TESTO Parole tenere, sguardi a cicatrici
don Angelo Casati Sulla soglia
II domenica T. Pasqua (07/04/2024)
Vangelo: Gv 20,19-31
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Sera di Pasqua e sera otto giorni dopo, così chiude il vangelo di Giovanni in una sua prima redazione. Poi si aggiunge la pagina incancellabile di Gesù risorto, brace e pesce arrostito, sulle sabbie, lungo il litorale del lago di Galilea. E a me - sarò strano - anche questo divergere lascia una suggestione: come mi venisse detto che Gesù non può essere chiuso in una pagina, evade. Del racconto di Giovanni abbiamo letto la prima parte la scorsa domenica: era l'alba, un fremito di passi per la strada, era la Maddalena e il suo incontro placa-singhiozzo con Gesù nel giardino, poi passi di donne colorati di vento, quasi a copia dei passi colorati di vento di Gesù. Maria di Magdala a perdifiato corre là dove erano riuniti i discepoli. Proprio a lei - cosa da brivido - l'amico e maestro aveva affidato il compito di portare la notizia, una che più strabiliante non c'è.
E gli apostoli? Se mettiamo tra parentesi la discussa inserzione dell'ispezione di Pietro e Giovanni alla tomba vuota - andata e ritorno - fa pensare la loro staticità. E' mattina, Maria ha bussato alla loro porta, ha portato notizia. Esce. E la porta rimane chiusa per tutto l'arco della giornata. Viene sera. E' scritto: "La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!"". Storie di donne e storie di uomini: la porta che si apre il mattino quando è ancora buio, le porte chiuse fino a sera. Che cosa urge i passi? E che cosa li ferma? E' scritto che le porte erano chiuse per timore dei Giudei. Loro infatti erano conosciuti per quelli che seguivano il rabbi di Nazaret.
Ma anche Maddalena e altre donne erano conosciute per quelle che lo seguivano. Ci chiediamo se non sia l'amore, tanto più se così assoluto, a vincere sulla paura. L'amore, quando è vero, fa uscire, schiude porte. Ma forse a tener chiuse le porte, nella vita, oltre alla paura, è anche una sorta di pesantezza, la resistenza all'idea che possa accadere l'inaudito. Ad aprirle invece una sorta di leggerezza dello spirito, la propensione a credere che possa accadere qualcosa di nuovo, che Dio possa aprire una via nuova. E Gesù entra, apre una via nuova. Entra dicendo quello che lui aveva insegnato a dire ai discepoli quando sarebbero entrati in una casa. Dite: "Pace a questa casa". Lui entra la sera di Pasqua e dice: "Pace a voi". Così ancora otto giorni dopo. E insegna come si apre la via della pace.
La via della pace passa per occhi colmi di compassione per la fragilità umana. Per questo Gesù alitò su di loro lo Spirito perché nel mondo portassero il perdono. La via della pace passa per lo sguardo al segno dei chiodi: Gesù la prima sera, come prima cosa, dopo aver augurato loro la pace, mostrò ai discepoli le mani e il fianco invitandoli a guardare le cicatrici. Così, otto giorni dopo, con Tommaso; gli disse: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Voi mi capite, per Tommaso le cicatrici ora non rivestivano più il significato di una prova; la sua esclamazione racconta occhi che indugiano commossi alle ferite, pura contemplazione, sosta e indugio ad un amore immenso, scritto nel segno delle cicatrici. A schiudere porte, a portare pace e vita - dovremmo ricordarlo - sono parole che rigenerano fiducia, sono cicatrici che raccontano sofferenze e amore.
Vero per ciascuno di noi, ma anche per questi giorni di follia quotidiana, in cui la sensazione, triste, disperante, è che abbiamo fatto pace con le stragi, la distruzione, la guerra, quasi fossero inevitabili. Come stesse passando l'idea che non se ne può fare a meno. Si mostrano i muscoli e non si hanno occhi per le cicatrici. Impressionanti la staticità e la pesantezza. Contro questa menzogna della inevitabilità hanno alzato la loro voce in questi giorni i gesuiti con un comunicato che dice il loro sentire da tutte le terre. Eccone uno stralcio: "Noi gesuiti ribadiamo il nostro impegno a non rimanere in silenzio. È inaccettabile che, nonostante vari tentativi, a quasi sei mesi dall'inizio dell'attuale conflitto, nessuno sia riuscito a fermare le uccisioni. È scandaloso che nessuno sia stato in grado di garantire che gli abitanti di Gaza abbiano cibo a sufficienza. È vergognoso che nessuno sia stato in grado di chiedere conto ai guerrafondai.
Purtroppo, ricordiamo, si è lasciato che un conflitto in corso nella terra chiamata santa continuasse e si incancrenisse come una ferita aperta sul volto del Medio Oriente. Impegnati da decenni nelle comunità e nelle società del Medio Oriente, noi gesuiti vogliamo dire che non è inevitabile che sia così. La scelta della morte rispetto alla vita, della vendetta rispetto alla riconciliazione, del torto rispetto alla giustizia, dell'interesse personale rispetto alla relazione con l'altro, della violenza rispetto al dialogo è una scelta e non un destino inalterabile. Ci sono altre scelte che si possono fare. Continueremo a coltivare il sogno di un futuro diverso, un futuro già previsto dai profeti nelle Sacre Scritture. "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell'arte della guerra." (Isaia 2,4)".
Noi gesuiti. Noi uomini e donne.