TESTO Commento su Luca 7,11-17
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Martedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (17/09/2024)
Vangelo: Lc 7,11-17
Il Vangelo di quest'oggi mi ha riportato alla mente un evento di grande dolore. Tempo fa andai a trovare una famiglia a me cara; non era una visita di cortesia ma di condivisione di un loro grande dolore. Erano morti in un incidente una bimba di quattro anni e la sua giovane mamma. Davanti ai perché che i familiari mi ponevano, perché Dio aveva permesso ciò, non avevo molte parole da dire, se non un abbraccio da dare e una lacrima da versare con loro. Davanti alle nostre tante elucubrazioni mentali, questi eventi ci dicono la fragilità della nostra vita, e i tanti nostri perché che non trovano risposta umana. Eppure il Vangelo di oggi ci dice una cosa fondamentale: Dio guarda il dolore! Davanti al dolore di questa donna che non proferisce parola, ma piange nel suo cuore la morte del suo unico figlio, Dio si commuove, guarda, si ferma, accarezza, consola! Gesù non ci salva croce spiegandocela ma stando con noi sulla croce; non ci salva dalla croce ma nella croce. Quanto ci fa bene ricordare che in tutta questa nostra vita Egli è sempre accanto a noi, Egli combatte con noi; e se Lui è con noi chi e che cosa può essere contro di noi? Nulla, nemmeno la morte ci può separare dall'amore di Cristo e in Lui dall'amore dei nostri cari, anche quando questi hanno già concluso il loro pellegrinaggio terreno, perché in Cristo nulla è morte ma tutto è vita!
«Gesù non sfiora il dolore, penetra dentro il suo abisso insieme a questa donna. Entra in città da forestiero e si rivela prossimo: chi è il prossimo? Gli avevano chiesto. Chi si avvicina al dolore altrui, se lo carica sulle spalle, cerca di consolarlo, alleviarlo, guarirlo se possibile. Il Vangelo dice che Gesù fu preso da grande compassione per lei. La prima risposta del Signore è di provare dolore per il dolore della donna. Vede il pianto e si commuove, non prosegue ma si ferma, e dice dolcemente: donna, non piangere. Ma non si accontenta di asciugare lacrime. Gesù consola liberando. Si avvicina a una persona che, forse, in cuor suo sta maledicendo Dio: «Perché a me, perché a me? Cosa ho fatto?» Nessun segnale ci dice che quella donna fosse credente più fervida di altri. Nessuno. Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù, il Signore amante della vita, è il suo dolore. Quella donna non prega, ma Dio ascolta il suo gemito, la supplica universale e senza parole di chi non sa più pregare o non ha fede, e si fa vicino, vicino come una madre al suo bambino. Si accosta alla bara, la tocca, parla: Ragazzo dico a te, alzati. Levati, alzati in piedi, sorgi, il verbo usato per la risurrezione. E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all'abbraccio, all'amore, agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d'amore nelle quali soltanto troviamo la vita» (p. Ermes Ronchi).