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TESTO Commento su Luca 13,31-35

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Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (31/10/2024)

Vangelo: Lc 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Come leggiamo nel Vangelo, Gesù non era un buonista, uno di quelli che giustificava tutti e non esprimeva il suo pensiero. Gesù affronta le avversità con determinazione, addirittura chiama il governatore Erode "volpe". Si riferiva certamente alla sua furbizia malvagia, e dobbiamo sapere che al tempo con la parola volpe ci si riferiva anche allo sciacallo, animale che si ciba di cadaveri. Comunque sia, Gesù palesa Erode come una persona approfittatrice e pericolosa. Gesù sta compiendo il suo pellegrinaggio verso Gerusalemme e ci richiama alla determinazione rispetto alla nostra vocazione, a camminare a testa alta, non per sentirci superiori ma per animare la nostra volontà. Infatti possiamo incontrare tanti Erode, tanti farisei che vogliono intralciarci nel compiere il bene, perciò abbiamo bisogno di animarci, di muovere l'anima con forza verso il bene! Alcune persone soffrono e diventano frustrate perché hanno fatto decidere gli altri per loro, oppure hanno lasciato che le avversità decidessero il loro percorso. Decidere di passare oltre gli Erode, decidere di andare altrove, di non fermarsi, è spesso necessario. Anche quando abbiamo avversità quotidiane irrimediabili possiamo decidere di portarcele dietro, di stare in una situazione di malessere oppure di affidare tutto al Signore, portando al cielo le cose della terra. Gli altri operino come hanno deciso, anche nel male ma noi cosa decidiamo di fare? Commiserarci o discernere il nostro cammino, passare oltre, traendo attraverso la preghiera un bene dal male? Voglio fare qualcosa o passo la vita a commiserarmi ed essere frustrato?

«Se non possiamo far nulla per la situazione che ci irrita (e spesso è così), possiamo almeno assicurarci di trarne qualche beneficio spirituale, trasformandola in una preghiera». [...] Una volta il mio confessore mi ha raccomandato che non avrei mai dovuto pensare di comprare qualcosa e poi lasciare intenzionalmente la merce sul bancone andandomene. In altri termini, se bisogna sopportare qualcosa, si può almeno trarre qualche grazia da quella situazione. Offritela e rendetela una preghiera» (fra Joseph Esper).

 

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