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TESTO Commento su Matteo 8,18-22

don Giampaolo Centofanti  

Lunedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (01/07/2024)

Vangelo: Mt 8,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Nessuno può giudicare l'altro né fare paragoni. Ognuno ha il proprio cammino, le vie, i tempi, i modi, per lui stesso. Sant'Agostino è stato un donnaiolo e in due anni è diventato un santo. Ma dentro di noi quando viene la grazia possiamo cercare di porre attenzione. Gesù lo vediamo parlare un linguaggio anche forte con queste persone che evidentemente hanno la grazia di non cincischiare in attaccamenti vari, lentezze, sfiducie, umori, pensieri e discernimenti ingannevoli ed emotivi... Certo è un cammino ma Gesù fa comprendere che talora si può e bisogna dare strappi, riflettere sulla fiducia nella sua potenza uscendo da logiche troppo terrene, almeno prepararsi gradualmente a questi passaggi. Il vario cincischiamento allenta la tensione verso Dio, tende a spegnere la grazia, portando meno frutto può rivelare meno la potenza della resurrezione, alimentando meno la fede e la speranza... Gesù così amorevole talora usa parole molto forti per stimolare chi la grazia per capire e vivere certe scelte la ha ricevuta: passate per la porta stretta perché larga e spaziosa è la porta che conduce alla perdizione mentre pochi trovano la porta della vita. Dunque qui dice anche che tale porta va cercata, da chi ha la grazia, con tutto il cuore altrimenti non la si trova. Gesù aiuta a crescere con serenità ma anche con crescente attenzione. Ma ripeto nemmeno il padre spirituale può giudicare il discepolo solo Dio sa quello che una persona può davvero fare. Certo la grazia alimentata porta sempre più verso un non perdersi un briciolo della grazia di Dio, verso essenzialmente non anteporre nulla a Dio quando si capisce che infinita potenza di ogni bene viene da Dio, si va dritto come un treno non abboccando ad alcun inganno, ad alcun attaccamento, ad alcuno scoraggiamento. Per questo al discepolo chiamato di cui si parla in questo brano Gesù dice lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Gesù ama ogni persona e conosce il tanto bene che già vive (attenzione a non farsi ingannare da visioni cupe, forzature...) ma a questo che ha ricevuto tanta grazia fa capire che ogni minimo crogiolamento in cose non di Dio allenta il fuoco dell'unione sempre più profonda con lui. A certe persone insomma Gesù dice chiaramente di non concedersi nulla perché hanno la grazia di essere unite a lui. Eppure non è che queste persone siano più brave degli altri. Un bambino e un barbone possono essere più vicini a Dio, non si può fare alcun paragone ma solo ognuno come Dio vuole si lasci portare nella vita piena.

 

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