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TESTO Commento su Gc 3,5.10

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Sabato della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (21/02/2004)

Brano biblico: Gc 3,5.10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

La lingua è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose (...). E' dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione.

Come vivere questa parola?

Giacomo già ci aveva esortato con un invito forte: "sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira" (1,19). E qui sottolinea l'enorme importanza della lingua. Arriva a dire che "se un uomo non manca nel parlare, è un uomo perfetto" (v.2). E si vale dell'immagine del timone che, sebbene piccolo, se usato a dovere guida a buon porto la grande nave. E ancora evoca il morso in bocca al cavallo per frenarne l'impeto esagerato e guidare il focoso animale nella corsa. Non esita neppure a paragonare la lingua a un fuoco che, non controllato, può distruggere un'intera foresta. La lingua, che in se stessa, è un prezioso dono di Dio volto a quel grande bene che è il comunicare, se è in balia di un "ego" prepotente e indisciplinato, "è piena di veleno" (v.8). E' molto importante oggi cogliere l'attualità di questo insegnamento. In una società della corsa al "più avere", quasi sempre solo sollecita delle esigenze materiali, la lingua si sfrena nel vaniloquio, quando non è mossa dall'ira e dal turpiloquio. Eppure solo zittendo la chiacchiera che imperversa a volte persino dentro di noi, ci si può aprire all'ascolto meditativo della Parola e allo stupore contemplativo nel contatto profondo e puro con tutto ciò che esiste di vero, bello e buono. E' dunque indispensabile una certa ascesi del silenzio, in tempi ad ogni costo "scovati" dentro le nostre giornate. E' importante nutrire la mente e il cuore di alcune "sapide" letture perché "la lingua parla dell'abbondanza del cuore". Gesù ha pur detto: "il vostro parlare sia sì se è sì, no se è no; il di più viene dal maligno" (Mt 5,37).

Oggi nella mia pausa contemplativa chiederò luce di Spirito Santo in ordine all'uso che io faccio della parola. E' maturata in tempi di silenzio, preghiera e riflessione o è un'espressione del capriccio e del vuoto che mi abita? Le mie parole sono in benedizione (cioè fanno crescere e consolano chi le ascolta o feriscono o abbassano il tono dell'ambiente in cui le pronuncio)?

Signore Gesù, Parola Eterna pronunciata dal Padre in un eterno silenzio, fammi capire di un silenzio di amore in cui, per tua grazia, fioriscono liete parole di consolazione e di incoraggiamento, di verità e di sprone a crescere.

La voce degli antichi Padri

Non prestar orecchio alla lingua del maldicente e non parlare all'orecchio di chi ama biasimare dicendo o ascoltando volentieri qualcosa contro il prossimo, perché tu non decada dal divino amore e sia trovato estraneo alla vita eterna.
(Massimo il Confessore)

 

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