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TESTO Commento su Luca 17,11-19

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Mercoledì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (13/11/2024)

Vangelo: Lc 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ecco dieci lebbrosi, emarginati, fuori dal villaggio, fuori dalla vita che si svolge all'interno: sono lo scarto della comunità, della società. Sono dieci, nove giudei e un samaritano insieme; hanno dunque diversa nazionalità. Giudei e samaritani erano nemici in quel tempo, eppure nel Vangelo sono insieme: la sofferenza li unisce in un grido comune. Tutti insieme pregano Gesù, invocano il suo intervento: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». E il Signore: «appena li vide...». Sì, appena li vide, così è scritto. Il Signore va loro incontro senza indugio, in fretta, una fretta che ricorda un pensiero di Twardowski: "affrettiamoci ad amare, le persone se ne vanno così presto!". Il Signore si fa loro prossimo, parla con loro, li tocca e in fretta li conduce verso la guarigione. È bella questa premura di Dio. Ci interpella, ci scuote, ci incoraggia a non rimandare il bene possibile al giorno di poi dell'anno di mai. E tutti e dieci sono guariti; eppure, mentre la sofferenza aveva unito queste persone in un unico grido, la guarigione le separa. Solo uno torna per ringraziare, per celebrare un incontro con Gesù. E così solo uno ascolta le parole ancor più profonde di Gesù: «la tua fede ti ha salvato!». Si tratta del samaritano, il rinnegato, il perduto, secondo la mentalità del tempo. Solo lui, abituato all'emarginazione, ai facili giudizi, torna per ringraziare. E solo lui passa dalla guarigione alla salvezza. Riconoscere l'opera del Signore e stare con Lui, significa essere salvati, a dispetto degli altri nove che sono stati solo guariti. Ci ammaestri questa parola, di non essere come i tanti che invocano il Signore nella sofferenza e poi una volta esauditi si dimenticano di Lui!

«Fra Antonio Mendes Ferreira vive vicino a Rio de Janeiro. Ha fatto il marinaio per tanti anni, ma dentro di sé c'è sempre stata una insaziabile ricerca della felicità. Un giorno in uno dei tanti porti incontra un uomo talmente miserabile da provare ripugnanza. Nonostante lo schifo, rimane lì a conversare con l'uomo. Ed ecco che all'improvviso, il mendicante, grazie alla conversazione con fra Antonio, si lascia andare a un sorriso radioso. È quanto gli basta. Quel sorriso fece nascere in Antonio una felicità inspiegabile e scoprì la chiave della sua vita: prendersi cura dei condannati e degli umiliati di strada e (parole sue) "diventare un cacciatore di sorrisi sui volti tristi"» (cit. da don Marco Pedron).

Il valore di un sorriso

«Un sorriso non costa nulla e rende molto. Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma il suo ricordo a volte è eterno. Nessuno è così ricco da poterne fare a meno. Nessuno è così povero da non poterlo donare. Crea felicità in casa, è sostegno negli affari, è segno sensibile dell'amicizia profonda. Un sorriso dà riposo alla stanchezza. Nello scoraggiamento rinnova il coraggio. Nella tristezza è consolazione. D'ogni pena è naturalmente rimedio. E' un bene che non si può comprare, prestare o rubare, poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona. E poi se incontrerete chi non vi dona l'atteso sorriso, siate generosi e donategli il vostro: perché nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come chi non sa regalarlo agli altri» (S. Madre Teresa).

 

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