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TESTO Viva Cristo Re

don Michele Cerutti

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (24/11/2024)

Vangelo: Gv 18,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 18,33-37

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Tutte le volte che Gesù si interfaccia con il potere iniziano i guai.

I magi nel Natale, guidati da una stella, vanno verso Betlemme chiedono informazioni nel palazzo di Erode e svegliano in questo tiranno i sentimenti di odio e di paura perché nasce in lui la convinzione che questo Re di cui si parla è venuto togliere i Regni umani.

La parabola storica di Gesù segna la sua chiusura nel palazzo di Pilato.

I Giudei sanno benissimo che se paventano il pericolo di un Re che si affaccia sulla scena della Palestina i romani vengono in soccorso e lo fanno fuori.

Il gioco è molto semplice e questo ostacolo alla tradizione giudaica viene rimosso.

Da Risorto Gesù inquieta ancora i regni umani e allora la strategia che si adotta è di tentare di addomesticare i cristiani riconoscendo il Cristo, ma attribuendo a lui logiche molto umane per riuscire a gestire il potere secondo i propri schemi.

Quante volte vediamo politici sbandierare la fede e poi su temi etici come il fine vita o il suo inizio, come le politiche sulla famiglia, aprendo a un discorso più ampio e nello stesso tempo distorto, sull'immigrazione, sui carcerati o altre categorie, si cercano giustificazioni alle proprie idee supportandole con motivazioni religiose.
Il potere umano poco centra con la logica divina.

Il primo cerca di emergere e sopraffare mentre il secondo si pone nella logica del servizio.

Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù.

Gesù ci offre in questo versetto del Vangelo di oggi la logica sottostante al regno divino che non è quello di emergere con la forza, ma di introdursi nel mondo per condurci a una gioia senza fine nella vita eterna.

Allora non è esibizione di muscoli, non è potenza, non sono troni, corone regali, ma entrano in gioco un grembiule e una brocca d'acqua per lavare i piedi, una mangiatoia per entrare nel mondo, una Croce sul quale appendersi per morire e lavare con il sangue il peccato dei propri fratelli.

“Perché temi Erode il Signore che viene? non toglie i regni umani, chi dà il regno dei Cieli”. Lo cantiamo nell'inno della Liturgia delle Ore in Epifania.

Lo possiamo traslare anche a Pilato questo interrogativo e lo possiamo estendere a tutti i governanti preoccupati di conservare il potere.

State tranquilli non è questo di sovvertire l'ordine umano il fine della regalità di Cristo.

Guardando invece a Gesù stesso tutti invitati a vivere la regalità di cui Lui ci rende partecipe mettendoci a servizio l'uno dall'altro.

Vale per i governanti chiamati a responsabilità vale per tutti perché abbiamo bisogno di versarci vicendevolmente.

Ci aiutino i Santi sovrani che la Chiesa ci propone ad attingere dal loro esempio modelli di servizio. Penso a Stefano d'Ungheria, Luigi IX di Francia, Ferdinando di Siviglia, Isabella d'Aragona. L'elenco prosegue e speriamo di vedere anche tra qualche anno Baldovino di Belgio, il re che abdicò per un giorno piuttosto di firmare la legge sull'aborto.

Ci aiutino i martiri messicani e tra questi il piccolo San José Sanchez del Rio, che mi viene sempre alla mente ogni volta, che viviamo questa ricorrenza liturgica, perché è l'esempio più bello di fedeltà a Gesù che ho conosciuto in quel film "Cristiada" che è difficile trovare in televisione, in DVD o sui social.

Questo piccolo martire davanti a chi lo invitava a salvarsi la pelle rinnegando la fede preferì dire le parole della sua condanna: Viva Cristo Re.

 

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