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TESTO Uno scontro meraviglioso

don Giacomo Falco Brini  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/07/2024)

Vangelo: Mc 6,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

L'uomo si meraviglia di Dio che si manifesta con le fattezze di Gesù e si scandalizza: perché? Dio si meraviglia della incredulità dell'uomo: perché? Commento brevemente il vangelo di oggi sullo sfondo di queste 2 domande che nascono spontanee a conclusione della lettura del testo. Gesù ritorna a Nazareth con i suoi discepoli. Ha da poco iniziato il suo ministero ma la fama di quello che dice e che compie sta circolando rapidamente per tutto il territorio di Israele. Ci viene detto da Marco che entra in un giorno di sabato in sinagoga per predicare. L'assemblea presente nell'ascoltarlo rimane sbalordita: da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? (Mc 6,2). Ricordo ancora questo stesso stato d'animo con queste domande in me, quando da giovane ascoltai per la prima volta, durante un raduno di preghiera, il P. Emiliano Tardif Mssc. I suoi insegnamenti semplicissimi e pieni di sapienza culminavano con la preghiera sugli ammalati presenti, tra i quali alcuni di essi guarivano e rendevano testimonianza. Dunque fin qui (v.2) l'assemblea dei nazareni rimane stupita e in grado di poter fare un atto di fede. Siamo infatti sulla soglia del mondo della fede, davanti al quale non si può non prendere una posizione, anzi, chi non la volesse prendere sappia che l'ha già presa.

In quel raduno, davanti all'evidenza di un ragazzino sordo dalla nascita che cominciò ad udire per la prima volta i suoni e le parole degli uomini, io credetti. Credetti nell'azione di Dio per mezzo di P. Emiliano. E all'improvviso quel libro (il Vangelo), che mi sembrava solo raccontare vicende meravigliose realizzatesi nel passato, cominciò a prendere vita. Mi sembrava di vedere ogni personaggio del vangelo vivo con Gesù che si muoveva attorno a me. Furono i primi, timidi passi dell'avvio della mia conversione. Eppure vediamo che l'assemblea di Nazareth non fa lo stesso, pur avendo Gesù in carne ed ossa davanti a sé. Il motivo viene evidenziato dal loro ragionamento: non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi? Il che significa una cosa molto chiara: la loro conoscenza di Gesù come “vicino di casa” ostacolava quel processo che porta dalla meraviglia alla fede. Ed era per loro motivo di scandalo, dice laconicamente il vangelo (Mc 6,3). Dunque lo stupore davanti all'azione di Dio ha 2 sbocchi: o l'entrata, per così dire, nel mondo della fede, oppure la fermata, letteralmente “l'inciampo” (scandalo), sulla soglia di questo mondo.

Per spiegare questo scandalo, il vangelo sottolinea una perenne legge spirituale sulla bocca di Gesù che solo apparentemente sembra una cosa scontata: un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua (Mc 6,4). Infatti, oltre ad evidenziare l'impossibilità di operare prodigi a causa della mancanza di fede, il vangelo ci presenta la meraviglia di Gesù che si contrappone alla meraviglia dei nazareni. Anche Dio si meraviglia, ma della nostra incredulità. Dio rimane di sasso al vedere che l'uomo è capace di chiudersi nella sua conoscenza anche davanti all'evidenza della sapienza che esprime e dei prodigi che la confermano. Si meraviglia di come l'uomo rinunci ad allargare i suoi orizzonti, ad accrescere la sua conoscenza, di come sia capace di costruire le più improbabili giustificazioni pur di non ammettere di trovarsi di fronte a una manifestazione divina. E la cosa ancor più curiosa è che le persone che rimangono in tale atteggiamento fino al rifiuto di credere, in genere si trovano molto vicino: si trovano più spesso tra parenti e concittadini.

La 1a lettura che narra la vocazione di Ezechiele getta maggior luce sul mistero del rifiuto di Gesù da parte dei suoi compaesani. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Ecco il problema profondo che causa il rifiuto di credere, anche nel caso di Gesù. Dio annuncia ad Ezechiele, sin dall'inizio della sua vocazione, che la sua missione in mezzo al suo popolo sarà segnata dal rifiuto, poiché sono una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. La durezza di cuore e la restrizione mentale che ne consegue, impediscono la nascita della fede, dunque sono un ostacolo reale alla grazia che Dio vorrebbe donare. Ciononostante, è ancora da celebrare la misericordia di Dio che non si ferma nemmeno al nostro rifiuto, pur rispettandolo fino in fondo: ascoltino o non ascoltino... sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. Dio con il suo profeta resta comunque tra il suo popolo, perché non può contraddire la sua fedeltà. E anche Gesù, dopo l'esperienza del rifiuto da parte dei nazareni, continua la sua missione: percorreva i villaggi d'intorno, insegnando (Mc 6,6). Possa il Signore Gesù, che continua a rimanere in mezzo a noi, lenire la durezza dei nostri cuori e delle nostre menti, per aprirci ad accoglierlo con fede in tutte le sue manifestazioni, sempre così diverse dalle nostre attese.

 

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