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TESTO DIMENTICARE (uscire dalla mente) ma non SCORDARE (uscire dal cuore)

padre Ezio Lorenzo Bono   Home Page

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (21/07/2024)

Vangelo: Mc 6,30-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,30-34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

I.

Quando noi torniamo da un viaggio o da una missione e raccontiamo agli amici o parenti la nostra esperienza, generalmente ci soffermiamo di più a descrivere non tanto le informazioni circa i luoghi, o le cose che abbiamo visto, ma soprattutto comunichiamo ciò che ci ha colpito e ci ha emozionato di più. Tante cose le avremo dimenticate, ma altre invece non le scorderemo mai. Nella nostra bella lingua italiana abbiamo questi due verbi, “dimenticare e scordare”, che usiamo spesso come sinonimi, ma che sono profondamente diversi. Dimenticare vuol dire “uscire dalla mente”, mentre scordare vuol dire “uscire dal cuore”.

Il famoso studioso della mente umana, il neuropsicologo Endel Tulving, ha individuato due tipi di memoria: la “memoria semantica”, legata alla nostra mente, alla nostra intelligenza, che raccoglie fatti, informazioni, idee e conoscenze generali. Ad esempio, sappiamo che Madrid è la capitale della Spagna o conosciamo il teorema di Pitagora. Queste sono informazioni che possiamo rimembrare senza un legame emotivo particolare. E poi c'è la “memoria episodica”, che invece è legata al cuore. Essa ricorda gli episodi vissuti, le nostre esperienze personali, cariche di emozioni e contesto. Ricordiamo non solo cosa è successo, ma anche come ci siamo sentiti in quei momenti. Per semplificare, potremmo dire che la “memoria semantica” è legata alla nostra mente e intelligenza, mentre la “memoria episodica” è strettamente legata al nostro cuore, ai nostri sentimenti e alle nostre emozioni. Mentre la prima ci aiuta a ricordare informazioni e fatti, la seconda ci permette di rivivere gli episodi che hanno segnato la nostra vita. Le rimembranze legate alla “memoria semantica” le possiamo anche facilmente dimenticare (“uscire dalla mente”), ma quelle legate alla “memoria episodica” raramente le scordiamo (“uscire dal cuore”).

Emblematico è il caso di Henry Molaison (H.M.) il quale soffriva di gravi attacchi epilettici che non potevano essere controllati con i farmaci disponibili all'epoca. Nel 1953, all'età di 27 anni, fu sottoposto a un intervento chirurgico sperimentale che rimosse parti del suo cervello, nel tentativo di alleviare le sue crisi. Sebbene l'operazione ridusse notevolmente le sue crisi epilettiche, ebbe un effetto devastante sulla sua memoria. Henry perse la capacità di formare nuovi ricordi, al punto che poteva incontrare più volte al giorno la stessa persona, come la madre e altri cari, ed ogni volta dimenticava i loro nomi e altre informazioni su di loro. Ogni volta però che incontrava queste persone sentiva amore verso di loro e si sentiva amato. “Dimenticava” i loro nomi e altri dettagli ma non “scordava” mai l'affetto che provava per sua madre e per gli altri cari. Se la “memoria semantica” era compromessa, non lo era invece la “memoria episodica”.

II.

Quando gli apostoli tornarono dalla missione alla quale Gesù li aveva inviati, come abbiamo sentito nel Vangelo di questa domenica, pieni di entusiasmo hanno raccontato a Gesù tutto quello che era avvenuto: “Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato”. Penso che a Gesù interessasse non tanto conoscere le informazioni sui luoghi visitati, il numero delle persone, le cose che avevano insegnato e altri dettagli, ma come è vibrato il loro cuore e come avranno fatto vibrare il cuore dei loro ascoltatori. Perché le informazioni le possiamo anche dimenticare (“uscire dalla mente”), ma quello che si è vissuto con emozione non si può scordare (“uscire dal cuore”).

Nelle nostre evangelizzazioni, missioni, omelie, catechesi, istruzioni religiose, quello di cui ci preoccupiamo di più è trasmettere idee, regole, precetti, dogmi, formule del catechismo... ma tutto questo influisce di più sulla “memoria semantica” e cioè sulla mente, e quindi si “dimentica” facilmente (“uscire dalla mente”). Preoccupiamoci invece di trasmettere ciò che tocca il cuore, che ci fa sentire la presenza e l'amore di Dio, e questo rimane impresso nella “memoria episodica” e quindi non si può “scordare”, cioè “uscire dal cuore”. Più che una conoscenza intellettiva di Dio, rimane impressa un'esperienza vissuta di Lui. Riguardo ai nostri ragazzi e giovani che non vanno più in chiesa, quello che ci deve preoccupare di più non è tanto se hanno “dimenticato” le preghiere o le formule del catechismo, ma se hanno “scordato” Dio, cioè se lo hanno “lasciato uscire dal loro cuore”.

Ai suoi apostoli entusiasti che ancora stavano raccontando tutto ciò che avevano vissuto, Gesù disse: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'”. Gesù li porta via con sé, in un luogo deserto, ma non per dare loro un corso accelerato di nuovi insegnamenti da trasmettere nelle missioni seguenti, ma solo per stare con Lui, per riposare. Riposare, etimologicamente, significa fermarsi, poggiare su qualcuno o qualcosa, e quindi confidare in qualcuno o in qualcosa. Riposare non è solo staccarsi dal lavoro o da un'attività, ma è trovare qualcosa o qualcuno su cui posarsi e quindi ricentrarsi. Gesù invita gli apostoli a “posare” su di Lui, a ricentrarsi. Noi che viviamo tante volte scentrati e frastornati, possiamo sentirci veramente riposati quando siamo ricentrati su Dio. Il “riposo eterno” sarà il posarsi finalmente e definitivamente in Dio. E questo non sarà solo dopo la nostra morte, ma comincia anche ora, quando siamo ricentrati in Dio.

III.

Per concludere. La cosa straordinaria nel nostro Dio è sapere che anche Lui riposa. Ma come è possibile? È Lui il fondamento di tutto, su quale altro essere può riposarsi? Ce lo dice la Genesi. Dio si è riposato, non dopo aver creato la terra, o il mare, o gli astri, o le piante, o gli animali, ecc., ma solo dopo aver creato l'uomo. E allora sì che Dio si è sentito veramente felice di essere Dio (la Genesi dice che Dio vide che l'uomo che aveva creato era “molto bello”). Non era l'acqua del mare né le cime delle montagne, né tutte le specie di animali che hanno fatto Dio felice di essere Dio, ma solo un TU come l'uomo, che lo avrebbe liberamente amato.

Ecco dunque, potete dimenticare (lasciar uscire dalla mente) tutto quello che vi ho detto finora, ma non scordate (lasciare uscire dal cuore) questa cosa meravigliosa: non solo noi riposiamo in Dio, ma anche Dio riposa in noi.

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Ti invito a guardare il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese o inglese) ispirato al Vangelo della Domenica che puoi trovare (generalmente a partire da ogni mercoledì) sul mio profilo Facebook e Instagram, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage.

 

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