TESTO L' amico dello sposo
I domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno B) (01/09/2024)
Vangelo: Gv 3,25-36
25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
La Chiesa ambrosiana nel corso dell'anno liturgico ci invita a compiere dei passaggi importanti facendoci rivivere il tempo dell'attesa (Avvento), il tempo dell'Incarnazione (Natale), il tempo della Passione (Quaresima), il tempo della Pasqua (mistero di morte e risurrezione fino all'Ascensione), il tempo dello Spirito Santo (mistero della Pentecoste) per condurci al tempo in cui siamo chiamati a vivere la nostra testimonianza.
Il periodo che si apre davanti a noi è denominato quello successivo al martirio del Battista. Una manciata di settimane in cui siamo chiamati a interpellarci su come viviamo la nostra fede e su come questa la sappiamo donare ai fratelli.
Infatti, quando ci riferiamo al martirio pensiamo subito a quella di moltitudine di cristiani che per il Vangelo hanno dato la vita.
La parola martire, tuttavia, deriva dalla parola greca μάρτυς che significa testimone e quindi abbraccia tutti perché la nostra vocazione comune è quello della testimonianza che a qualcuno comporterà anche la donazione della propria vita, ma che a tutti fa conseguire le difficoltà dell'incomprensione e della persecuzione.
I Santi che la Chiesa ci propone sono tutti stati martiri in senso più ampio del termine perché, se ripercorriamo le loro vite, hanno dovuto passare la via della difficoltà nell'essere compresi.
Tutti accumunati da quello che oggi il Vangelo ci consegna tramite proprio il Battista quando questi afferma: Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire. (Gv 3,29-30).
Il cristiano è colui che mette al centro nella sua testimonianza Gesù e non altro sapendosi mettere in secondo piano.
Stiamo vivendo tutti quanti momenti difficili come Chiesa e credo che molti degli scandali che possono venire allo scoperto molte volte sono causati dagli eccessi di protagonismo che pervadono anche coloro che si trovano in punti apicali nelle comunità cristiane.
Quando al centro sono ruoli e responsabilità e non è invece lo sposo, colui che -pensate a questa bella espressione- possiede la sposa, il rischio di incartarsi diventa altissimo.
Quando al centro ci sono i like di un social anche qui il rischio si chiama narcisismo e non sono esclusi gli uomini e le donne di Chiesa.
Qualche settimana fa leggevo un articolo intervista, su Avvenire, a don Ronzoni, parroco di Padova e professore di teologia pastorale, che affermava: Ai tempi di Freud la psicosi più diffusa era l'isteria, oggi siamo al “video ergo sum”, le persone credono di aver raggiunto un valore quanto più sono viste. Anche in ambito ecclesiale si confonde la propria visibilità con l'efficacia apostolica. Tanti clic tanti fedeli. Si pensa che la persona carismatica sia quella che attira tante persone, invece secondo san Paolo i carismi sono doni dello Spirito e non dipendono dal numero di - presunti - seguaci.
Le parole del Battista suonano quindi nella cultura odierna, anche ecclesiale, ogni tanto, fuori moda eppure sono la misura vera della nostra testimonianza.
Certamente sono domeniche queste in cui siamo chiamati a guardare alla testimonianza di coloro che più di tutti sono provati nel portare avanti la loro fede.
Il mio pensiero corre al popolo nicaraguense che in queste ore vive momenti drammatici, ma dove nello stesso tempo in una terra macinata, come quella, vi sono germogli di speranza che arrivano dall'arcidiocesi di Managua e dalla Diocesi di León. L'arcivescovo di Managua, il card. Leopoldo Brenes, ha ordinato venerdì 16 agosto 16 nuovi sacerdoti, che hanno frequentato i seminari La Purísima e Redentoris Mater «Nuestra Señora de Guadalupe», quest'ultimo corrispondente al Cammino neocatecumenale. Il giorno prima, giovedì 15 agosto, il vescovo di León, mons. Sócrate René Sàndigo Jirón, ha ordinato otto nuovi sacerdoti.
Quando si ha la consapevolezza che, chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo e nello stesso tempo si vive convinti che egli deve crescere e io invece diminuire (Gv 3,29-30), allora non si ha paura e tutto permane nelle mani di coLui che segna la storia di colui che è l'Alfa e l'Omega di tutta la nostra esistenza.