TESTO La pietra filosofale
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
V Domenica di Quaresima (Anno B) (17/03/2024)
Vangelo: Gv 12,20-33
20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
I.
Il primo dei tre poteri attribuiti alla “pietra filosofale” è quello di fornire un “Elisir di lunga vita” capace di conferire l'immortalità e la guarigione di tutte le malattie. Gli altri due poteri sono quelli dell'onniscienza e la capacità di trasformare metalli vili in oro.
La ricerca dell'immortalità e la trasformazione in oro erano visti come il culmine di un cammino spirituale di purificazione, per questo l'alchimista doveva avere un'alta statura morale, e non doveva agire per avidità.
Le dottrine alchemiche iniziate con gli arabi si diffusero nel medioevo cristiano durante il quale la pietra filosofale venne assimilata a Cristo che con la sua venuta nel mondo trasmutò la materia con la sua morte e resurrezione.
Lungo i secoli numerosi furono i tentativi degli alchimisti di trovare l'elisir di lunga vita o di trasmutare i metalli vili in oro, e numerosi furono i racconti e le saghe che si moltiplicarono fino ai nostri giorni.
Ricordiamo anche solo la saga di Harry Potter (il primo episodio s'intitola proprio “La pietra filosofale”) e, il famoso romanzo “L'Alchimista” di Paolo Coelho, che riprenderemo dopo.
II.
Nel Vangelo di oggi ritroviamo più volte l'idea “alchemica” della trasformazione:
“È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato” e cioè il passaggio dalla condizione umana alla gloria divina; “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”, il cammino dalla morte alla vita; “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”, il passaggio dalla mortalità all'immortalità. Per questo nel medievo Gesù era visto come la “pietra filosofale” (o “Uovo filosofico”), in quanto proponeva l'immortalità: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà”.
La ricetta che Gesù propone però non consiste in pozioni magiche ma nel “servizio”: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. Mettersi a servizio è espropriarsi della propria vita per generare vita eterna, proprio come il chicco di grano che muore per produrre molto frutto: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.
I greci che si avvicinarono al Tempio di Gerusalemme erano alla ricerca della loro “pietra filosofale”. Essi sono il simbolo dell'uomo di ogni tempo che è alla ricerca della “pietra filosofale” e cioè della vita immortale, dell'eterna giovinezza, dell'elisir d'amore, del cammino che porta dal materiale allo spirituale (mutazione del metallo in oro).
Quei greci arrivarono a capire che la “pietra filosofale” non poteva essere un luogo (Gerusalemme), né una cosa (Il tempio dorato), ma solo poteva essere qualcuno, per questo volevano vedere Gesù. Avevano intuito, dal poco che avevano saputo su di Lui, che l'unica cosa importante per loro era quello di conoscere Gesù. Per questo si rivolsero a chi Gesù lo aveva “visto” bene.
III.
In conclusione.
La settimana santa ormai vicina, era considerata nel Medioevo la "settimana delle settimane” degli alchimisti, perché l'Uovo filosofico (altro modo di concepire la pietra filosofale che ci ricorda il simbolo dell'uovo di Pasqua) giungeva alla sua “grande cottura”.
Ma noi non abbiamo bisogno degli elisir degli alchimisti per raggiungere la nostra “pietra filosofale”; le loro sono solo pozioni false, come l'elisir che Dulcamara aveva venduto a Nemorino per conquistare l'amore di Adina, un elisir che in realtà non aveva nessuna proprietà magica ma era solo del vino rosso, come ci racconta Gaetano Donizetti nella sua opera buffa L'Elisir d'amore. Non abbiamo neppure bisogno di intraprendere cammini faticosi nel deserto, come quello intrapreso verso le Piramidi d'Egitto dal pastore Santiago, il protagonista del romanzo l'Alchimista del brasiliano Paolo Coelho. Avevo letto quel libro da poco uscito, agli inizi degli anni novanta, perché andava allora molto di moda: fu tradotto in cinquantasei lingue, e ha venduto oltre cento milioni di copie in più di centocinquanta paesi. Ricordo però che rimasi molto deluso dalla lettura, perché non mi diceva assolutamente nulla di nuovo. È questo il destino a cui siamo condannati noi cristiani, che dopo “aver visto Gesù” tutto il resto ci sembra spesso insignificante se non addirittura banale.
A quei cento milioni di lettori che hanno letto l'Alchimista vorrei chiedere: ma voi non avete mai letto il Vangelo?
Non è nel seguire gli alchimisti che troveremo la nostra “pietra filosofale”, ma nel fare anche noi quello che hanno fatto i greci, voler vedere Gesù.
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