una conoscenza esatta ad una vera, da una conoscenza cerebrale ad una di cuore, in Pietro è avvenuta: ed è per questo che egli diventa "pietra" della Chiesa, capace d'essere "testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi" (1 Pt 5,1). Quale dunque il messaggio per noi? Urge coniugare indissolubilmente il conoscere e il riconoscere Cristo, lasciandosi conquistare dal mistero della sua passione, morte e risurrezione, senza disperdersi nei meandri di una fede solo cerebrale che pietrifica il cuore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, poserò il mio sguardo sul volto del Cristo, il Figlio del Dio Vivente e come il centurione sotto la croce ripeterò in preghiera:

"Veramente tu sei il Figlio di Dio"(cfr Mc 15,39).

La voce di un vescovo e martire dei primi secoli

Siate sordi quando qualcuno vi parla senza dire di Gesù Cristo che è della stirpe di David, da Maria, che veramente è nato, ha mangiato e bevuto; che veramente è stato perseguitato sotto Ponzio Pilato; che veramente è stato crocifisso ed è morto...; che è veramente risorto dai morti, essendo stato risuscitato dal Padre suo; e che il Padre suo, a somiglianza di lui, risusciterà anche noi che crediamo in lui per mezzo di Gesù Cristo, senza il quale non abbiamo la vera vita.
Sant'Ignazio di Antiochia

 

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