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TESTO Un cuore generoso, un cuore moltiplicato

don Andrea Varliero

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (13/10/2024)

Vangelo: Mc 10,17-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,17-30

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Un cuore insoddisfatto si mette in strada, un uomo senza volto né età vive un desiderio forte, una sincera inquietudine. Una vita perfetta e senza sbavature, eppure una vita vuota. Un tale che ha sempre rigato dritto, sempre vissuto il suo dovere, mai disturbato nessuno, eppure dentro qualcosa non lo lascia in pace: che cosa devo fare per avere vita, vita piena? Non chiede per la vita dopo la morte, chiede per questa vita, perché sia una vita bella. E grazie a questo tale comprendo che vita e vita eterna non sono un primo e un secondo tempo, intervallati da sorella morte; che non c'è un prima, fatto di rinunce e dolore, e un dopo, intessuto di premio e di pace; ma che tutto è cammino, processo, divenire, avanzare, incontro, di vita in vita. Questo tale, la sua domanda, mi fanno intuire che la via eterna comincia già qui, in questi miei giorni. Che ho vissuto tante volte la morte, e altrettante volte la resurrezione; che la vita piena mi sta sfuggendo di mano, se non mi fermo un attimo a gustarla lungo i giorni. Cogliere la bellezza del presente, sentire ogni momento come una carezza di Dio, la sua Grazia. Certo, quel tale è irreprensibile: non ha ucciso, non ha rubato, non ha mentito. Ma anche un morto non compie nessuna di queste cose: perché sia vita, quella piena, occorre una prospettiva del tutto nuova. Gli occorre mettersi alla scuola della gratitudine. Gli occorre riconoscere volti che gli stanno accanto, che lo sostengono senza un perché. Gli occorre vendere tutte le sue sicurezze, una vita fatta di cose, per mettersi in cammino. Umanità povera, certo, ma unica ricchezza che rimane. Gli occorre riprendere il cammino, mendicante ancora una volta.

Guardandolo dentro, lo amò. Tra mille e mille volti, una volta sola quel tale si è sentito pienamente ascoltato e visto. Ma il suo stesso volto si fa triste, si fa grigio: troppe cose, troppi legami, tutto troppo impegnativo. Un incontro talmente forte e potente, talmente sentito e vissuto, da assomigliare ad un'autobiografia. Forse quel tale sarà lo stesso giovane presente nell'orto degli ulivi, che scapperà via pieno di paura; forse quel tale sarà lo stesso giovane vestito di una tunica bianca in un mattino di resurrezione, ad attendere le donne per dire loro che non è più in quel sepolcro; forse questo tale è il volto di Marco stesso, l'autore del vangelo. Giovanni Marco, di famiglia ricca, possidente del podere del Getsemani e della casa dove al piano superiore si è vissuta la Pasqua. E questo sguardo, e questo incontro, e queste parole, continuano ancora: è lo stesso incontro che ha deciso la vita di frate Francesco, lo stesso sguardo che nelle nostre vocazioni abbiamo incontrato. Ha deciso anche la mia vita. Tra mille e mille volti tu mi conosci, non puoi dubitare.

Guardandosi attorno, vede dei discepoli basiti, rimasti a bocca aperta. Chi può salvarsi? Non vedi che tutti abbiamo bisogno di cose per vivere? Nulla è impossibile a Dio, risponde. Quella frase, identica, la sussurrò un angelo anche a Maria, nell'intimo del cuore. Sarai Madre, nulla è impossibile: quando si tratta di nascite e di fioriture, nulla gli è impossibile. Neanche che il cuore dell'uomo, per quanto riempito e affollato, possa avere un piccolo pertugio, un piccolo spazio vuoto, una rinascita per Lui.

E guarda nel cuore di Pietro, lo guarda dentro. Pietro, ma ti rendi conto? «Ci è più facile oscillare tra rivendicazione aspra e brontolio esasperato, prigionieri di una sonnambula ingratitudine che si volge in labirinto, invece di trovare tempo per quella gentilezza spirituale che ci fa esprimere più e più volte la fondamentale riconoscenza che noi dobbiamo agli altri. Per questo ti prego, Signore: dammi un cuore buono, umile e grato. Dammi un cuore consapevole fino alla fine di essere un cuore ipotecato» prega José Tolentino Mendonca. Pietro, guardati attorno: hai ricevuto cento volte tanto, in umanità, in bellezza, in grazia e in vita. Cento volte tanto, abbracciando il Vangelo. Confermo: il Vangelo non ha aggiunto né tolto niente alla mia vita, ha moltiplicato tutto. Il Vangelo mi ha restituito in modo moltiplicato ciò che sembrava rinunciato. A questo nostro mondo che funziona per misura, che centellina nel dare e avere, a questo nostro mondo che si dimentica della gratitudine, il Vangelo è quel miracolo che ci stiamo dimenticando di cercare: un cuore generoso e moltiplicato. Donami, Signore, un cuore capace di ascolto, donami un cuore generoso, un cuore moltiplicato.

 

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