TESTO Ma ora alzati e sta' in piedi
don Angelo Casati Sulla soglia
VI domenica T. Pasqua (Anno B) (05/05/2024)
Vangelo: Gv 15,26–16,4
«26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
«1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto.
Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
Queste domeniche sembrano mettere a tema la testimonianza. Il nostro è tempo di testimonianza. Oggi nel brano di Giovanni la visione si allarga: entra in scena lo Spirito come testimone. Gesù dice: "Egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio". E dal libro degli Atti sguscia la figura di un altro grande inatteso testimone, Paolo di Tarso. Ebbene vorrei, per come mi riesce, raccogliere qualche frammento, proprio a partire dalla pagina degli Atti degli apostoli, tenendo sullo sfondo un commento luminoso a questa pagina del Cardinale Carlo Maria Martini. Che, come altri biblisti peraltro, sosteneva che meglio sarebbe stato dare alla pagina, anziché il titolo di "conversione di San Paolo", quello di "illuminazione di San Paolo".
Tre volte negli Atti il racconto, con qualche divergenza. Qui è Paolo in prima persona che racconta: è agli arresti presso il governatore romano Festo nella città di Cesarea Marittima, nei giorni in cui è In visita ufficiale Agrippa II, discendente del re Erode con sua sorella Berenice. Ebbene, Paolo davanti a loro racconta ciò che accadde in quell'ora sulla strada verso Damasco: fu il capovolgimento della sua vita. Da dove veniva Paolo? E non intendo tanto il luogo geografico, ma il suo mondo interiore, il suo modo di guardare la vita. Non era un non credente o un amorale. Per questo è improprio parlare di conversione; veniva da una fede religiosa, quella dei padri, condotta a derive ed estremismi inquietanti, da una setta tra le più rigide e più osservanti, quelle che sfociano implacabilmente nel buio dei fanatismi; ed esito non può essere che perseguitare, uccidere, eliminare chi è diverso, chi, fuori gregge, non sottace la sua estraneità, insegue orizzonti altri e rivendica il diritto di parlarne.
E non è storia anche dei nostri tempi? Storia di arroccamenti, storia anche di fondamentalismi religiosi, dove una falsa e deturpata immagine di Dio ha come esito la tracotanza, la violenza, la guerra. Vengo alla strada verso Damasco. Non si parla di un Paolo disarcionato da cavallo come l'iconografia per lo più ce lo ha raccontato; in primo piano, la luce: "Vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio". "Una luce dal cielo". "Su questo" - annota il cardinale Martini - "Paolo ha molto riflettuto e ci ritornerà scrivendo ai Corinti: "Quel Dio che ha detto: Sia la luce, è lo stesso che ha rifulso nei nostri cuori". Il Dio della creazione, che ha creato ogni luce, gli si è manifestato con una luce ancora più grande: Paolo collega tutte le grandi opere creative di Dio nell'Antico Testamento con ciò che in lui è avvenuto.
Una profonda illuminazione la cui sorgente è la gloria del Cristo stesso, alla luce del quale tutto il resto impallidisce". Impallidisce la visione che Paolo si era fatta di Dio, della vita, del mondo, una visione settaria. Ora gli si aprono gli occhi su qualcosa di nuovo e lo intravvede dai suoi occhi accecati. Lo intravvede per suono di un grumo di parole: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo". E io dissi: "Chi sei, o Signore?". E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perséguiti". Era per Paolo - e lo dovrebbe essere per noi - il capovolgimento di un mondo; gli si aprono gli occhi su un Dio cui non interessa imporre se stesso, non da circoscrivere in dogmi e teoremi, non un Dio per cui combattere; ma un Dio che si sente perseguitato se l'altro è perseguitato, torturato e ucciso se l'altro è torturato e ucciso. Un Dio che apre la tua attenzione sull'altro, sino quasi a confondersi - uso una parola estrema - sino quasi a incarnarsi nell'altro: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".
Era il volto di Dio, annunciato da quel rabbi di Nazaret che godeva pessima fama ed era ripudiato, perseguitato a morte, nei circoli religiosi degli osservanti in cui lui, Paolo, era cresciuto, sino a contare. Gli avevano chiuso gli occhi; quella luce sulla strada glieli apriva, illuminazione. Dio non era un giustiziere, pronto a colpire da lontano, era luce sulla strada: la strada che non è raffinatezza, è terra di tutti, aperta, umile, a volte è pure fango. La luce - ora gli era chiaro - aveva nome di misericordia: la voce non lo inceneriva, anzi lo rialzava: "Chi sei, o Signore?". E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e stà in piedi". "Alzati", il verbo della risurrezione. Il verbo che Dio usa con noi e vorrebbe noi usassimo con gli altri: rialzare. Le mille forme del rialzare.
Rincorretele poi voi, nel cuore, le mille forme del rialzare. Perdonate, mi sono preso tutto questo tempo per dire dove nasce la testimonianza. Sei fatto testimone senza nessun merito: lo Spirito da accecato ti ha fatto illuminato, ti ha aperto gli occhi su Gesù. La testimonianza non nasce da una lezione dottrinale, ma da un incontro che ti ha spalancato gli occhi e, ben lontana dal chiuderti in una setta, ti manda ad aprire occhi. Così è scritto: "io ti mando per aprire i loro occhi". Ci tocca un ministero di luce. E non devi essere chissà chi per testimoniare, perché non si tratta di predicare, ma di raccontare; non la cattedra, ma una panchina. Ed è vero anche questo: che i veri testimoni della Luce li riconosci dal fatto che loro per passione ne sanno cogliere ogni minima vibrazione ovunque:
Abbevero gli occhi
a un minimo bussare di luce.