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TESTO Trotta trotta somarello tu porti l' agnello

don Michele Cerutti

4a domenica Tempo di Avvento (anno C) (08/12/2024)

Vangelo: Lc 19,28-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,28-38

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:

«Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

Pace in cielo

e gloria nel più alto dei cieli!».

“Gesù non guida carri da guerra, come gli altri re; non impone tributi, non avanza sconvolgente scortato da un corpo di guardia, ma presenta d'ora in poi il modello della mitezza e della moderazione”. (San Giovanni Crisostomo)

In questo brano evangelico che ci rimanda alla Domenica delle Palme, che apre la Settimana autentica, cuore e centro dell'anno liturgico, veniamo proiettati anche a un'altra grande festa che abbiamo appena celebrato e che conclude il ciclo annuale della Liturgia quella di Cristo Re.

L'atteso dell'Avvento non è un sovrano come quello che la storia dell'umanità ci ha offerto da sempre, ma si distingue per offrirci uno stile che è quello che poi dovrebbe caratterizzare il cristiano su questa terra.

Ci viene ancora una volta in aiuto San Giovanni Crisostomo commentando questo brano evangelico:

“Ecco perché, quando nasce, non cerca un magnifico palazzo, e neppure una madre ricca e illustre, ma si contenta dell'umile sposa di un carpentiere; nasce in una grotta e viene deposto in una mangiatoia. Per discepoli non sceglie né retori e dotti, né ricchi e nobili ma povera gente di modesta estrazione, del tutto sconosciuta.

Al momento del pasto, a volte si ciba di pane d'orzo, altre volte di quello che manda i discepoli a comprare in piazza, e l'erba gli serve da tavola. Si veste poveramente, come usa la gente del popolo, e non ha neppure una casa. Quando deve spostarsi da un luogo all'altro, fa i viaggi a piedi, tanto da esserne affaticato.

Gesù non ha nessun trono per sedersi né cuscino per posare il capo. Che sia sulla montagna o presso un pozzo - come quando era solo a parlare con la Samaritana - si mette semplicemente a sedere per terra.

Ci dà l'esempio della misura anche nei nostri dolori e nella nostra tristezza: quando piange, versa poche lacrime, in modo che indica i limiti da non oltrepassare e l'equilibrio, da mantenere.

Ecco un altro esempio di semplicità: prevedendo che molti, deboli fisicamente, non potranno sempre viaggiare a piedi, insegna con il suo esempio la moderazione: non è necessario andare a cavallo, non c'è bisogno di muli aggiogati, ma basta un'asina, e così non si eccede oltre il necessario”

Consapevoli anche noi del dono fatto in Gesù, non solo come colui che realizza le profezie, ma in particolare come colui che offre a noi uno stile per raggiungere il cielo, possiamo esultare con i gerosolomitani.

Attendiamo con trepidazione il suo arrivo nel Natale perché si possa compiere il disegno di pace che Egli viene a portare.

Non possiamo che rimanere sconvolti dai troppi rumori di guerra che attraversano il mondo.

Penso alle comunità siriane e come vorrei sentirle gridare anche loro le parole conclusive di questo brano evangelico. Come spezza il cuore sentire lo sconforto anche dei pastori che sono al servizio di quella comunità.

«Siamo veramente stanchi. Siamo veramente sfiniti, e siamo anche finiti, in tutti i sensi». Le parole di padre Jacques, come sempre, vibrano della sua fede e della sua storia.

Jacques Mourad, monaco della Comunità di Deir Mar Musa, dal 3 marzo 2023 è Arcivescovo siro cattolico di Homs, la città dove continuano a arrivare i profughi in fuga da Aleppo, tornata in mano ai gruppi armati dei «ribelli» jihadisti.

«E' una sofferenza immensa, i siriani sono sconvolti per quello che è stato fatto. Chi e come ha deciso di fare questa azione dei gruppi armati, quando tutti conosciamo quello che abbiamo visto per anni, quello che accade quando un gruppo armato entra in un paese, e subito la reazione del governo e dei russi è quella di bombardare le città e i villaggi occupati... Perché fanno questo strazio di Aleppo? Perché vogliono distruggere questa città storica, simbolica, importante per tutto il mondo? Perché il popolo siriano deve pagare ancora, dopo 14 anni di sofferenza, di miseria, di morte? Perché siamo così abbandonati in questo mondo, in questa ingiustizia insopportabile?».

«Dopo l'azione di questi gruppi armati» dice all'Agenzia Fides «i cristiani di Aleppo saranno convinti che non si può rimanere a Aleppo. Che per loro è finita. Che non hanno più una ragione per rimanere. Questa cosa che si sta facendo a Aleppo è per far finire la storia ricca, grande e unica dei cristiani di Aleppo». (Agenzia Fides 3/12/2024).

Quando lo stile di regalità è quello che da sempre ci offre la storia umana non possiamo che risentire ogni anno notizie tremende come queste, quando invece attingiamo da Cristo allora tutto cambia e tutto prende senso e la pace non diventa più utopia, ma concretezza.

 

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