TESTO Alzatasi andò per monti
don Angelo Casati Sulla soglia
XIII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (18/08/2024)
Vangelo: Lc 7,1-10
"In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa". "In quei giorni" erano i giorni in cui le era accaduto l'inimmaginabile, la visita di un angelo. E le parole erano ancora lì tutte, nella casa, come impigliate alle pareti e, chissà, per quanto, ancora a subbuglio nel cuore. Si alzò, "alzatasi", "anastasa", in greco. E sono corso dietro al verbo, mi si è accesa connessione, perché in Oriente nella tradizione ortodossa alla risurrezione danno nome di "anastasis". Si alzò Maria al compiersi dei suoi giorni, quando non lo sappiamo. Salì un altro monte, come sospinta dal vento della risurrezione del figlio.
Aveva imparato ad alzare gli occhi al monte da piccola, quando in casa le erano state insegnate le parole del salmo: "Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre". Maria sospinta dal vento della risurrezione, che è vento per tutti.
E Paolo scrive: "Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita". Celebriamo il vento che rialza. Il vento che oggi solleva Maria, la madre del Messia Gesù. L'aveva sollevata da adolescente quando si era messa in viaggio per la regione montuosa. Oggi l'ultimo vento, quello dell'Assunzione, in vista della terra nuova, sotto cieli nuovi. L'Assunzione di Maria racconta l'universalità del vento.
Non so se sbaglio, non sono un esperto. Ma l'iconografia della risurrezione nella tradizione dell'Oriente, nelle anastasis ortodosse, sembra cantare con accento più forte l'universalità. Quest'anno nel giorno dell'Ascensione ho fatto cenno - e ora faccio ritorno - all'abside della chiesa di san Salvatore in Chora ad Istanbul: "Nell'abside vediamo la discesa di Gesù agli Inferi, secondo la tipica rappresentazione bizantina. Aperte e calpestate le porte degli inferi che impedivano la resurrezione e gettate via le chiavi con le quali i morti erano imprigionati, legato e gettato a terra ormai impotente il Maligno, Cristo può prendere per mano Adamo ed Eva - e con essi tutti i morti - e condurli alla resurrezione".
Anastasa. Alzatasi. Forse anche il giorno dell'annuncio - sto fantasticando - si trovò tutto a un tratto alzata, quando all'angelo disse: "Avvenga per me secondo la tua parola". Si trovò a stropicciarsi gli occhi: vero o aveva sognato? "Alzatasi", come a dire che si affidava, senza sapere il per filo e per segno, perché se pretendi il per filo e per segno, non ti alzerai mai. Poi riandando alle parole dell'angelo fece sosta su quel dettaglio - che non era poi tanto un dettaglio - della cugina incinta nei giorni della vecchiaia. Alzatasi si mise in viaggio; e non era per una conferma, era per dare sollievo e forse anche per un bisogno di confidarsi tra donne.
Bastò la notizia a rialzarla. E andò in fretta per i monti di Giuda, quando lui, il Messia, ancora non faceva peso nel grembo, era come ombra dolce. Quali fossero i sogni mentre andava per i monti di Giuda a noi non è dato sapere. O forse ci è dato per grazia immaginarli riandando al canto che sgorgò alla ragazzina come acqua di torrente, dopo l'abbraccio sull'uscio, dopo che le parole della cugina svelarono una danza nel grembo: "Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo". Che cosa le sarebbe accaduto negli anni, nemmeno lontanamente poteva immaginarlo. Certo non avrebbe, mai e poi mai, immaginato che un giorno, "alzatasi", avrebbe seguito il figlio carico di Croce sul dosso del Calvario, fuori la città.
Una cosa sapeva ed era come se fosse scritta una volta per sempre nella sua maternità e in quella della cugina: che Dio è sorpresa, "rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili". La profezia della ragazzina di Nazaret era in anticipo di anni sulla pagina di Paolo che avrebbe scritto: "L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte", in anticipo di anni sulla pagina dell'Apocalisse che avrebbe parlato del drago, impotente a divorare il figlio della donna. Nel "magnificat" rimaniamo sorpresi, e come sospesi, alle parole di Maria, una adolescente che canta la sua fiducia in Dio, un Dio che gonfia le vele: ti chiede un cammino e tu ti alzi.
Quante cose erano per lei oscure, una cosa era chiara: a quel figlio avrebbe insegnato ad alzarsi, ad alzarsi alle chiamate di Dio, alle chiamate di donne e uomini. A dire: "eccomi". Voi mi perdonerete per queste mie suggestioni, ho navigato intorno alla parola "anastasa", "alzatasi". Forse anche perché "alzarsi" è un verbo di fede, verbo - potremmo dire - da custodire nella vita. E' il verbo che ci viene chiesto ogni mattino, al risveglio: "Mi alzo?". A volte ti prende entusiasmo, a volte esitazione, penso a coloro che, per depressione o affaticamento, non vorrebbero mai alzarsi.
E' verbo di fiducia in Dio e nella vita, di fiducia nella giornata che ti viene consegnata. Oggi me lo ha ricordato, con il suo alzarsi, Maria di Nazaret, la madre di Gesù.