TESTO Sei nato " fuori della casa" e sei morto " fuori della città"
don Angelo Casati Sulla soglia
XI domenica dopo Pentecoste (Anno B) (04/08/2024)
Vangelo: Mt 21,33-46
«33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?
43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato».
45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Troppe le immagini: la sfida sul monte Carmelo nel ciclo di Elia; la storia dei vignaioli omicidi nella parabola di Matteo. E non sai dove fare sosta. Spigolature. E tutto parte da una domanda che è vera per tutte le stagioni: chi è responsabile della rovina? E potrebbe essere la rovina di un popolo, di un mondo, di una terra, di una infinità di situazioni. Chi o che cosa manda in rovina? E chi o che cosa restituisce salvezza? Importante sarebbe chiederselo; e non limitarci a fare lamento o a incollerirci per la rovina. Da dove? Chiederselo. "Acab si diresse verso Elia. Appena lo vide, Acab disse a Elia: "Sei tu colui che manda in rovina Israele? ". Egli rispose: "Non io mando in rovina Israele, ma piuttosto tu e la tua casa, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito i Baal"".
La narrazione di quanto accade sul monte Carmelo è spettacolare, non risparmia colpi di scena: grida sul monte senza risposte, un danzare a vuoto; poi una voce e fuoco dal cielo. Subito a colpire è la sproporzione: Elia chiede che a confronto con lui, unico profeta in Israele, vengano i quattrocentocinquanta profeti di Baal con i quattrocento profeti di Asera, che - è scritto - "mangiano alla tavola di Gezabele". E subito mi attraversa un pensiero: mangiare alla tavola dei potenti... gioco forza è perdere la profezia, profeti di corte, succubi di re e regine, astuti burattinai. "Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta". Il sigillo che la parola sia profetica, non sta nella maggioranza: le maggioranze sono manovrabili. Nei secoli abbiamo constato come le voci profetiche spesso siano state, anche nella chiesa, isolate e purtroppo osteggiate: nei giorni di Elia, come nei giorni di Gesù, anche nei nostri tempi.
Giusto nel giugno di sette anni fa abbiamo visto un Papa, papa Francesco, andare in pellegrinaggio sulla tomba di Don Primo Mazzolari, il parroco dei lontani e poi su quella di don Lorenzo Milani, il parroco educatore della Scuola di Barbiana. Anni prima avevamo visto il card Martini abbracciare con tenero affetto il frate servita David Maria Turoldo. Voci troppo scomode. So che nel vostro immaginario, come d'altronde nel mio, si aggiungono nomi a nomi. E il discrimine è: servire Dio o servire i Baal? Servire il Dio vivente o servire gli idoli, appariscenti ma muti. Dio risponde. C'è una voce che tocca la terra e le coscienze. Dio non è un nome vuoto da sbandierare, è un Dio da seguire. Seguire è il verbo: "Decidete chi seguire". Io chi sto seguendo? Ciò che rimprovera Elia al popolo è quel barcamenarsi: "Fino a quando salterete da una parte all'altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!". In una traduzione più fedele al testo: "Fino a quando danzerete a doppio ritmo?".
Scegliere il passo di danza; o quello di Baal o quello del Dio vivente. Decidete chi seguire: la voce dei profeta o i miti del tempo che sembrano spadroneggiare? E' la scelta di ogni giorno. Ma poi che cosa è accaduto? Che la profezia, non rimase solo voce, divenne una persona. Accadde con il profeta di Nazaret. Non era un sacerdote, era un profeta ed era lui la via da seguire: era lui con la sua vita, lontana dai baal del tempo, trasparenza di Dio, che non è un nome lontano, è amore. La sua vita parlava di verità liberanti, di bontà spinta da infinita misericordiosa, di bellezza di un mondo rinnovato. La sua vita. La parabola dei vignaioli mette in luce questa storia, di un Dio che mandò al suo popolo voci di profeti spesso rifiutate. E siamo ai giorni di Gesù. C'è uno zoccolo duro, capi dei sacerdoti e farisei, Gesù li ha davanti agli occhi.
E' detto nella parabola: "Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla città e lo uccisero di croce, come un malfattore. Siamo al colmo della dissennatezza: si scarta la pietra angolare. E' follia. Pensate alla lucentezza delle parole del prologo di Giovanni: "Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste". Anche loro che lo crocifiggevano: fatti per mezzo di lui. Anche noi. Come possiamo arrivare a questa follia? E le parole di Gesù, a commento della parabola, sembrano diventare dure. Ho immaginato che si fossero fatte dure in un estremo tentativo di aprire loro gli occhi. Li guardava, i suoi occhi non conoscevano odio, nemmeno un'ombra; sdegno sì, ma odio no. Ne diede prova sulla croce. Dove arrivò a chiedere perdono motivando: "Non sanno quello che fanno".
Si pensavano grandi costruttori e rimuovevano la pietra angolare, quella che regge ogni edificio. Ucciso fuori della città. Storia di un profeta accolto dai lontani e non dai suoi: "Venne tra i suoi" - scrive Giovanni - "ma i suoi non l'hanno accolto". Rimase con le braccia allargate, per tutti. Vorrei finire con una preghiera, una preghiera di don Primo Mazzolari, la preghiera con cui concluse la sua visita papa Francesco a Bozzolo, nella parrocchia di don Primo: "Sei venuto per tutti: per coloro che credono e per coloro che dicono di non credere. Gli uni e gli altri, a volte questi più di quelli, lavorano, soffrono, sperano perché il mondo vada un po' meglio. O Cristo, sei nato "fuori della casa" e sei morto "fuori della città", per essere in modo ancor più visibile il crocevia e il punto d'incontro. Nessuno è fuori della salvezza, o Signore, perché nessuno è fuori del tuo amore, che non si sgomenta né si raccorcia per le nostre opposizioni o i nostri rifiuti".