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TESTO All' ombra stupita dei gelsi

don Angelo Casati   Sulla soglia

XIII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (18/08/2024)

Vangelo: Lc 7,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ancora sorprese nei testi che oggi leggiamo. Sono arrivato a pensare che qualora leggessi e non mi toccasse sorpresa, segno sarebbe che sono assopito e in urgenza di risveglio. Oggi dalle pagine escono due figure, una ha un nome famoso Ciro, nome di imperatore persiano; l'altra non ha nome, è un centurione e la fama quel giorno gliele diede Gesù. E fama gli arriverà finché uno leggerà i vangeli. Hanno in comune di non essere del popolo di Israele, ma di avere sorprendentemente preso a cuore la costruzione di luoghi sacri a quel popolo. Ciro, re persiano dice: "Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!".

Del centurione romano, che chiedeva grazia per un suo servo, alcuni anziani dei Giudei dicono a Gesù per indurlo: "Egli merita che tu gli conceda quello che chiede perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Lascio la lettura del primo Testamento non senza aver sottolineato questa sorprendente consonanza, e vado a spigolature dal vangelo di Luca. E vorrei innanzitutto annotare una connessione: Gesù entra in Cafarnao, da dove viene? Luca scrive: "Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao". Veniva da una predicazione, importante, discorso programmatico: per Matteo il discorso della montagna, per Luca il discorso della pianura. Per Matteo parole rivolte ai discepoli, per Luca parole non esclusive, non solo per appartenenti alla cerchia.

Scrive: "Si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie". Ebbene dopo le luminose imperdibili parole, Gesù entrò in Cafarnao. E c'è un particolare che mi intriga: che il discorso della pianura termina evocando un costruire sapiente e un costruire dissennato, la casa sulla roccia che sfida maremoti e vento, la casa sulla terra senza fondamento con destino di crollo. E la differenza non sta nell'aver ascoltato le parole, se pur quelle luminose della pianura, ma nell'averle messe in pratica: "Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico?". Aveva anche detto che un albero, se è buono o cattivo, lo vedi dai frutti.

Il rabbi di Nazaret apriva orizzonti, aggiungendo: "L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male". Non bastano dunque le parole, non bastano le etichette. L'uomo buono! L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. La differenza la fa il buon tesoro del cuore: puoi essere persiano, o romano o di chissà quale fede o non fede. Mi si è affacciata una domanda: voi pensate che a indurre Gesù a portare salvezza da lontano al servo del centurione sia stato l'accenno all'apporto del centurione alla costruzione della sinagoga? Gesù ama senza condizioni. Ed è bellissimo: arriva anche da lontano, perché una parola, se è abitata dall'amore e non da un calcolo, ti tocca e ti risana anche da lontano. Quante parole rimangono a mezza strada. E mi farebbe bene chiedermi quali, e perché. Perché alcune da un metro non ti toccano, mentre altre attraversano oceani e risanano. Che c'entri il tesoro del cuore?

E allora lasciate che, dopo aver ricordato questa meraviglia delle meraviglie, pura grazia, che è la parola di Gesù, mi soffermi sul centurione senza nome. E vi dirò che a colpirmi nelle primissime parole del racconto è un piccolo cenno che Luca fa, direi, al buon tesoro del cuore del centurione. Luca scrive: "Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro". Aria aperta. Voi mi capite, in primo piano non i gradi, ma i sentimenti: "L'aveva molto caro". Non era solo scomodarsi per un dipendente. Era un affare di cuore. E in successione di sorprese, notizie buone ancora dal centurione: nessuna aria di superiorità, non se la tira per il fatto di essere centurione, anzi mette in luce la indegnità: "Non sono degno". Aria aperta.

E poi arriva Gesù con quelle sue parole che scandalizzano quelli della cerchia, ma fanno l'estasi dei sognatori: "Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!"". Aria aperta. Spalancava porte, apriva finestre, scoperchiava tetti. Penso all'arte di ritrovare la fede grande fuori dai territori abituali circoscritti, l'arte di Gesù. Che ora tocca a noi. Vi lascio, perdonatemi, con un piccolo racconto. Mesi fa fuori dal bar di Armani, qui vicino dove sbuca la metropolitana, io e una mia amica. L'addetto sulla porta si dice dispiaciuto: all'interno hanno un evento, non possono offrire degustazioni. "Lui ci ritornerà" dice l'amica "abita in via Montenapoleone". "Sì" replico io "ma non sono un vip, sono un prete, un semplice prete". E ci si racconta.

Lui del Kashmir, in Italia da anni e ora in attesa di ricongiungersi con la moglie. Ci facciamo dire della sua terra e sogniamo. Lui di tanto in tanto interrompe il racconto e ci dice: "Pregate, pregate per me". E sgusciano immagini: valli di ininterrotto stupore, foreste e laghi a specchio di cieli, monti innevati, l'immensità. "E noi" - diceva - "siamo piccoli, ma Dio immenso ci avvolge della sua benevolenza. E dovremmo portarci rispetto". Di tanto in tanto si interrompeva e diceva, pelle scura, occhi chiari: "Pregate per me". La cronaca della sua vita come sposata all'immenso. Una spiritualità a cui incantarsi, poco fuori del bar. E, a ritorno, le parole di Gesù: "Non ho trovato una fede così grande...".

Per un attimo ci sembrò che pure i gelsi, che regalavano ombra generosa alla piccola piazza, fossero rimasti, fiato sospeso, ad ascoltare il racconto. Aria aperta.

 

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