TESTO La guarigione dell'anima e quella del corpo
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/02/2006)
Vangelo: Mc 2,1-12

1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Il brano del vangelo di oggi ci spinge a due considerazioni. La prima riguarda la fede di chi chiede, la seconda l'agire di Gesù e il suo essere Figlio di Dio, Salvatore.
Deve aver fede questa gente, se non si ferma al primo ostacolo e giunge a scoperchiare il tetto e a calare il lettuccio, pur di far incontrare il paralitico con Gesù. Ma deve essere anche rimasta sorpresa nell'intendere le prime parole di Gesù, che regalano il perdono e non la guarigione, che riportano la pace del cuore e non la vitalità delle gambe.
Il Vangelo non ricorda questa meraviglia, ci presenta invece lo «scandalo» degli scribi presenti: «Come può, Gesù, arrogarsi un potere di perdonare, potere che spetta solo a Dio?».
Ed è allora che Gesù guarisce il paralitico. Questo miracolo diventa allora «segno» che convalida il primo: la guarigione del corpo che «prova» anche l'avvenuta guarigione dell'anima. La recuperata vitalità del fisico che «indica» il rinnovato rapporto d'amore con Dio.
Ne viene fuori, spontaneamente, una domanda. Se si tratta, in effetti, di due miracoli, qual è il miracolo più grande? A leggere il racconto evangelico, quello che è stato fatto per primo. Ma non è quello che si produce anche oggi tutte le volte che ci accostiamo al sacramento della penitenza?
Di colpo veniamo rimandati ai nostri giorni e alle nostre reazioni. Perché anche noi, come la gente, siamo pronti a meravigliarci e a lodare Dio per un paralitico che se ne va portandosi dietro la sua barella, ma poi rischiamo di prendere come un regalo di poco conto quel perdono che possiamo ricevere senza scoperchiare i tetti delle case e senza affrontare fatiche sovrumane. Eppure che cosa grande, immeritata e trasfigurante è la riconciliazione con Dio e con i fratelli! Basta pensarci solo per un istante e ci appare in tutta la sua bellezza e profondità... Basta considerare i suoi effetti, per sentirci rincuorati nel profondo.
Un'esistenza che torna a vivere un legame vitale con il suo Dio.
Un'esistenza che riaffiora dal male e viene sanata nelle sue ferite profonde. Un'esistenza che torna a risplendere della luce di Dio ed a mostrare i tratti della sua somiglianza.
Questo è un autentico miracolo... E a produrlo è sempre quella «parola» che Gesù annunziava a quelli di Cafarnao e che risuona anche oggi in mezzo a noi.
Una parola che rivela il peccato, come quel giorno al paralitico che in effetti non soffriva solo di paralisi, ma che offre anche il perdono. Una parola che porta la luce di Dio, perché è colma di benevolenza. Una parola che apre orizzonti nuovi, insperati: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
In questo senso oggi possiamo contemplare il Signore, ricco di misericordia, pronto al perdono, che corre incontro a ciascuno di noi suoi figli per offrirci l'abbraccio della sua tenerezza e della sua vita nuova. Possiamo riflettere come noi viviamo il cammino di conversione e di riconciliazione ogni giorno, come viviamo la celebrazione del Sacramento del perdono, la confessione.
Come e quando la celebriamo, come la prepariamo con l'esame di coscienza, come alimentiamo la consapevolezza e il dolore dei peccati, i propositi e l'impegno di una vita rinnovata, il bene da compiere come segni di amore a Dio e al prossimo.
Anche a ciascuno di noi Gesù dice tante volte: "Figliolo, ti sono rimessi i
tuoi peccati".