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TESTO Dove si trova Gesù Cristo, nostra vite, perché possiamo rimanere in Lui?

diac. Vito Calella

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V Domenica di Pasqua (Anno B) (28/04/2024)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Non possiamo fare nulla senza rimanere nella vite che è Cristo

L'immagine simbolica della vite, con il suo tronco, i suoi tralci e la sua linfa vitale, ci invita a rinnovare la scelta di non voler appartenere a noi stessi, confidando solo nelle nostre capacità umane, nell'illusione della nostra libertà assoluta e nei nostri progetti di vita individuali. La cultura occidentale esalta sempre più l'individualismo e la libera iniziativa di ogni essere umano, ponendo l'esperienza della fede come ultima via possibile verso la felicità, oppure riducendola a una spiritualità solitaria e creativa, sincretista ed eclettica, a seconda dei gusti di ciascuno e degli influencer ricercati sui social.

La Parola di Dio di questa domenica ci invita anche a riconoscere la differenza tra noi e Gesù Cristo; tra Lui e Dio Padre. Noi siamo come «tralci di una vite»; Gesù Cristo è come «il tronco di questa vite»; «Dio Padre è l'agricoltore» (cfr Gv 15,1); implicitamente, lo Spirito Santo è come la linfa vitale che circola dalla radice al tronco, dal tronco ai tralci, dai tralci ai grappoli di bellissimi frutti d'uva.

Noi tralci della vite siamo creature limitate, fragili e vulnerabili. Siamo costantemente tentati di riporre la nostra fiducia e la nostra sicurezza nel denaro, frutto del nostro lavoro, o nel potere della conoscenza scientifica applicata alla tecnologia; o nel il potere delle armi, per difendere i nostri interessi.

Ma, poiché siamo cristiani, vogliamo credere che Gesù Cristo, morto e risuscitato, volto divino dell'uomo e volto umano di Dio, è l'unico Signore della storia della nostra vita ed è il Signore dell'umanità. Il suo nome è potente!. Speriamo che ciò sia riconosciuto tra noi e nel mondo: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi: “Gesù Cristo è il Signore”, alla gloria di Dio, il Padre» (Fil 2,10-11). Contempliamo con gratitudine la testimonianza di Saulo, che a Gerusalemme «predicava il nome del Signore con fermezza» (At 9,28). Accogliamo l'invito a testimoniare con la nostra vita che veramente «crediamo nel nome del Signore» (1Gv 3,23b). Nonostante le differenze, esiste una vera comunione «grazie allo Spirito che Dio Padre ci ha dato» (1Gv 3,18), attraverso il suo amato Figlio, Gesù Cristo. È già morto sulla croce ed è stato risuscitato per la nostra redenzione. Come dice la Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo: «La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Abbiamo dentro di noi la linfa vitale dello Spirito Santo, che ci permette di rimanere in costante comunione con Gesù Cristo e di diventare, non solo per i nostri meriti, come tralci che producono buoni grappoli d'uva. La disgrazia più grande che può capitare nella nostra vita è quella di decidere liberamente di voler soffocare la presenza viva dello Spirito Santo dentro di noi. Il peccato contro lo Spirito Santo è l'unico che non può essere perdonato! (Cfr Mc 3,29; Mt 12,31-32; Lc 12,10).

Dove si trova Gesù Cristo, nostra vite, perché possiamo rimanere in Lui?

Cristo Gesù, «uno con il Padre» (Gv 10,30), «rimane con noi per mezzo dello Spirito Santo che ci ha dato!» (1Gv 3,24). Dio nostro Padre, custode della vite chiamata “Gesù Cristo”, attraverso l'azione dello Spirito Santo, ci offre sei tipi di vite:

- la vite “Cristo” che si fa presente nel dono della Parola di Dio;
- la vite “Cristo” che si offre nel dono dell'Eucaristia;

- la vite “Cristo” che si fa trovare nel dono della comunità cristiana;
- la vite “Cristo” agente nel dono dei ministri ordinati;

- la vite “Cristo” contemplata nel dono delle coppie che sperimentano la comunione indissolubile;

- la vite “Cristo” che sta nel dono dei poveri sofferenti che hanno scoperto e valorizzato la loro dignità di figli amati del Padre.

