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TESTO La vera parabola è Gesù

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

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XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (16/06/2024)

Vangelo: Mc 4,26-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 4,26-34

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Quante cose misteriose accadono, nella vita... Come spiegare, ad esempio, l'amore che sboccia tra due persone diametralmente opposte tra di loro? Oppure, come possa un ragazzino con mille grilli per la testa, che fa il diavolo a quattro e che nemmeno il miglior educatore saprebbe gestire, a essere il primo della classe e ad avere il massimo rendimento scolastico? E come è possibile che da alcune periferie di grandi città, dove si respira solo violenza e dove portare a casa sana e salva la pelle è un'impresa quotidiana, possano scaturire meravigliosi esempi di riscatto, di voglia di vivere, di tenerezza familiare, di amore verso l'uomo e il creato, di attenzione verso i più deboli?

In tutti questi esempi, e in molti altri che ognuno di noi può ricordare per esperienza diretta, si nascondo semi di vita e di speranza che sono ben difficili da spiegare, a volte addirittura da narrare, ma che di certo sperimentiamo e avvertiamo in maniera evidente e decisa. E spesso, questi semi di vita e di speranza rimangono ben impressi nel cuore e nella vita di ognuno di noi, e vi rimangono a lungo come un momento importante, che segna anche una svolta nella costruzione della nostra storia e della nostra identità.

Sono quelle famose “cose che ti senti dentro”, la cui importanza è per te profondissima, e che spesso non riesci a spiegare a parole, ma le senti vere; e nel momento in cui provi a dirle o a descriverle, perdono valore e sembra quasi che sfuggano al tuo controllo. Sono davvero tante le cose della vita che si sentono e non si riescono a dire, e riusciamo a esprimerle sono nella misura in cui... le lasciamo fare, nella loro libertà e spontaneità, per poi inserirci dentro con ciò che siamo in questa loro storia. Pensiamo anche solo al momento in cui nasce una vocazione, una missione, una scelta di vita, a qualunque realtà ci si senta chiamati: difficilmente la puoi dire, eppure la senti dentro e poi la segui.

Ecco perché Gesù parlava esprimendo misteri “detti e non detti”, narrati e non del tutto espressi, evidenti ma anche nascosti, ossia “in parabole”: perché in realtà, Dio stesso è così. Dio si rivela proprio nei misteri di cose dette e non dette, di cose espresse e non del tutto comprese, di fatti della storia che spesso noi non comprendiamo ma nei quali poi ognuno di noi è chiamato a inserirsi con la sua personalissima storia, che però alla fine rimane sempre e comunque condotta da Dio. Come questo avvenga, nessuno di noi bene lo sa. Come l'agricoltore che semina un seme nella terra, ed esso cresce senza che egli sappia per quale motivo o con quali tempi e modalità ciò avvenga, e soprattutto indipendentemente da quanto egli sia in grado di fare.

Dalla parabola del seme che cresce da solo portiamo a casa l'insegnamento di un mistero grande di Dio, e cioè che Dio realizza sempre e comunque il suo regno, nonostante tutto. Nonostante buona parte del seme che egli semina cada in tipi di terreno che fanno ben poco sperare. Pensiamo alla più famosa parabola, quella del seminatore, che nel Vangelo di Marco viene poco prima di quelle che abbiamo letto: il seme è gettato a larghe mani, dappertutto, quasi buttato via, eppure cresce, e come faccia, nemmeno il contadino lo sa, e comunque porta frutto abbondante. E nemmeno si sa come un microscopico seme, come quello di senape, poco più grande di un filo di polvere, possa poi crescere e diventare un albero che dà nido e riparo agli uccelli del cielo.

Così come nessuno sa, a parte Dio, come le cose più insignificanti agli occhi degli uomini possano diventare talmente grandi da offrire a ogni uomo segni evidenti dell'amore di Dio. Basta pensare da dove saltano fuori i santi: non tutti sono grandi maestri e dottori, all'interno della Chiesa!

Una piccola contadina di uno sperduto villaggio dei Pirenei, ad esempio, diventa ambasciatrice dell'amore misericordioso di Maria per tutti i malati e i sofferenti; una minuta e gracile suora albanese si fa piccola matita nelle mani di Dio per scrivere le più belle storie di carità fra le strade di Calcutta; il figlio di una povera famiglia di contadini di uno sconosciuto paesino della bergamasca, tanto sconosciuto da essere collocato “sotto il monte”, rivoluziona la Chiesa e il mondo invitando a dare una carezza ai bambini e indicendo il più sconvolgente dei Concili che la Chiesa abbia vissuto.

Ma questo era già successo molti anni prima, quando dodici umili pescatori, falegnami, disonesti esattori delle tasse e mezzi terroristi di Galilea diventano annunciatori delle grandi opere di Dio a ogni nazione e in ogni lingua per colpa di Dio stesso, che in un villaggio insignificante della Giudea, chiamato Betlemme, dove oggi nessuno sceglierebbe di costruirsi una casa, scelse di far nascere suo Figlio, forse “la più vera parabola pronunciata da Dio”, come amava dire papa Benedetto XVI. E come mai Dio fa queste cose? Come mai preferisce una parabola a un discorso ufficiale, un silenzio eloquente a un'affermazione dottrinale, un insignificante gesto a un'azione roboante?

Non lo sappiamo, e anche questo fa parte delle cose di Dio e dei suoi misteri. Non possiamo pretendere di avere le ricette per le grandi questioni della vita, visto che non abbiamo neppure le ricette per i molti piccoli e grandi problemi che ci troviamo a vivere nel quotidiano; ma se avessimo anche solo la capacità di lasciarci stupire e meravigliare dai misteri che Dio attua ogni giorno nella vita delle persone, impareremmo senz'altro a giudicare di meno, a criticare di meno, ad avere meno pregiudizi, a non condannare affatto chi risponde alle varie situazioni della vita con modalità che a noi sembrano strane, insignificanti, misteriose o addirittura prive di senso, eppure porta frutto.

Dio, allora come oggi, continua a parlarci in parabole; e difficilmente cambierà idea.

 

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