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TESTO Commento su Mc 10,47-48

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XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/10/2024)

Vangelo: Mc 10,46-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,46-52

46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Come vivere questa Parola?
Dio non è mai indifferente alla nostra storia. Vuole che lo cerchiamo, vuole che lo preghiamo, vuole che lo amiamo. Ma spesso tutto questo inizia con un grido. Il grido, spesso tra le lacrime, di chi finalmente lo cerca davvero, di chi ha perso le speranze troppo umane, di chi sa che solo Lui può. Finché la nostra preghiera è troppo “ordinaria”, quasi fosse l'espressione del nostro sentirci dei “bravi cristiani” serve davvero a poco, se non a sentirci “a posto”. La vera preghiera invece parte dal bisogno, come l'aria dell'amore di Lui, che solo può guarirci, rialzarci, salvarci... cambiarci la vita. Pregare in ogni istante è permettere allo Spirito che abita in noi di sintonizzarsi con il nostro respiro per cercare il Padre in ogni istante, come insegna il racconto che segue.

Prova a pregare anche tu così, ripetendo, a ritmo con il tuo respiro, questa giaculatoria tante e tante volte: Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me

La voce di un anonimo russo
“- La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l'invocazione continua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con il cuore e con l'intelligenza, nella certezza della sua presenza in ogni luogo, in ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprime con queste parole: “Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me!” [...]
E ora eccomi pellegrino, recitando senza posa la preghiera di Gesù che mi è più cara e più dolce di ogni altra cosa al mondo. Quando un freddo violento mi colpisce, recito la preghiera con maggiore attenzione e ben presto mi sento caldo e confortato. Se la fame si fa troppo insistente, invoco più spesso il nome di Gesù Cristo e non mi ricordo più di aver avuto fame. Se mi sento male e la schiena o le gambe mi dolgono, mi concentro nella preghiera e non sento più dolore. Quando qualcuno mi insulta, non penso che alla preghiera benefica di Gesù; immediatamente collera o pena svaniscono e dimentico tutto. Il mio spirito è diventato semplice, veramente. Non mi do pena di nulla, nulla mi occupa, nulla di quanto è esteriore mi trattiene; vorrei essere sempre in solitudine; per abitudine, non ho che un bisogno solo: recitare senza posa la preghiera, e quando lo faccio divento allegro. Dio sa che cosa si compie in me.”
Racconti di un pellegrino russo, Primo racconto

ADL - info@sanbiagio.org

 

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