La vite “Cristo” che si fa presente nel dono della Parola di Dio

Cristo risuscitato ci parla attraverso l'apostolo Giovanni, che ci invita ad «essere della verità e rassicurare il nostro cuore» scegliendo di «osservare i comandamenti di Dio», cioè: ascoltare, meditare, interiorizzare, pregare la Parola di Dio «con la sua bocca», quando questo dono ci viene offerto nel riunirci in un'assemblea liturgica nella nostra comunità cristiana, o nel nostro gruppo pastorale, o in un circolo biblico, o quando restiamo soli in casa a pregare la Parola rimanendo in comunione con la Chiesa. Cristo, nostra vite, è presente nel dono della Parola di Dio che, attraverso l'azione dello Spirito Santo, è custodita nel nostro cuore e nella mente perché possiamo praticare «fatti nella verità» che promuovono la gratuità, il rispetto dell'altro, la pace, la riconciliazione, giustizia nelle nostre relazioni umane in tutti gli ambienti della nostra vita quotidiana (cfr 1Gv 3,18-24). Non è facile essere coerenti tra ciò che proclamiamo con la nostra bocca, facendo parlare Cristo, e ciò che pratichiamo con la nostra vita. Ma ci consola il fatto che «Dio Padre è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3,20). Egli viene in aiuto alle nostre incoerenze offrendoci la comunione con Cristo “vite”, che sim offre a noi nell'Eucaristia.
La vite “Cristo” che si offre a noi nel dono dell'Eucaristia

«Rimanete in me ed io in voi» (Gv 15,4a). La comunione eucaristica non è un privilegio per i cristiani perfetti, ma è una medicina salutare che rinnova l'eterna alleanza di Dio con l'umanità attraverso la remissione dei peccati. La comunione eucaristica e la comunione con Cristo che ci parla mediante la sua Parola di vita e di salvezza, ci rafforzano nella terza esperienza essenziale della permanenza e perseveranza con Cristo “vite”: la nostra resistenza di perseverare “uniti nella carità” in una specifica comunità cristiana.

La vite “Cristo” che si fa trovare nel dono della comunità cristiana

Il racconto degli Atti degli Apostoli” (prima lettura) ci offre la bella testimonianza di Saulo che decise di affrontare la sfida di stabilire la comunione ecclesiale con i fratelli e le sorelle di Gerusalemme. Non fu un'esperienza facile, a causa del suo passato da persecutore. Ma sentiva il bisogno di legarsi profondamente a Cristo “vite” che è presente nel dono di una comunità cristiana. E all'interno della comunità Cristo “vite” agisce anche nel dono del ministero essenziale dei ministri ordinati.
La vite “Cristo” che agisce nel dono dei ministri ordinati

Nella comunità cristiana, Cristo “vite” è presente anche nel ministero di unità dei vescovi, aiutati dai loro presbiteri e dai diaconi, affinché sia garantita l'autenticità originaria della predicazione apostolica. Attraverso il libro degli Atti degli Apostoli, oggi, accogliamo ancora una volta la bella testimonianza dell'apostolo Paolo, che fu presentato agli apostoli da Barnaba, affinché fosse garantita la sua comunione con Cristo attraverso il loro ministero. Oggi molti cristiani criticano il ministero di papa Francesco, il ministero apostolico del vescovo della loro Diocesi, e i pronunciamenti del Magistero della Chiesa in modo molto superficiale, senza considerare l'importanza della presenza di Cristo “vite”, i cui ministri ordinati sono segni sacramentali del suo essere Pastore e guida.

La vite “Cristo” contemplata nel dono delle coppie che sperimentano la comunione indissolubile.

La lettera agli Efesini ci insegna che i coniugi, fedeli nel loro rapporto matrimoniale, nel nome di Cristo, diventano segno sacramentale dell'amore indissolubile che Cristo risuscitato nutre per la sua Chiesa (cfr. Ef 5,29). Cristo “vite” diventa presente anche nella testimonianza di vita di queste coppie nelle nostre comunità. Camminare insieme a loro promette di portare buoni frutti nella vita buona secondo il Vangelo.

La vite “Cristo” sta nel dono dei poveri sofferenti che hanno scoperto e valorizzato la loro dignità di figli amati del Padre.

Infine, Cristo “vite” si rivela nella vita dei poveri sofferenti che, come abbiamo pregato nel salmo responsoriale, «cercano il Signore e il loro cuore vive per sempre» (cfr Sal 22,27).

Chiediamo al Signore la grazia di sperimentare queste tipologie di rapporti con Cristo “vite”, invocando lo Spirito Santo. Solo così possiamo essere certi di ottenere buoni grappoli d'amore da offrire a tutti e al Signore con gratitudine e gioia piena.

 

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