TESTO Commento su Gv 5, 17-30
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Mercoledì della IV settimana di Quaresima (13/03/2024)
Vangelo: Gv 5,17-30
Come vivere questa Parola?
I giudei, dice l'evangelista Giovanni, sono sempre più intenzionati ad uccidere Gesù perché oltre a trasgredire le prescrizioni del sabato insiste nel definirsi Figlio di Dio e nel chiamare Dio “Padre”. In verità, il termine utilizzato da Gesù è “Abbà” che dovrebbe tradursi con “papà” o “babbo”, cioè quel termine che viene usato dai figli quando si rivolgono direttamente al proprio genitore. La famigliarità di Gesù con Dio Padre scandalizza gli uditori. Suona ai loro orecchi come una bestemmia. Avrebbero preferito sentirlo parlare di Dio tenendo le giuste distanze, magari riferendosi a lui come al Giudice della storia o al Creatore del mondo. Ma Gesù preferisce rischiare per rivelarci che il Padre suo e anche il Padre nostro, e che se gli si deve riconoscere una colpa è quella di averci reso Dio vicino e di averci riportato tra le sue braccia.
Signore Gesù, tu che ci hai insegnato a dire ogni giorno “Padre nostro”, aiutaci a vivere con le persone che ci metti accanto un autentico spirito di famiglia. Così sia.
La voce del Papa
«Chiamare Dio col nome di “Padre” non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come “Padre” ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui».
FRANCESCO, Udienza generale, 7 giugno 2017
Don Giuseppe Tilocca - giustiloc@tiscali.it