TESTO Presentati a Dio con Gesù
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
Presentazione del Signore (02/02/2006)
Vangelo: Lc 2,22-40
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Forma breve (Lc 2,22-32):
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Celebriamo la festa della presentazione del Signore: Gesù è presentato, offerto a Dio, come prescriveva la legge di Mosè per ogni maschio primogenito. Si tratta di un dono reciproco: Dio ha donato il figlio ai genitori, ed essi contraccambiano offrendo lo stesso dono.
È proprio questa l'unica risposta adeguata ai doni di Dio: offrire a Dio il suo stesso dono. Pensiamo, per esempio, ad Anna la sterile, che offre a Dio Samuele. Pensiamo soprattutto alla Messa, come si dice nel canone romano: "offriamo alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura" (offerimus praeclarae maiestati tuae de tuis donis ac datis hostiam puram), che è Gesù.
Il dono che proviene da Dio deve tornare a Dio, ma arricchito del nostro contributo, del frutto della nostra operosità.
Tutto il senso della vita umana consiste in questo movimento, non esiste un altro significato: la nostra vita deve diventare un'offerta, un dono a Dio. È il culto specificamente cristiano, il culto della vita: "vi esorto ad offrire, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale" (Rm 12,1).
Lo chiediamo in questa liturgia con le parole della colletta: "concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito". Concedici che la nostra vita sia un dono per te, Signore (anche questo è dono!).
La presentazione che oggi festeggiamo è un'anticipazione: il grande momento dell'offerta, del dono della vita, sarà per Gesù la croce. Il pane eucaristico è proprio Gesù "eternizzato" in questo suo dono, e fatto pane per noi, perché a nostra volta possiamo offrirci a Dio: "concedi anche a noi, con la forza del pane eucaristico, di camminare incontro al Signore, per possedere la vita eterna" (Orazione dopo la comunione). Amen.
All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci dia forza per fare della nostra vita un dono al Signore, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
Animati dallo Spirito del Signore, lo Spirito dell'amore, preghiamo come Gesù ci ha insegnato: