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TESTO Commento su Matteo 13,18-23

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Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/07/2024)

Vangelo: Mt 13,18-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Il maligno si approfitta delle debolezze dell'uomo, proprio di quei terreni non coltivati, di quelle disattenzioni, di quelle superficialità: utilizza ogni cosa per il proprio tornaconto! Se sei superficiale, mondano, vizioso: il maligno ti intacca lì, dove sei debole. Tu non eri attento, lui finisce quello che tu hai iniziato! Le cose belle che Dio ha seminato nella tua vita, fermati e ricordale. Ora pensa a cosa devi fare tu nella libertà, per pulire il tuo terreno, per conservare le cose belle che hai ricevuto. Noi non siamo totalmente terreno sassoso o quello con i rovi o quello asfaltato, a meno che siamo incalliti nel peccato, siamo un po' tutti i terreni insieme: necessitiamo di una lavorazione continua. Perciò c'è una nostra responsabilità nel trattare la nostra vita spirituale! È facile che tradisci se Dio ha posto nel tuo cuore la fedeltà e tu l'hai fai soffocare con il vino, con flirt vari e quelle che ritieni superficialità varie. Anche se Dio ti dona la grazia della consacrazione, da alimentare con la preghiera e la sua Parola, è facile che ritorni a brutti vizi se poi cerchi compagnia per passare le giornate nello svago o ti butti nell'”internet terapia” e non coltivi la vita spirituale. Anche se Dio ha seminato in te una parola di costanza verso i tuoi doveri, è facile che tu non studi se preferisci svegliarti ogni giorno a mezzogiorno, tanto poi trascurando la fede, la famiglia e le relazioni, nell'ultimo mese darai gli esami. Anche se Dio ti ha messo nel cuore una parola che sa di mitezza, è facile che continuerai ad essere agitato ed alterato, se vivi solo per produrre e lavorare. Alcune cose che coltiviamo, sono rovi che conserviamo noi nel nostro terreno, sono sassi che portiamo qui e lì: il diavolo ci dona solo le occasioni. C'è un ordine nella vita che dobbiamo custodire noi, per essere pronti a far germogliare la parola di Dio, farla diventare carne realmente. Il diavolo è lì pronto a dispensare occasioni non solo per farci fare il male, ma soprattutto per farci perdere il bene che abbiamo ricevuto. Quella gentilezza che ti aveva insegnato tua mamma è un dono di Dio: il diavolo può fartela perdere se tu non la conservi e la proteggi. Quella serietà ai doveri che ti ha insegnato tuo padre, puoi perderla al lavoro, se preso da tante preoccupazioni fai spazio al male che semina in te un'occasione di guadagno facile. Le tue preoccupazioni, i tuoi peccati, il tuo disordine, soffocano il seme ricevuto e finisci per perdere tutto. Vigiliamo perciò su noi stessi: Dio semina, il diavolo cerca di distruggere il buon grano, e noi siamo chiamati a vigilare. Mettere ordine può aiutare!

«La vita spirituale del cristiano non è pacifica, lineare e priva di sfide; al contrario, la vita cristiana esige un continuo combattimento: il combattimento cristiano per conservare la fede, per arricchire i doni della fede in noi. Non a caso, la prima unzione che ogni cristiano riceve nel sacramento del Battesimo - l'unzione catecumenale - è senza alcun profumo e annuncia simbolicamente che la vita è una lotta. Infatti, nell'antichità, i lottatori, prima della gara, venivano completamente unti, sia per tonificare i muscoli, sia per rendere il corpo sfuggente alla presa dell'avversario. L'unzione dei catecumeni mette subito in chiaro che al cristiano non è risparmiata la lotta, che un cristiano deve lottare: anche la sua esistenza, come quella di tutti, dovrà scendere nell'arena, perché la vita è un avvicendarsi di prove e di tentazioni. Un celebre detto attribuito ad Abba Antonio, il primo grande padre del monachesimo, recita così: “Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato”. I santi non sono uomini a cui è stata risparmiata la tentazione, bensì persone ben coscienti del fatto che nella vita si affacciano ripetutamente le seduzioni del male, da smascherare e da respingere. Tutti noi abbiamo esperienza di questo, tutti noi: che ti viene un cattivo pensiero, che ti viene un desiderio di fare questo o di sparlare dell'altro... Tutti, tutti siamo tentati, e dobbiamo lottare per non cadere in queste tentazioni. Se qualcuno di voi non ha tentazioni lo dica, perché sarebbe una cosa straordinaria! Tutti abbiamo tentazioni, e tutti dobbiamo imparare come comportarci in queste situazioni. Ci sono tante persone che si autoassolvono, che reputano di essere “a posto” - “No, io sono bravo, sono brava, io non ho questi problemi”. Ma nessuno di noi è a posto; se qualcuno si sente a posto, sta sognando!» (papa Francesco).

I santi Gioacchino e Anna: genitori di Maria

Le storie dei genitori di Maria sono raccontate diffusamente nei Vangeli apocrifi. Nei racconti ci si sofferma a ricostruire la loro genealogia e il loro stato sociale perché diventi chiaro il filo del tempo che, dalla tribù di Levi per Anna e la stirpe di Davide per Gioacchino, conduce alla nascita di Gesù Cristo, Dio venuto sulla terra ma anche Uomo della storia.

A Padova, presso la Cappella degli Scrovegni, c'è uno degli affreschi più noti della storia dell'arte: Il bacio alla Porta d'Oro. L'opera di Giotto mostra due protagonisti del Vangelo, Gioacchino ed Anna, i genitori di Maria, ritrovatosi davanti alla Porta d'oro di Gerusalemme. Il loro incontro viene scandito da un affettuoso ed amorevole bacio.

Incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea illustra un episodio della vita dei genitori di Maria. I due anziani coniugi si incontrano alla porta di Gerusalemme al rientro di Gioacchino. L'anziano infatti torna dal ritiro nel deserto insieme ad alcuni pastori in seguito all'annuncio da parte di un angelo della nascita di Maria. L'uomo era stato cacciato dal Tempio di Gerusalemme perché ritenuto sterile e quindi privo della benedizione divina. La premonizione di un angelo, avuta anche da Anna, lo convince poi a tornare. Gioacchino indossa un pesante e ampio mantello rosa e una aureola dorata intorno al capo. I suoi capelli e la sua barba sono ormai grigi e la sua apparenza e quella di un uomo maturo. Dietro di lui inoltre si vede un pastore che lo accompagna. Anna è accorsa ad accoglierlo insieme a delle donne. Saluta quindi il marito con una bacio ed un abbraccio. Anche Anna indossa un'ampia veste e una aureola dorata è dipinta intorno al suo capo. Le donne dietro di lei indossano vesti lunghe fino ai piedi e una di loro tiene un mantello piegato tra le braccia. Il loro livello sociale è indicato dal tipo di veste che indossano (Elisabeth Crouzet Pavan, Inferni e paradisi. L'Italia di Dante e Giotto, 2007).

 

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