TESTO Commento su Giovanni 16,23-28
don Giampaolo Centofanti Commento al Vangelo
Sabato della VI settimana di Pasqua (11/05/2024)
Vangelo: Gv 16,23-28
Chiedere nel nome di Gesù non significa dire una parola magica ma cercando di vivere la serena sequela di Gesù stesso. Ecco l'apertura verso la pienezza della vita. E Gesù spiega che ci accompagna con delicatezza lungo il percorso, non spiega tutto subito astrattamente ma aiuta la graduale maturazione. Dunque lascia per esempio che si comprenda gradualmente il senso pieno, spirituale e umano, del cammino mentre la tendenza può inizialmente essere quella di guardare le cose dal punto di vista materiale e del fare più che delle intenzioni profonde. Gesù si serve delle cose del mondo come immagini di quelle spirituali: la sete di acqua e la sete di vita per esempio. Tutto infatti a suo modo è di Dio e parla di Dio. E il centro di tutto è Gesù concretezza anche umana del rapporto con Dio. Ecco perché le principali fonti della grazia sono i sacramenti e realtà in vario modo sacramenti anch'esse come per esempio la Chiesa. Concretezza che fa sentire i doni di Dio e Dio stesso vicini anche umanamente, e, per esempio, che aiuta, in modo sereno e semplice, a verificare la verità delle scelte. Una persona può dire di amare Dio ma poi nella vita concreta vede, non con i sensi di colpa ma con buonsenso, quanto si lascia portare da lui e quanto guida la propria vita in modo autonomo.