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TESTO Custodia e responsabilità

don Michele Cerutti

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno C) (25/12/2024)

Vangelo: Lc 2,41-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,41-52

41I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Una situazione difficile con una persecuzione che si fa sentire già nelle prime ore della nascita del Re della pace e nello stesso tempo due genitori con una responsabilità di custodire la vita che è stata consegnata per donarla al mondo.

Questa è l'icona che ci viene consegnata in questa domenica successiva al Natale denominata della Santa Famiglia.

Un dipinto quello fornito dal Vangelo a cui attingere da sempre, anche oggi che ci vengono consegnati modelli sempre diversi.

Quanto bisogno abbiamo in questi tempi di guardare alla Famiglia di Nazareth e comprendere che l'esempio proposto è intramontabile anche se ci viene detto che se lo affermiamo pubblicamente può essere sotto la minaccia di una denuncia perché può offendere chi ha fatto altre scelte.

Giuseppe e Maria con il bambino Gesù ci indicano la responsabilità di tenere viva questa consegna.

Dio è entrato nella Storia con questa via e non con altre e non bisogna aver vergogna o paura di affermare questa verità.

Lo stile di custodia nella reciprocità è lo sfondo di tutti i tre brani che la liturgia della Parola ci propone.

Il rispetto dei figli nei confronti dei genitori e il rispetto dei genitori nei confronti dei figli è il principio affermato con forza.

Giuseppe è l'icona di questo discorso. Rimane un modello ancor oggi in un contesto in cui la paternità sembra conoscere una crisi e questo comporta che a entrare in crisi è la stessa istituzione familiare.

Il padre “legale” di Gesù ha assunto subito dopo alcuni tentennamenti iniziali la responsabilità dell'aiutare a portare avanti il progetto di Dio pur essendo anche poco incomprensibile all'inizio.

Mi piace pensare a quei padri che anche oggi vivono con fedeltà l'impegno dell'accudire le prime settimane di vita dei loro figli.

Un amico mi parla di come è impegnativo alzarsi di notte per riuscire a far riaddormentare la bambina che non ha ancor un mese.

Questo è difficile a volte, ma comprende la responsabilità da un lato, e alla fatica si unisce la gioia dall'altro, di una vita che muove i suoi primi passi.

Giuseppe lo vediamo nel Vangelo si trova anche le ostilità del male che vuole a tutti i modi disfarsi del piccolo Gesù vedendo in questi una minaccia.

Il padre terreno del re della Pace non è mai da solo sempre illuminato da Dio e dai suoi messaggeri.

La paternità è in crisi oggi perché a essere in crisi è la fede quando si lascia Dio fuori dalla porta di casa vediamo i risultati spaventosi che ne derivano.

Il male agisce con la sua forza e la dimostrazione è l'aumento delle notizie di cronaca, dove mariti uccidono e feriscono le mogli e viceversa, ma anche quelle non scritte sui giornali si possono toccare con mano nelle nostre comunità, anche se si tendono a nascondere.

Custodire il dono consegnato nella vocazione matrimoniale si realizza solo se lo si alimenta nella fede ogni giorno.

Giuseppe e Maria una volta espresso il loro fiat hanno dovuto rinnovarlo in mezzo alle fatiche.

Se passiamo in rassegna i brani evangelici che riguardano l'infanzia ci accorgiamo in mezzo a quante spine i tre sono dovuti passare, ma consci del fatto che il loro compito è stato consegnato da Dio non si sono arresi.

Lo stesso vale nel matrimonio che è una vocazione suggellata dal Sacramento e come tutte le vocazioni nasce da un'intuizione divina allora occorre non sottrarsi da questa responsabilità di farci guidare.

Il rischio è quello invece di trovare soluzioni molto umane dove i genitori si mettono allo stesso piano dei figli e non sono capaci di educarli.

Qualche giorno fa una parente mi raccontava come il figlio andando a giocare a calcio si era scontrato con un compagno di squadra e i genitori di quest'ultimo avevano perfino utilizzato minacce di morte.

Dalla liturgia della Parola di oggi recuperiamo quello stile di fede e di responsabilità che debbono essere l'unica e vera bussola nel condurre il tessuto familiare non vi sono altre scorciatoie o vie più semplici da compiere.

 

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