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TESTO Commento su Matteo 16,13-23

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Giovedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (08/08/2024)

Vangelo: Mt 16,13-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Commento al Vangelo

Il Vangelo di oggi ricorda i due binari essenziali sui quali cammina la fede di un cristiano: Gesù e la Chiesa. Anzitutto la fede è una relazione con Gesù, una relazione fatta d'amore e di obbedienza. Sembra strano parlare di obbedienza ma per una volta è bello chiamarla in causa. La nostra fiducia, infatti, è un'adesione personale a Cristo a cui consegue l'obbedienza. Ad esempio, se mi fido di un medico la conseguenza (logica e pratica) è che ascolterò quello che mi dice e prenderò le medicine che mi prescrive, se no che fiducia è? Ecco, il primo binario del credente è la fede in Gesù che mi ama, mi conduce, mi consola, mi guida per il giusto cammino e mi chiede di fidarmi delle sue parole. Il secondo binario è il camminare nella Chiesa, in quella Chiesa Cattolica (=universale) voluta da Gesù e fondata su Pietro e sulla sua professione di fede. Noi crediamo la Chiesa, mediante la quale il Signore continua a rendersi presente, e grazie alla quale possiamo incontrarlo nei sacramenti, essere illuminati dalla sana dottrina, ed essere santificati. Gesù e la Chiesa sono inseparabili, sono Capo e Corpo e noi battezzati siamo le membra di quest'unico corpo. Ecco la grazia da chiedere al Signore: essere membra vive, sane, che corrispondono agli “input” del Capo, altrimenti sono dolori per noi e per gli altri! Pensiamo già in natura: se un osso va fuori posto, quanto dolore arreca? Molto, vero? E quante difficoltà reca all'intero corpo? E se il cervello desse un input al braccio ma questo facesse l'opposto, che ne sarebbe? Ecco, in un certo senso funziona lo stesso con ciascuno di noi: se io sono smarrito (= fuori posto) o se faccio di testa mia (= non obbedisco alla Parola di Dio), quanto male reco a me stesso e agli altri? Viceversa - ed è questa la grazia da chiedere - quanto bene possiamo sperimentare e diffondere se siamo ben innestati in Cristo, obbedienti alla sua parola e agli “input” dello Spirito Santo? Che il Signore ci aiuti a vivere una fede vera, autentica, obbediente e gioiosa!

«Come è possibile separare il nostro amore per Gesù Cristo da quello che dobbiamo alla sua Chiesa? Gesù Cristo aveva misticamente associato in sé i figli degli uomini per formare con loro un tutt'uno, lasciando tuttavia sussistere la personalità propria di tutti quelli che si sarebbero uniti a lui. E come in Gesù Cristo non c'è che una sola persona, così tutti i cristiani devono formare con Lui un sol corpo. Egli ne sarà il capo ed essi le membra. La Chiesa è il prezzo del sangue di Gesù Cristo e l'oggetto del suo amore infinito per gli uomini. L'ha amata più della sua vita e, attraverso di lui, è cara a Dio Padre che già da tutta l'eternità l'aveva amata fino a dare per lei il suo unico Figlio: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv3, 16). Anche lo Spirito Santo, promesso dal Divin Salvatore, è venuto ad unirsi con lei per non separarsi mai più, per essere come la sua anima, per ispirarla, illuminarla, dirigerla, sostenerla e compiere in lei le grandi opere di Dio (cf. Atti 2, 11). Tutti coloro che sono membri della Chiesa vivono nella casa spirituale di Dio o, meglio, sono essi stessi quella casa, un immenso tempio in cui tutto l'universo deve entrare e le cui pietre sono tutte vive. (...) Dio stesso ha costruito questa casa con cemento divino.

Ora, fratelli carissimi, vi domandiamo: non amare d'un amore filiale la Sposa di Gesù Cristo che Egli ci ha dato come Madre, non amare la famiglia dell'Uomo-Dio, la sua casa vivente, il suo tempio santo, la sua città terrena, immagine della città eterna, il suo regno, il suo gregge, la società che ha fondato, in una parola l'opera che è stata l'oggetto di tutta la sua attività e che è l'oggetto di tutte le sue compiacenze quaggiù, non è un non voler amare lui stesso? Non è un misconoscere i piani della sua misericordia, i diritti del suo amore e quelli della sua potenza? Non è un misconoscere lui stesso come Salvatore, come Redentore degli uomini, come vincitore dell'inferno e della morte, e come il sovrano Signore al quale sono state date in eredità tutte le nazioni della terra? (cfr. Sal. 2, 8)» (sant'Eugenio de Mazenod).

 

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