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TESTO Con Gesù vicino a noi, nessuna paura può abitare nel nostro cuore

padre Antonio Rungi

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (23/06/2024)

Vangelo: Mc 4,35-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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35In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 41E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

La XII Domenica del tempo ordinario ci presenta il vangelo della tempesta sedata da Gesù, mentre con i discepoli attraversa il lago di Tiberiade, trasferendosi da una riva all'altra per finalità ministeriali.

Nel cuore della sera, racconta Marco nel brano del vangelo, inizia la tempesta di acqua e vento al punto tale che riempie la barca occupata da alcuni apostoli e da Gesù. In quel momento Gesù sta riposando e non si accorge di tutto quello che sta succedendo. Sono gli apostoli a svegliarlo e a dirgli tutti preoccupati che hanno paura di morire annegati, talmente erano grosse ed alte le onde del lago che si poteva affondare.

È interessante notare in questo brano alcuni fondamentali fatti che succedono a bordo di questa imbarcazione che tante volte aveva attraversato quel lago per la pesca.

In quel giorno (quale giorno, non è detto esplicitamente) venuta la sera (e siamo al tramonto quando si esce per pescare), Gesù chiede agli apostoli di passare all'altra riva.

È una richiesta reale e non fittizia o ipotetica. Certo nel linguaggio biblico questo passare all'altra riva significa anche convertirsi, rinnovarsi, non restare fermi ed iniziare da un'altra parte.

La contestualizzazione del fatto è messa in chiaro da Marco che sottolinea nel brano che Gesù congeda educatamente e riconoscente la folla, cioè saluta le persone che lo stavano ad ascoltare, con evidente riferimento alla catechesi e alle prediche che Gesù svolge nel suo cammino per le località della Palestina. La richiesta di Gesù rivolta agli apostoli è subito accolta, al punto tale che essi lo presero con sé, così com'era, nella loro barca.

La barca dove sale Gesù non era la sola ad attraversare il mare di Galilea, ma c'erano anche altre imbarcazioni che facevano lo stesso tragitto marino. Quando si parte per la traversata è tutto tranquillo e sereno, ma, come capita nei grandi laghi o in mare aperto, ad un certo punto ci fu una grande tempesta di vento. Il forte vento alzava le onde, queste si rovesciavano nella barca e la fecero riempire di acqua, al punto tanto che ormai era satura e stava per affondare.

Gesù stava al bordo ed era tranquillo, in quanto era partito con una grande bonaccia e poteva fare sogni sereni, invece all'improvviso, come capita di norma in mare, arriva la tempesta. Gesù non si accorge di nulla, in quanto se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».

Strano comportamento degli apostoli: da un lato, credono che Gesù possa fare qualcosa e invece in quel momento non fa nulla. Quando egli interviene, nel momento in cui si destato dal sonno, il Maestro si rende conto del rischio che stanno correndo gli apostoli e si rivolge direttamente al mare, quasi a dialogare con le forze della natura, frutto della creazione divina.

Parole incisive ed efficaci rivolte a quella creatura marina: «Taci, calmati!». L'effetto di quelle parole è immediato e effettivo. Infatti, il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Tutto si calma sotto l'azione della parola di Dio e dell'aiuto di Dio.

Certamente Gesù non poteva far passare sotto silenzio quel momento dopo la calma ritornata sulle acque del mare di Galilea. Si rivolge ai discepoli che stavano con lui sulla barca, dicendo parole di un forte rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Gesù cerca di fa capire agli apostoli che con la sua presenza e vicinanza la paura non può entrare nella vita e nel cuore delle persone.

Questione di fede, ma la fede non ancora era solida e sicura e certamente la tempesta sedata, questo evidente miracolo compiuto dal Signore, fa esclamare agli apostoli: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Gli apostoli sono ancora alla ricerca dell'identità del loro maestro e nonostante il miracolo compiuto avevano paura. Il mare si era calmato, il loro cuore e la loro mente erano agitati perché non ancora avevano compreso chi era davvero Gesù.

Una comprensione che arriverà molto più in là, con la discesa dello Spirito Santo sul gruppo degli undici riuniti nel cenacolo per una rinnovata Pentecoste.

 

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