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TESTO LA RIBELLIONE DI SISIFO

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/08/2024)

Vangelo: Gv 6,41-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,41-51

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

I.

In questi ultimi mesi sto facendo una ricerca, in vista di una pubblicazione, riguardante la questione del senso della vita. La domanda sul perché vivere ha affascinato e tormentato l'umanità fin dai tempi antichi, e diverse discipline ci offrono prospettive uniche su questo profondo interrogativo. Dalle tante letture fatte emerge un coro di intuizioni che ci esortano a trovare il senso della vita in modi diversi e profondi. Che sia attraverso la riflessione, la moralità, l'autorealizzazione, la creatività, il servizio agli altri o la scoperta scientifica, ciascuno di noi è chiamato a esplorare, creare e abbracciare il proprio cammino di ricerca per trovare il senso della vita.

Proprio questa domenica appena trascorsa (4-8-2024) Papa Francesco ha lanciato una lettera sul ruolo della letteratura nella formazione dei futuri sacerdoti, degli agenti pastorali e di ogni cristiano. Egli sotiene che "per un credente che vuole sinceramente entrare in dialogo con la cultura del suo tempo, o semplicemente con la vita delle persone concrete, la letteratura diventa indispensabile" (n.8). Da sempre nelle miei riflessioni sul Vangelo ho fatto riferimento alla letteratura e all'arte, anche se qualcuno infastidito mi diceva di parlare solo del Vangelo senza "divagazioni". Mi è quindi di grande conforto e stimolo ciò che dice il Santo Padre in questa lettera: "Ecco il punto: compito dei credenti, e dei sacerdoti in particolare, è proprio 'toccare' il cuore dell'essere umano contemporaneo affinché si commuova e si apra dinanzi all'annuncio del Signore Gesù ed in questo loro impegno l'apporto che la letteratura e la poesia possono offrire è di ineguagliabile valore" (n.21). E conclude esortando ad "una grande apertura spirituale per ascoltare la Voce attraverso tante voci" (n.41).

La voce che vi propongo oggi è quella di Albert Camus. Camus trova paradossalmente il senso della vita nell'accettazione del suo non-senso. Questo traspare nel suo saggio "Il mito di Sisifo," dove utilizza la figura mitologica di Sisifo, condannato a spingere eternamente un masso su per una montagna solo per vederlo rotolare di nuovo giù, come metafora della condizione umana. Per Camus, Sisifo rappresenta l'assurdità della vita intesa come una lotta incessante e senza significato. Nonostante ciò, il nostro autore francese conclude che dobbiamo immaginare un "Sisifo felice", perché trova il senso del suo destino proprio nell'accettazione della sua condizione e nel vivere pienamente il momento presente. La consapevolezza della sua situazione, dice, e la scelta di affrontarla con coraggio e senza illusioni conferiscono dignità e significato alla sua esistenza. In questo modo, per Camus, Sisifo diventa un simbolo della resistenza umana e della capacità di trovare felicità e significato anche in un universo privo di senso.

II.

Dopo tanti libri letti e analisi di tante opere d'arte, alla ricerca del senso della vita, mi imbatto nel Vangelo di questa domenica dove Gesù dice: “chi crede ha la vita eterna”, “Io sono il pane della vita” chi ne mangia non muore, “io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Gesù ci parla di futuro, di vita eterna, di infinito. Credere in Lui dà senso alla vita e ci regala il futuro, l'ineffabile. Una promessa di senso che va ben al di là dei nostri balbettìi ripetitivi e ci sprona a guardare oltre il proprio ombelico, ci invita a guardare in alto.

Sant'Agostino afferma: “Ci hai fatti per Te Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.

Gesù pone fine a questa inquietudine della ricerca del senso della vita, perché è Lui la risposta, ma ci istilla una nuova inquietudine, quella di desiderarlo sempre di più e di cercarlo in ogni dove Lui si manifesta. E il luogo della sua manifestazione è la nostra storia, le opere degli artisti, la nostra vita. Noi infatti crediamo non in una parola astratta, ma in una parola che si è fatta carne. "Dobbiamo stare tutti attenti a non perdere mai di vista la 'carné di Gesù Cristo -ricorda Papa Francesco nella sua lettera sul ruolo della letteratura-: quella carne fatta di passioni, emozioni, sentimenti, racconti concreti, mani che toccano e guariscono, sguardi che liberano e incoraggiano, di ospitalità, di perdono, di indignazione, di coraggio, di intrepidezza: in una parola, di amore (n.14).

III.

In conclusione, tanti scrittori e artisti, attraverso le loro opere, esprimono un anelito verso qualcosa che va oltre la misera condizione umana. Alcuni ci avvicinano all'ineffabile, mentre altri ce ne allontanano. La proposta di Camus del "Sisifo felice" la trovo piuttosto macabra. Come può essere felice qualcuno che trova il senso nel non senso? Piuttosto, vedo in lui un "Sisifo tragicamente infelice." Sisifo potrebbe veramente essere più felice se, di fronte all'assurdità della sua condizione, non l'accettasse come un dato scontato, ma si ribellasse contro essa nella convinzione che il fine della sua vita è ben altro che spingere inutilmente una pietra sulla cima del monte per vederla ogni volta precipitare dall'altra parte.

Gli artisti, attraverso le loro opere, dovrebbero ispirarci a ribellarci contro il non-senso della vita, piuttosto che adattarci ad esso come se fosse inevitabile. Sisifo, così come tutti noi, non è condannato ad accettare passivamente un destino assurdo, ma può scegliere di cambiarlo. Immaginiamo un Sisifo che, invece di continuare a spingere il masso in cima alla montagna solo per vederlo rotolare giù, decide di ribellarsi a questo destino assurdo e smussa la punta del monte. In questo modo, il masso probabilmente non rotolerebbe più giù dall'altra parte. Così facendo, l'uomo non sarebbe più schiavo del proprio destino, ma il suo padrone. In questo atto di ribellione e trasformazione, troviamo il vero significato della vita: non l'accettazione passiva dell'assurdo, ma credere in ciò che dà forma e significato alla nostra esistenza. E come ci ricorda Gesù nel Vangelo di questa domenica: solo "chi crede ha la vita eterna".

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Ti invito a guardare il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese o inglese) ispirato al Vangelo della Domenica che puoi trovare (generalmente a partire da ogni mercoledì) sul mio profilo Facebook e Instagram, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage.

 

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