TESTO Nasce l' aurora
Natività della Beata Vergine Maria (08/09/2024)
Vangelo: Mt 1,1-16.18-23 (forma breve: Mt 1,18-23)
Aspettare l'alba. Mi è capitato durante alcune esperienze di esercizi spirituali, trascorrere la notte in preghiera; dapprima l'entusiasmo, poi man mano la stanchezza, infine la fatica delle ore più buie, i rumori di fuori e di dentro amplificati, la tentazione a chiudere gli occhi. E finalmente il cielo illuminarsi, e con esso la vita riprendere con il canto e il fruscio. Un vento alzarsi e il sole sorgere, gioia improvvisa, qualcosa di stabile in questa fragile vita. Il sole che sorge: Dio non si è stancato, Dio non si è dimenticato, Dio continua la sua misericordia in noi. Aspettare l'alba: nelle notti prima degli esami, in una corsia di ospedale, vicini ad una persona cara, sul finestrino di un treno, in cammino con lo zaino in spalla. C'è un momento in ciascuna alba in cui la luce è come sospesa; un istante magico dove tutto può succedere. La creazione trattiene il suo respiro. Oggi festeggiamo l'aurora, l'alba di un'umanità nuova. Viene alla luce Maria, l'uomo nuovo nasce come una bambina. Sino alla nascita di Maria la terra era rimasta al buio, avvolta nelle tenebre, ma con la sua nascita è sorta nel mondo l'aurora della salvezza, come un presagio dell'avvicinarsi del giorno. Lo riconosce la Chiesa nella festa della Natività della Beata Vergine Maria: «Con la tua nascita, Vergine Madre di Dio, hai annunciato la gioia a tutti: da te è nato il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio» (Ufficio delle Lodi). Ma il mondo, allora, non lo seppe. La terra dormiva.
Venire alla luce, è la frase più bella che possiamo sentire: siamo venuti alla luce il giorno in cui siamo nati, il giorno in cui abbiamo emesso il primo respiro. È la nostra vocazione, venire alla luce: troppe volte ci ripetiamo «voglio morire», oggi dovremmo invece ripeterci «voglio nascere, ogni giorno». Nascienza è la nostra identità, la nostra responsabilità, la nostra vocazione. Nascere ogni giorno: non per istinto, ma per il Divino che abita in noi. Un'umanità nuova riparte da una bambina: nessun prodigio, nessun miracolo, nessun altare, ma una bambina, ultima di casa. Ultima nella società, senza diritto di parola né di entrare nel Tempio, ultima nell'eredità di famiglia: eppure Lei, la bambina, è la prima di un'alba nuova.
Alda Merini di Maria scrive: «Se tu sei la mia mano, il mio dito, la mia voce, se Tu sei il vento che mi scompiglia i capelli, se Tu sei la mia adolescenza io ho il diritto di servirti e il dovere, perché l'adolescenza non ha mai chiesto nulla alle sue stagioni. Tu mi hai presa perché io non ero una donna ma solo una bambina e le bambine si accolgono e si avvolgono di mistero. Tu mi hai resa donna, Signore, e la donna è soltanto un pugno di dolore. Ma questo pugno Io non lo batterò Verso il mio petto, lo allargherò verso di te come una mano che chiede misericordia. Tu sei la mia mano, Signore, tu sei la vita, e quando una donna partorisce un figlio la disgrazia e l'amore abitano in lei come il dubbio della sua esistenza. Tu mi hai redenta nella mia carne E sarò eternamente giovane E sarò eternamente madre. E poiché mi hai redenta posi vicino a Te la pietra della tua resurrezione». Festa dell'aurora, di nascita e rinascita